giovedì 30 novembre 2017

Richiesta mutuo, i documenti necessari


Nel momento in cui si decide di acquistare una casa e accendere un mutuo, dopo aver fatto una serie di valutazioni, bisogna stare attenti anche ai documenti che bisogna presentare al momento della richiesta. Vediamo, dunque, quali sono le informazioni e i documenti necessari per l’istruttoria.
La guida della Banca d’Italia“Comprare casa – Il mutuo in parole semplici” ricorda che con l’istruttoria l’intermediario verifica il reddito, il patrimonio e le garanzie offerte dal cliente per valutare la sua capacità di rimborso nel tempo.
Ogni intermediario ha le sue procedure, ma in genere i documenti da presentare riguardano:
  • informazioni anagrafiche, quali età, residenza, stato civile, eventuali convenzioni patrimoniali stipulate fra i coniugi o parti di un’unione civile;
  • informazioni che certificano la capacità di reddito: per i lavoratori dipendenti, la dichiarazione del datore di lavoro che attesta l’anzianità di servizio, almeno l’ultimo cedolino dello stipendio e la copia del modello Cud (oppure il modello 730 o il modello Unico); per i lavoratori autonomi o i liberi professionisti, le ultime dichiarazioni dei redditi, la certificazione della Camera di Commercio Industria e Artigianato, l’attestato di iscrizione all’albo se professionisti;
  • informazioni relative all’immobile, per esempio la copia del contratto preliminare di vendita (“compromesso”), la planimetria, il certificato di abitabilità, l’ultimo atto di acquisto o la dichiarazione di successione.
Il Foglio contenente le Informazioni generali indica le informazioni e le evidenze documentali che il consumatore deve fornire per la valutazione del merito di credito nonché il termine entro il quale fornirle.
La garanzia che l’intermediario di solito richiede è l’ipoteca, che gli dà il diritto di far vendere l’immobile se il cliente non riesce a restituire il finanziamento. Per determinare il valore dell’immobile, e quindi della garanzia, l’immobile viene prima sottoposto a una perizia. Il cliente può abitare nell’immobile ipotecato e può affittarlo. Venderlo, invece, può essere più complicato proprio a causa del vincolo cui è sottoposto.
Il finanziatore potrebbe richiedere altre garanzie oltre all’ipoteca, per esempio quando il cliente ha un reddito basso rispetto alle rate, non ha un lavoro stabile o chiede un mutuo per un ammontare superiore all’80% del valore dell’immobile.Tra le garanzie più diffuse c’è la fideiussione, rilasciata da un soggetto diverso dal cliente che richiede il mutuo. Con la fideiussione il garante risponde della restituzione dell’intero finanziamento con tutto il suo patrimonio.
Un’altra valutazione importante da fare è quella relativa ai tempi per l’erogazione del mutuo. I tempi per ottenere il mutuo, cioè quelli che intercorrono tra la presentazione della documentazione e l’effettiva erogazione della somma sono indicati nel Foglio contenente le Informazioni generali. Il cliente può scegliere il notaio a cui rivolgersi. Il mutuo di solito non viene erogato il giorno della firma del contratto, ma solo dopo alcuni giorni, quando secondo la legge l’ipoteca ha normalmente raggiunto un maggior grado di sicurezza.

Fonte : " IDEALISTA"
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mercoledì 29 novembre 2017

Mutuo tasso variabile con Cap, ecco come funziona



Il mutuo a tasso variabile con Cap è un’alternativa ai ben noti fisso e variabile. Vediamo come funziona e quali sono i possibili vantaggi e svantaggi.
Il mutuo a tasso variabile con Cap è un mutuo il cui tasso di interesse varia in base all’andamento del parametro di riferimento, che è l’Euribor, ma senza poter superare una soglia prefissata, ossia il Cap, che determina l’importo massimo delle rate. Il tetto massimo, oltre il quale il tasso non può salire, viene fissato all’atto della firma del contratto.
Una soluzione che rappresenta una via di mezzo tra il mutuo a tasso fisso e il mutuo a tasso variabile, in quanto il mutuatario può beneficiare di un eventuale ribasso dei tassi di mercato tutelandosi però da eccessive oscillazioni al rialzo. E’ chiaro che, nel caso del mutuo a tasso variabile con Cap, il tasso di base fissato dalla banca è leggermente più alto del normale. Di sovente l’istituto di credito stabilisce anche il Floor, la soglia minima al di sotto della quale il tasso non può scendere.
Ma quali sono i vantaggi del mutuo a tasso variabile con Cap? E gli svantaggi? Presto detto. Innanzitutto, il mutuo a tasso variabile con Cap permette di conoscere sin dall’inizio l’importo massimo che può raggiungere la rata da versare; in secondo luogo, il mutuo a tasso variabile con Cap permette di godere dei benefici del tasso variabile e della sicurezza garantita dal tetto massimo. Per quanto riguarda gli svantaggi, la copertura assicurativa garantita dal mutuo a tasso variabile con Cap si traduce in un tasso di base leggermente più alto del normale.

 Fonte: "Idealista" 
Agenzia farini 
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lunedì 27 novembre 2017

Fondo garanzia prima casa, come funziona


Risultati immagini per casa caldaNel momento in cui ci si trova ad acquistare la prima casa e i costi dei mutui appaiono troppo elevati si può prendere in considerazione una specifica agevolazione. Si tratta del Fondo di garanzia per i mutui prima casa, istituito presso il Ministero dell’Economia e delle Finanze. Vediamo come funziona.
Il Fondo rilascia garanzie, a prima richiesta, nella misura massima del 50% della quota capitale su mutui ipotecari o su portafogli di mutui connessi all’acquisto e a interventi di ristrutturazione e accrescimento di efficienza energetica di immobili adibiti ad abitazione principale.
Sono ammissibili alla garanzia del Fondo i mutui ipotecari erogati da banche o intermediari finanziari:
  • di ammontare non superiore a 250.000 euro;
  • destinati all’acquisto di immobili adibiti ad abitazione principale, anche con accollo da frazionamento, non rientranti nelle categorie catastali A1, A8 e A9 o con caratteristiche di lusso, e a interventi di acquisto e ristrutturazione ed accrescimento dell’efficienza energetica.
I soggetti finanziatori si impegnano a non richiedere ai mutuatari garanzie aggiuntive non assicurative, nel rispetto dei limiti consentiti dalla legislazione vigente, oltre all’ipoteca sull’immobile. Per l’accesso alla garanzia del Fondo non sono previsti limiti di reddito dei mutuatari.
All’atto di ammissione della garanzia, in presenza di più domande pervenute nella stessa giornata, il gestore del Fondo attribuisce priorità ai mutui erogati a:
  • giovani coppie – nuclei familiari costituiti da almeno due anni, coniugati o conviventi more uxorio, con uno dei componenti con età inferiore ai trentacinque anni;
  • nucleo monogenitoriale con figli minori – persona singola non coniugata, separata, divorziata o vedova con almeno un figlio convivente minore;
  • giovani di età inferiore ai 35 anni titolari di un rapporto di lavoro atipico di cui all’articolo 1 della legge 28 giugno 2012, n. 92;
  • conduttori di alloggi di proprietà degli Istituti autonomi per le case popolari.
Per i mutui ai quali sia stata assegnata priorità, il limite massimo del tasso effettivo globale (Teg) applicabile ai mutui è stato posto pari al tasso effettivo globale medio sui mutui, rilevato dalla pubblicazione trimestrale del Ministero dell’Economia e delle Finanze ai sensi della legge 7 marzo 1996, n. 108.
Le banche e gli intermediari finanziari che aderiscono all’iniziativa possono adottare, a tutela dei mutuatari che presentino difficoltà nel pagamento delle rate del mutuo, la sospensione dei pagamenti delle rate e/o le altre misure facoltative indicate nel modulo di adesione, allegato al presente atto.
L’elenco delle banche aderenti è disponibile presso il sito internet del gestore del fondo Consap Spa. Le banche e gli intermediari finanziari sono tenuti ad assicurare la piena operatività della propria adesione all’iniziativa del Fondo entro 30 giorni lavorativi dalla trasmissione del modulo, a condizione che il Manuale d’uso sia stato emanato da almeno 30 giorni lavorativi.

 Fonte : "Idealista" 

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mercoledì 22 novembre 2017

Conosci il tuo stipendio netto? Ecco quali sono le 

trattenute e le detrazioni in busta paga


Sono tante le voci che costituiscono la busta paga. E spesso capire esattamente a quanto ammonta lo stipendio netto non è facile. Vediamo come fare per sapere quanto entra direttamente nel portafoglio.
Risultati immagini per stipendioPer capire a quanto ammonta lo stipendio netto si deve partire dallo stipendio annuo lordo. Un valore dal quale togliere alcune voci, come i contributi previdenziali e le detrazioni Irpef. Bisogna poi considerare alcuni altri elementi, ad esempio avere o meno familiari a carico, avere diritto a un’indennità per infortunio o malattia e il bonus Renzi di 80 euro. Non si deve dimenticare poi che i contratti nazionali collettivi sono diversi in base al settore produttivo a cui appartiene il lavoratore.
Ecco le voci che possono influire sul calcolo dello stipendio netto:
  • contributi previdenziali (cambiano a seconda del contratto collettivo e della categoria del dipendente);
  • detrazioni fiscali (cambiano a seconda del reddito, nel dettaglio: fino a 15.000 euro 23%; tra 15.001 e 28.000 euro 27%; tra 28.001 e 55.000 euro 38%; tra 55.001 e 75.000 euro 41%; sopra i 75.000 euro 43%);
  • familiari a carico ed eventuale disabilità di qualcuno di loro;
  • malattia o maternità;
  • infortunio;
  • buoni pasto o mensa aziendale;
  • assegni familiari;
  • Tfr;
  • tredicesima e quattordicesima se prevista dal contratto nazionale;
  • ferie non godute;
  • bonus 80 euro (dal 2016 convertito in detrazione).
Nel complesso, la differenza tra lo stipendio lordo e lo stipendio netto è del 25-40% circa. Ciò significa che se viene stabilita una retribuzione lorda di 2.000 euro, il lavoratore porterà a casa tra i 1.200 e i 1.500 euro.

martedì 21 novembre 2017

Credito d'imposta riacquisto prima casa, come funziona


Risultati immagini per chiaviChi vende l’abitazione acquistata con le agevolazioni prima casa ed entro un anno ne compra un’altra ha diritto a un credito d’imposta pari all’imposta di registro o all’Iva pagata per il primo acquisto agevolato. Vediamo come funziona e come si calcola il credito d'imposta per il riacquisto della prima abitazione, valido anche se si acquista con contratto di appalto o di permuta.
Il credito d’imposta non può comunque essere superiore all’imposta dovuta sul secondo acquisto e può essere utilizzato, a scelta del contribuente:
  • in diminuzione dell’imposta di registro dovuta sul nuovo acquisto
  • per l’intero importo, in diminuzione delle imposte di registro, ipotecarie, catastali, di quelle sulle successioni e donazioni dovute sugli atti e sulle denunce presentati dopo la data di acquisizione del credito
  • in diminuzione dell’Irpef dovuta in base alla prima dichiarazione dei redditi successiva al nuovo acquisto
  •  in compensazione con altri tributi e contributi dovuti in sede di versamenti unitari con il modello F24 (usando il codice tributo 6602)
Se il contribuente utilizza solo parzialmente il credito d’imposta per pagare l’imposta di registro dovuta per l’atto in cui lo stesso credito è maturato, potrà utilizzare l’importo residuo solo in diminuzione dell’Irpef o in compensazione, ma non in diminuzione delle imposte di registro, ipotecarie, catastali, di quelle sulle successioni e donazioni per gli atti presentati dopo la data di acquisizione del credito.
La normativa prevede, infatti, che in relazione alle imposte dovute per tali atti e denunce, il credito deve essere utilizzato per l’intero importo. Per fruire del credito d’imposta è necessario manifestare tale volontà nell’atto di acquisto del nuovo immobile, specificando se si intende utilizzarlo in detrazione dall’imposta di registro dovuta per lo stesso atto. In particolare, l’atto di acquisto dovrà contenere, oltre alle “ordinarie” dichiarazioni di possesso dei requisiti per l’agevolazione “prima casa”, l’espressa richiesta del beneficio e dovrà indicare gli elementi necessari per determinare il credito.
Occorrerà, perciò  indicare gli estremi dell’atto di acquisto dell’immobile sul quale era stata corrisposta l’imposta di registro o l’Iva in misura agevolata nonché l’ammontare della stessa; dichiarare l’esistenza dei requisiti che avrebbero dato diritto al beneficio alla data dell’acquisto medesimo, nel caso in cui era stata corrisposta l’Iva ridotta in assenza della specifica agevolazione prima casa;  produrre le relative fatture, se è stata corrisposta l’Iva sull’immobile ceduto e indicare gli estremi dell’atto di vendita dell’immobile.
Occorre ricordare che la circola n. 12/E dell’8 aprile 2016 dell’Agenzia delle Entrateha precisato che, in considerazioni delle modifiche che hanno interessato la normativa in materia di “prima casa”, il credito d’imposta spetta anche quando il contribuente acquista la nuova abitazione prima della vendita dell’immobile già posseduto.
Il credito d’imposta non spetta se: sono stati persi i benefici “prima casa” in relazione al precedente acquisto il contribuente ha acquistato il precedente immobile con aliquota ordinaria, senza cioè usufruire del beneficio “prima casa”; il nuovo immobile acquistato non ha i requisiti “prima casa”; viene ceduto un immobile acquistato con le agevolazioni “prima casa” riacquistando, non a titolo oneroso, un altro fabbricato avente i requisiti per fruire del beneficio
Fonte : " Idealista"
Agenzia Immobiliare Farini 
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domenica 19 novembre 2017

Npl con sottostante immobiliare, oltre 30 mld nelle mani di compratori esteri



Oltre 33 miliardi di euro è il valore degli Npl con sottostante immobiliare che dall’inizio dell’anno ad oggi è passato nelle mani di compratori esteri, soprattutto in arrivo dagli Stati Uniti. Secondo gli ultimi dati di Banca Ifis, a fine anno è possibile che si raggiunga una cifra compresa tra i 71 e i 104 miliardi.
Ci sono infatti 30 miliardi su operazioni on going, 25 miliardi in operazioni annunciate e 15 in deal che sono in programma. In Atlante II confluiranno i 26 miliardi di Npl di Mps. Come sottolineato dal Sole 24 Ore, Paolo Bellacosa, partner di Vitale & Co. Real estate, ha affermato che “a comprare sono i big americani del private equity come Cerberus, Bain capital credit, Kkr, Fortress, Pimco, ma anche Algebris e Crc”.
Sempre in base a quanto evidenziato dal Sole 24 Ore, Vito Ruscigno di Pwc ha spiegato che “gli immobili a garanzia dei crediti in sofferenza sono per il 50% uffici e spazi retail, per il 30% immobili industriali o di logistica, per il 10% hotel, una componente in crescita, e per un altro 10% residenze, con poco appeal per gli investitori esteri”.
Sul fronte dei prezzi, i prossimi 70 miliardi di euro di Npl dovrebbero trovare una collocazione a circa 15 miliardi. Oggi gli Npl garantiti da immobili si vendono intorno al 35%. Secondo un report di Cbre nel 2015 i prezzi si aggiravano intorno al 17-18%.
In vista c’è lo sviluppo di un mercato secondario. A tal proposito, Bellacosa ha spiegato che “si potrebbero sviluppare segmentazione e cartolarizzazione dei portafogli acquistati, che potrebbero attrarre investitori assicurativi alla ricerca di rendimenti. Oggi viene alimentato il mercato primario, con le cessioni da parte delle banche, ma una volta che lo stock cambierà proprietà si potrebbero ingenerare nuove operazioni come cessioni di large ticket o sub-portafogli”.
Sempre come riportato dal Sole 24 Ore, Bellacosa ha poi aggiunto: “Si vedrà nei prossimi mesi se ci sarà una dinamica di crescita di prezzi degli Npl, ma certamente il percorso di crescita del Paese è una condizione essenziale per smaltire lo stock di Npl esistente. Ci sono diversi rischi che possono minacciare tale sentiero di crescita: dalle incertezze politiche macro, legate alle negoziazioni post Brexit e alle incognite della presidenza Trump, alle tensioni finanziarie (legate alla crescita del debito in Cina e al cambio delle politiche monetarie in Usa), dalle tensioni geopolitiche alla diffusione dei populismi alimentati da spinte protezionistiche dovute alle crescenti diseguaglianze. Senza dimenticare le elezioni italiane del 2018”.

Fonte : "idealista"
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giovedì 16 novembre 2017

Mutui, brusco calo della domanda a ottobre -20,4%


Il ridimensionamento della componente surroghe anche nel mese di
ottobre fa diminuire del 20,4% la domanda di mutui rispetto allo stesso
mese del 2016, che aveva fatto invece registrare un momento di record.
A dirlo è l'ultima analisi delle interrogazioni sul sistema di informazioni
creditizie (Sic) gestito dal Crif.
Decisamente più incoraggiante la dinamica dell’importo medio richiesto, che si conferma in crescita attestandosi a 125.449 Euro. Nei primi dieci mesi del 2017 rispetto allo stesso periodo degli anni precedenti: il confronto con il 2016, quando la performance era risultata particolarmente positiva, mostra un calo del numero di richieste ma, allargando il raggio di analisi agli anni precedenti, si osserva un andamento complessivamente in crescita sebbene rimanga ancora da colmare un gap rispetto al biennio 2010-2011.
L'importo medio richiesto
Per quanto riguarda il valore dei mutui richiesti, in ottobre si conferma il
trend di moderato incremento, con l’importo medio che si attesta a
125.065 Euro, in crescita del +1,3% rispetto allo stesso mese dell’anno
precedente e sostanzialmente in linea con i primi 9 mesi del 2017.
Classi di importo di mutui richiesti
Relativamente alla distribuzione per fasce di importo, nel periodo che va
da gennaio a ottobre 2017 le richieste di mutuo hanno visto una
preferenza per la classe compresa tra 100.001 e 150.000 euro, con una
quota pari al 29,3% del totale.
Rispetto ai dati rilevati nello stesso periodo del 2016, in generale si nota
uno spostamento delle richieste sotto i 100.000 Euro (-1,0 punti
percentuali, pur mantenendo un’incidenza pari al 47,3% sul totale) verso
quelle superiori ai 150.000 Euro.
Le classi di durata dei mutui richiesti
Anche per quanto riguarda la distribuzione delle richieste in base alla
durata le preferenze degli italiani sembrano confermate: nella classe
compresa tra i 16 e i 20 anni si concentra, infatti, la quota maggiore di
richieste, pari al 24,5% del totale (+0,4 punti percentuali rispetto al
periodo gennaio-ottobre 2016), seguita dalla fascia tra i 26 e i 30 anni,
con il 22,1%.
In linea generale, rispetto allo scorso anno si osserva una sempre
maggiore propensione verso piani di rimborso più lunghi (+2,9 punti
percentuali per le classi di durata superiori ai 15 anni), mentre quelli
inferiori ai 10 anni (di sovente associati a surroghe e sostituzioni) sono
indicati solamente nell’11,4% delle richieste totali.

La distribuzione della domanda per fasce d'età

In merito alla distribuzione di domande per fasce di età del richiedente,
la classe compresa tra i 35 e i 44 anni rimane maggioritaria, con una
quota pari al 35,1% del totale, seppur in calo di -0,9 punti percentuali
rispetto allo stesso periodo del 2016.
Le altre classi rimangono pressoché stabili, con un leggero aumento (+0,4
punti percentuali) dell’incidenza di quella compresa tra i 45 e i 54 anni.

Fonte : "Idealista" 
Agenzia Immobiliare Farini 
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L'affitto in Europa: quanti cittadini nei vari Paesi dedicano oltre il 40% dei guadagni al canone


Secondo i dati Eurostat relativi al 2015, circa un terzo dei cittadini italiani che vivono in affitto investono nel canone oltre il 40% dei propri guadagni. In Spagna, Grecia e Romania si arriva a quasi la metà dei locatari. Utilizzare più del 40% dei propri guadagni per pagare l'affitto viene considerato dall'Ue "un costo eccessivo per l'economia familiare".
La mancanza di appartamenti in affitto e la forte domanda è un problema che preoccupa i politici europei, specialmente nelle grandi città, dove le statistiche del peso dell'affitto sui guadagni familiari crescono in maniera esponenziale.

Controllo dei prezzi

Leader politici di ogni schieramento, dal centrista francese Emmanuel Macron, fino all'oppositore laburista inglese Jeremy Corbyn, hanno chiesto un controllo maggiore sui prezzi degli affitti nei rispettivi Paesi, per moderare un mercato che non è capace di adattarsi alle nuove dinamiche della mobilità lavorativa, investimenti stranieri, salari e promozione immobiliare.
Macron ha lasciato da parte i suoi principi liberali per chiedere ai proprietari che abbassino di cinque euro al mese l'affitto agli studenti, dopo aver ridotto della stessa quantità una sovvenzione all'istruzione che secondo il suo partito contribuisce a aumentare il prezzo degli affitti. Corbyn ha invece proposto di permettere alle città di controllare l'aumento del prezzo degli affitti, qualcosa che gli agenti immobiliari credono che si potrebbe trasformare in una vera ecatombe per gli affari ed alterare le leggi del mercato.

Le politiche di edilizia residenziale pubblica

La città di Berlino è stata una pionera nel vincolare il prezzo dell'affitto delle abitazioni di residenza pubblica ai guadagni personali, qualcosa di straordinariamente importante in una città dove circa un quarto di milione di abitanti vive in edilizia residenziale e dove negli ultimi anni il prezzo dell'affitto è cresciuto del 70% (tra 2004 e 2016).
In Olanda, uno dei Paesi con il maggior numero di abitazioni di edilizia residenziale pubblica e dove il 23% della popolazione abita in questo tipo di casa, i programmi per evitare le crescenti tensione nel mercato degli affitti puntano proprio sull'aumentare questo di tipo di locazione.


Fonte: “ idealista”

Agenzia Immobiliare farini


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mercoledì 15 novembre 2017

Locazioni, come utilizzare il modello Rli


L’Agenzia delle Entrate ha chiarito in che modo è possibile utilizzare il modello “Registrazione locazioni immobili” (Rli). Vediamo quanto sottolineato.
All’interno della rubrica “La Posta” di Fisco Oggi è stato posto il seguente quesito:
Anche la risoluzione di un contratto di locazione deve essere comunicata con il modello Rli?
L’Agenzia delle Entrate ha così risposto:
Il modello “Registrazione locazioni immobili” (Rli) deve essere utilizzato per richiedere agli uffici dell’Agenzia delle Entrate la registrazione dei contratti di locazione e affitto di immobili e per comunicarne eventuali proroghe, cessioni, risoluzioni o subentri (adempimenti successivi).
Il modello può essere utilizzato anche per esercitare l’opzione e la revoca della cedolare secca e per comunicare i dati catastali dell’immobile oggetto di locazione o affitto.
In tutte le ipotesi di adempimenti successivi che riguardano un contratto già registrato (quindi anche in caso di risoluzione), nel modello occorre indicare gli estremi di registrazione o il codice identificativo del contratto.
Il modello può essere presentato in modalità telematica direttamente dal contribuente, purché in possesso delle credenziali di accesso ai servizi telematici dell’Agenzia delle Entrate, oppure avvalendosi di un intermediario abilitato.

La presentazione telematica del modello può essere effettuata anche presso gli uffici territoriali dell’Agenzia da parte dei soggetti non obbligati alla registrazione telematica dei contratti di locazione. Si ricorda, infine, che, a decorrere dal 19 settembre 2017, deve essere utilizzato il nuovo modello Rli

martedì 14 novembre 2017

Cedolare secca 2018, quando si paga

Il regime della cedolare secca per gli affitti è stato prorogato dalla nuova Legge di Bilancio per il 2018. Una buona notizia per i proprietari di casa, dal momento che tale tassazione prevede aliquote agevolate.
Il regime della cedolare secca è un’alternativa a quello ordinario. La cedolare secca è un regime di tassazione agevolato per i proprietari di case che prevede due tipi di aliquote, a seconda che si voglia affittare a mercato libero o a canone concordato. Si applica l’aliquota del 21% sugli affitti a canone libero oppure l’aliquota del 10% sugli affitti a canone concordato.
Le aliquote della cedolare secca agiscono come sostituti d’imposta. Vanno dunque a sostituire l’Irpef e tutte le addizionali, l’imposta di registro del contratto di affitto, l’imposta di bollo di 16 euro.
La cedolare secca si applica a partire dall’importo del canone annuo stabilito per l’affitto della casa, al quale si deve applicare il 21% di aliquota se si è optato per il libero mercato, il 10% se si è scelto il canone concordato.
Bisogna ricordare affittando la casa con il regime agevolato della cedolare secca si rinuncia adeguamenti del canone in base agli aggiornamenti Istat o altri aggiornamenti, non si può quindi modificare l’importo del canone chiesto all’inquilino e sono vietati gli aumenti di affitto per tutta la durata del contratto in regime di cedolare secca.
Se in fase di dichiarazione dei redditi si è fatto il Modello Unico, l’imposta si paga con il modello F24; se la dichiarazione avviene con il modello 730, l’imposta si paga direttamente tramite la busta paga.
La cedolare secca non si paga nel primo anno in cui si affitta casa, perché manca la base imponibile dichiarata su cui applicarla, si inizia a pagare l’anno successivo in riferimento alle entrate dell’anno precedente. Le scadenze sono le stesse dell’Irpef.
La cedolare secca si paga in due volte: il 95% a titolo di acconto (è dovuto se la cedolare secca supera 51,65 euro ed è ulteriormente spalmabile se l’importo supera il limite di 257, 52 euro) e il restante 5% a saldo l’anno successivo.
Ecco il caso in cui si aderisce alla cedolare secca nel 2018.
L’acconto deve essere versato in un’unica soluzione se l’importo è inferiore a 257, 52 euro entro il 30 novembre, in due rate (corrispondenti a due acconti) se l’importo è superiore a 257,52 euro. La prima rata deve essere saldata per il 40% del 95% dovuto entro il 30 giugno. La seconda rata deve essere saldata per il restante 60% entro il 30 novembre.
Il saldo, ossia il restante 5%, deve essere versato entro il 30 giugno dell’anno successivo (nel caso in esempio, il 2019) oppure entro il 30 luglio con una piccola maggiorazione dello 0,40%. Il saldo si riferisce sempre all’anno successivo a quello di riferimento.
I codici da utilizzare nel caso si versi tutto tramite il modello F24 sono:
1840: Cedolare secca locazioni – Acconto prima rata
1841: Cedolare secca locazioni – Acconto seconda rata o unica soluzione
1842: Cedolare secca locazioni – Saldo


lunedì 13 novembre 2017

Come chiedere un mutuo per comprare una casa all'asta

Secondo un'analisi di Mutui.it e Facile.it, il 5% delle richieste di mutui presentate alle banche tramite il canale online è legato a un immobile all'asta. Ma vediamo qual è la procedura per richiedere un finanziamento di questo tipo.

mutuo immobile all'asta

Fino a qualche anno fa richiedere un mutuo per un immobile all'asta non era sempre facile a causa delle diverse tempistiche tra l'erogazione del finanziamento e i tempi ristretti richiesti dal giudice per il pagamento dell'immobile battuto all'asta. Ma nel 2014, l'Associazione bancaria italiana e i Tribunali Italiani hanno rivisto la convenzione per permettere di ottenere un finanziamento anche prima del decreto di trasferimento dell'immobile.

Step da seguire per ottenere il mutuo

Se si vuol ottenere un mutuo, bisogna richiederlo con largo anticipo rispetto all'asta stessa. Sul sito dell'Abi è possibile consultare un elenco di banche convenzionate per ogni singolo tribunale. La banca dovrà valutare le condizioni reddituali del cliente, così come avviene per un mutuo tradizionale, per stabilire quale importo erogare e a quali condizioni.
La banca darà quindi la sua disponibilità a concedere un prestito con un contratto preliminare. Tale contratto verrà presentato dal cliente in sede di asta immobiliare e gli dà la garanzia, in caso di aggiudicazione del bene, che la banca interverrà per saldare quanto dovuto.
Il mutuo sarà quindi erogato nei termini stabiliti dal giudice per il pagamento del prezzo, indipendentemente dall'emissione di un atto di trasferimento dell'immobile. Tale atto pero' dovrà avvenire al momento dell'iscrizione dell'ipoteca sulla casa.

L'analisi di Mutui.it e Facile.it

Secondo l'analisi dei due portali per arrivare al termine della pratica di finanziamento occorrono all'incirca tre mesi, contro i 4,5 di un mutuo tradizionale. La differenza si deve al fatto che chi cerca un mutuo in asta generalmente lo fa dopo aver individuato l'immobile.
Chi ha richiesto un finanziamento ha cercato di ottenere in media, appena più di 88.900 euro equivalenti al 63% del valore dell'immobile stesso. Quasi una pratica su tre arriva dalla Lombardia (30%), Lazio (15%), Veneto (10%). Passando dai preventivi alle vere e proprie richieste la Lombardia è ancora prima (30%) seguita da Emilia Romagna (12%) e Lazio (10%)

Fonte : Idealista
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lunedì 6 novembre 2017

Fiaip: firmato a Roma con Abi e Oam un protocollo d’intesa per la trasparenza nella mediazione non convenzionata
Gian Battista Baccarini (Fiaip): “Per scommettere sulla ripresa economica è necessaria sempre più trasparenza nell’intermediazione”




Rendere chiari e trasparenti tutti gli elementi di costo relativi alle operazioni di finanziamento offline. E’ questo l’obiettivo di un protocollo di intesa siglato oggi a Roma dall’OAM, insieme ad Abi, Fiaip e da molte associazioni del settore creditizio e finanziario che hanno sottoscritto il testo al termine di una tavola rotonda sulla distribuzione del credito ospitata all’interno della Convention annuale dell’Abi “Credito al Credito 2017. Innovare per accelerare”.
Per Fiaip si tratta di un documento di estrema importanza che scommette sulla totale trasparenza nella mediazione del credito per i consulenti del credito e rafforza la lotta contro l’abusivismo nel settore creditizio ed immobiliare, cosa che la Federazione Italiana Agenti Immobiliare Professionali propugna ormai da anni.
Come Fiaip riteniamo da anni come maggiore trasparenza porta con sé anche una crescita del mercato e maggiore tutela per i consumatori che si rivolgono alle società di mediazione creditizia. Oggi è necessaria maggiore attenzione per la trasparenza, che diventa sempre di più un fattore importante in un settore come quello dell’intermediazione che si muove verso la multicanalità e la digitalizzazione dei processi. Il protocollo siglato oggi è uno strumento importante – sottolinea Gian Battista Baccarini, Presidente Nazionale Fiaip - nella lotta contro l’abusivismo e le pratiche scorrette, che purtroppo rappresentano ancora oggi un problema serio per molti consulenti del credito ed intermediari che lavorano nel rispetto delle regole e della legge”.


Fonte : Ufficio Stampa
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