martedì 31 ottobre 2023

Efficienza energetica, impianti datati in quasi un terzo delle abitazioni

 

Nonostante i vari bonus casa, ad essere davvero efficiente è solo il 12% delle abitazioni


Duemila famiglie coinvolte in tutta Italia per indagare le tendenze negli acquisti per la casa e i cambiamenti avvenuti con la fine del Superbonus: è l’Osservatorio Green Home Smart Home, l’indagine annuale condotta dall’Istituto di ricerca sociale e di marketing Eumetra. Forno elettrico e frigorifero in una casa su quattro hanno più di dieci anni di servizio; più recenti le lavatrici (la metà è stata installata negli ultimi cinque anni), lavastoviglie (il 58% è dell’ultimo quinquennio), asciugatrici (75% con meno di cinque anni), i piani cottura a induzione (con meno di cinque anni nell’80% dei casi), e i televisori (più di un terzo acquistati negli ultimi due anni).

Nel mentre però si fa strada il concetto di smart home, soprattutto se collegato alla sicurezza: il 32% delle famiglie considera interessante come funzione smart home l’installazione di sensori per la perdita di gas o acqua, il 28% di videocamere di sicurezza e il 27% di sensori di movimento nell’area della propria abitazione; a seguire anche gli impianti antintrusione (21 per cento). Il risparmio energetico è il secondo elemento chiave: il 28% ha dichiarato di puntare soprattutto su nuovi termostati smart e una quota simile su strumenti “intelligenti” di monitoraggio dei consumi.

«Gli ambienti domestici – dice Matteo Lucchi, amministratore delegato di Eumetra – stanno rapidamente cambiando: sono sempre più tecnologici e connessi (27% oggi, nel 2017 erano il 4%), soprattutto per la gestione dell’intrattenimento (Tv e casse audio), dell’illuminazione e della gestione del riscaldamento attraverso i termostati smart».

Per quanto riguarda l’efficientamento energetico però, la situazione è più critica, forse complice anche la fine delle agevolazioni. Le case efficienti, anche solo parzialmente (dotate di infissi isolanti, lampade led, o elettrodomestici efficienti), non superano il 34% delle abitazioni, fra le quali quelle veramente efficienti sono il 12%. Al contrario, nel 30% delle case gli impianti di riscaldamento autonomo e gli infissi isolanti superano i dieci anni di anzianità.

«Secondo la nostra analisi – spiega Lucchi – le intenzioni d’acquisto per l’efficienza energetica sono frenate oggi soprattutto dal prezzo di accesso, dal timore che le nuove dotazioni non permettano un effettivo risparmio, da una diffidenza nel rapportarsi con nuove tecnologie, dall’impegno che alcuni progetti richiedono e naturalmente dalla fine della cessione del credito che impatta appunto sulla barriera economica inziale, come accade soprattutto per le opere di isolamento termico perimetrale (cappotto)».

Fonte: Il Sole 24 Ore

lunedì 16 ottobre 2023

Case, il mercato frena. Ma crescono gli acquisti per investimento

 


Mentre rallentano le compravendite in generale, i dati, relativi alle transazioni realizzate dalle agenzie del Gruppo Tecnocasa, evidenziano un aumento della percentuale di chi acquista per investimento da 16,8% a 19,6% a livello nazionale. In aumento anche chi sceglie di vivere nell’hinterland.



La prima parte del 2023 restituisce un mercato immobiliare in sensibile rallentamento, con conseguente frenata delle compravendite e della crescita dei prezzi e dei canoni di locazione. «Non accennano invece a diminuire i piccoli investitori – spiega però Fabiana Megliola, responsabile dell’Ufficio Studi di Tecnocasa, secondo l’ultima analisi presentata giovedì a Milano sui dati relativi alla propria rete di vendita – che, secondo i nostri dati, sono in aumento, spinti soprattutto dalla volontà di proteggere il capitale e di praticare gli affitti brevi, complici gli importanti flussi turistici che stanno interessando il nostro Paese».

I dati, relativi alle compravendite realizzate dalle agenzie del Gruppo Tecnocasa, evidenziano infatti un aumento della percentuale di chi acquista per investimento da 16,8% a 19,6% a livello nazionale.

«Il primo semestre del 2023 – spiega Piero Terranova, analista Ufficio studi Gruppo Tecnocasa, sulla base di 22mila compravendite e più di 5.500 contratti di locazione tra i semestri compresi tra il 2019 e il 2023 – ha evidenziato un generale aumento degli acquisti immobiliari per investimento, in Italia la percentuale sale al 19,6% e si tratta della quota più alta registrata negli ultimi 5 anni. Tra le grandi città Milano si piazza sul podio per quanto riguarda gli acquisti per investimento, che nel capoluogo lombardo compongono ben il 39,1% delle compravendite, quota nettamente più alta rispetto a quanto registrato negli anni precedenti quando si oscillava tra il 23 e il 27 per cento. È la conferma del grande interesse che il capoluogo lombardo sta suscitando negli investitori, anche grazie ai numerosi interventi di rigenerazione previsti in città».

«Nel primo semestre del 2023 – osserva ancora Terranova – in Italia aumenta l’età media degli acquirenti e, dopo anni di ribassi, si attesta a 43,8 anni. Tale trend è determinato anche dalla crescita della componente investitori, target che ha un’età media più alta. Anche a Milano registriamo questa inversione di tendenza, con l’età media che sale a 41,4 anni. In Italia si registra una progressiva crescita della percentuale di acquisti da parte di single, che nel 2023 supera il 33%, mentre nel 67% dei casi a comprare sono famiglie. A Milano la percentuale di acquisti da parte di single è ancora più alta e si attesta al 50,8 per cento».

«Cresce – conclude l’analisi di Tecnocasa –- la percentuale di residenti in grandi città che si sposta nell’hinterland per l’acquisto dell’abitazione principale. Si tratta di una tendenza iniziata con l’arrivo della pandemia, prima dell’arrivo del Covid, infatti, a trasferirsi nell’hinterland era solo il 18% degli acquirenti, mentre ora siamo arrivati al 23%, una quota mai registrata negli ultimi anni. Un risultato che non sorprende alla luce dei cambiamenti che la pandemia ha messo in moto in termini di tipologia di casa ricercata, all’aumento dei prezzi delle case e alla minore disponibilità di spesa causata dall’aumento dei tassi di interesse. Questo trend risulta ancora più evidente a Milano, città più costosa d’Italia, che ha una quota di spostamenti verso l’hinterland che supera il 30%, mentre nel 2019 era solo al 21 per cento».

Fonte: Il Sole 24 Ore

martedì 3 ottobre 2023

Cedolare secca sui negozi: spunta l’aliquota al 15% per i piccoli centri

 Spunta una cedolare secca ridotta al 15% per l’affitto degli immobili non residenziali nei Comuni con meno di 5mila abitanti, per contrastare lo spopolamento dei borghi. L’ipotesi – già emersa in passato in ambienti parlamentari – è stata avanzata dalla commissione degli esperti sull’Irpef nominata dal viceministro dell’Economia, Maurizio Leo. Per gli immobili negli altri centri, invece, rimarrebbe l’aliquota al 21% già prevista fin dal 2011 per le abitazioni locate a canone libero.

I tecnici hanno suggerito un perimetro più ampio di quello della vecchia cedolare per i locali commerciali, che si è applicata ai soli contratti siglati nel 2019 per i negozi (categoria catastale C/1). La delega per la riforma fiscale, d’altra parte, parla genericamente di «immobili adibiti ad uso diverso da quello abitativo» (articolo 5 della legge 111/2023). Oltre ai negozi, perciò, rientrerebbero – tra gli altri – gli uffici (categoria A/10), i laboratori (C/3), ma anche altri fabbricati del gruppo D come ad esempio gli alberghi (D/2). Sull’effettiva ampiezza di questo perimetro, così come sulla decorrenza della nuova imposta, saranno decisive le coperture finanziarie. La “tassa piatta” sull’affitto degli immobili a uso diverso è infatti prevista come una semplice «possibilità» dalla legge delega.

La quantificazione del costo della nuova imposta per l’Erario è affidata alla Ragioneria generale, che è chiamata a misurare tutte le disposizioni contenute nelle proposte attuative della delega. Di sicuro la cedolare non rientrerà nel primissimo pacchetto di decreti delegati, quelli con le misure a costo zero (accertamento, calendario degli adempimenti, versamenti e così via). Ma l’ambizione è trovarle uno spazio nella legge di Bilancio per il 2024, anziché in successivi decreti attuativi. Già un anno fa il Governo aveva tentato di inserirla nella stesura iniziale della manovra, ma erano mancate le coperture.

Rispetto ad altre norme che i tecnici hanno dovuto scrivere da zero – come la deduzione delle spese per i dipendenti – la cedolare sugli immobili a uso diverso può contare su due punti di riferimento: la flat tax sulle locazioni abitative e la vecchia versione della tassa piatta sui negozi del 2019. Proprio partendo da queste discipline si può capire come potrebbe funzionare il nuovo tributo.

L’opzione per il nuovo regime fiscale sarà riservata alle persone fisiche, che secondo le ultime statistiche possiedono 1,29 milioni di immobili non abitazione concessi in locazione (di cui 789mila negozi e 168mila uffici). Come precisato dal Parlamento con l’approvazione del Ddl delega, l’inquilino dovrà essere un imprenditore (ditta individuale o società) o un professionista. L’applicazione ai contratti già in essere sarebbe insostenibile per le casse pubbliche. Quasi scontato, allora, che la cedolare si applichi ai contratti stipulati da una certa data (nella migliore delle ipotesi: 1° gennaio 2024). Nella vecchia versione c’era una clausola antielusiva che potrebbe essere riproposta: in pratica, la tassa piatta era esclusa per le locazioni già attive a una certa data, che poi fossero state risolte e nuovamente stipulate tra le stesse parti. Le Entrate avevano inoltre chiarito che il locatore poteva optare per la cedolare anche in occasione delle proroghe, parificando cioè i rinnovi alle nuove stipule.

È ragionevole ipotizzare che la nuova flat tax si applichi anche alle pertinenze affittate insieme all’immobile principale, come già succede per quella abitativa. Allo stesso modo, il regime agevolato dovrebbe essere escluso se non c’è allineamento tra utilizzo e inquadramento catastale: sarebbero tagliati fuori, ad esempio, gli uffici ancora iscritti in categoria abitativa A/2.

Fonte: Il sole 24 Ore