venerdì 27 marzo 2020

Credito d'imposta per i canoni di locazione, nessuna estensione per i professionisti

Gtres

Nessun credito di imposta sui canoni di locazione per il mese di marzo per i professionisti a partita Iva. La misura decisa nel decreto Cura Italia per loro è inaccessibile.
In una nota congiunta, il Consiglio nazionale dei consulenti del lavoro (Cno) e il Consiglio nazionale dei commercialisti (Cndcec) hanno proposto l'estensione ai professionisti iscritti agli albi delle misure di sostegno fiscale (indennità di 600 euro mensili e credito di imposta per gli studi professionali in locazione) eliminando nel contempo le graduatorie per accedere agli ammortizzatori sociali.
Nonostante la richiesta delle associazioni professionali ordinistiche per un ampliamento della misura, il credito di imposta del 60% del canone di locazione di marzo, disposto dal decreto 18/2020, resterà destinato solo alle partite Iva iscritte alla gestione separata Inps. Per le quali sarà anche possibile, dalla fine di marzo, richiedere l’indennità di 600 euro per tamponare il calo di fatturato.
Nessun click day quindi per queste categorie, per le quali a fine mese sarà disponibile l’apposito modulo per la domanda.
Fonte : " Idealista"
Agenzia Immobiliare Farini
059454227

giovedì 26 marzo 2020

Vendere casa durante l’emergenza, qual è l’apporto della tecnologia per l’immobiliare?

Gtres

blocco alle attività imposto dall’emergenza non ha risparmiato il real estate. Quale ruolo avrà la tecnologia nel ridefinire il mercato immobiliare durante il lockdown? Un report di RockAgent evidenzia i dati di accesso alla piattaforma e i servizi più richiesti.
RockAgent, infatti, ha analizzato i dati di fruizione della propria piattaforma, soffermandosi anche sugli utenti che hanno fruito dei servizi digitali offerti dalla startup. I risultati dimostrano come il traffico sia cresciuto del 18% e, dopo i primi giorni di panico, si sia anche registrato un buon livello di richieste di valutazione da nuovi clienti.
L’analisi di RockAgent si è anche soffermata sulle tecnologie stanno facendo la differenza per il real estate durante l’emergenza sanitaria. Ecco i servizi che hanno permesso alla start up di continuare a restare in contatto con i clienti (sia venditori che acquirenti):
  • Visite immobiliari in VR: le visite degli immobili attraverso sistemi di realtà virtuale sono aumentate drasticamente nelle ultime settimane. Secondo RockAgent l’incremento si colloca intorno al 18% nella settimana dal 9 al 15 Marzo, per arrivare, nella settimana del 16 al 22 Marzo, al +36%. Poter disporre di questa tecnologia può decisamente costituire un plus per riprendere le trattative alla fine dell’emergenza con chi ha in progetto l’acquisto di un immobile ed inizia le proprie ricerche già da ora.
  • Valutazione immobiliare in remoto: Attraverso algoritmi che uniscono tutti i dati dell’immobile con i parametri di valutazione dell’Agenzia delle Entrate e i dati di  vendita delle transazioni più recenti in una data area - unito alla consulenza di un  agente di zona al telefono o in video call - è possibile ottenere in tempo reale una stima del valore della casa. Il tutto senza dover visionare l’immobile insieme al consulente.
  • Dashboard per interagire con gli agenti: l’uso di piattaforme evolute permette a chi vuole vendere casa di controllare in tempo reale l’andamento delle trattative, gli appuntamenti fissati e svolti dall’agente anche in remoto, la visibilità ottenuta dagli annunci online, le statistiche e molto altro. Anche gli utenti over 60 preferiscono questo strumento di interazione per restare aggiornati e, all’occorrenza, videochattare con gli agenti immobiliari di riferimento. Stando ai dati di RockAgent, 2 su 3 in questo cluster di età stanno utilizzando regolarmente questi tool di monitoraggio online.
  • Strumenti per il lavoro a distanza: La rivoluzione proptech degli ultimi anni ha generato un boom di agenzie “ibride”, ad oggi la categoria più rappresentata  secondo il Proptech Monitor del Politecnico di Milano. Operando senza negozi su strada, queste agenzie digitali che non rinunciano alla consulenza di agenti sul territorio, hanno già ampiamente introdotto nell’operatività quotidiana diversi strumenti e software per il lavoro in remoto. Un aspetto che in questo momento, compatibilmente con i decreti governativi,  ha permesso di proseguire con le attività senza intoppi e necessità di formazione. Quella che può sembrare una banalità a un primo sguardo, non lo è se si analizza il mercato delle agenzie. Uno scenario molto frammentato, con oltre 45.000 realtà, costituito per l’89% da soggetti indipendenti, con un tasso di digitalizzazione mediamente molto basso. Saranno probabilmente loro i più fortemente penalizzati dalla crisi in atto.
  • Chatbot per interagire con i clienti: Le agenzie più avanzate utilizzano canali di comunicazione con i clienti in grado di rispondere alle richieste più frequenti 24/24. Secondo i dati di RockAgent sono almeno il 30% le interazioni giornaliere con nuovi clienti che arrivano tramite chatbot in questo periodo.
Fonte : " Idealista"
Agenzia Immobiliare Farini 
059454227

mercoledì 25 marzo 2020

Nuova Imu 2020, cosa cambia con l’addio alla Tasi

I rischi dell'accorpamento secondo gli operatori del settore

nuova Imu 2020
La legge di Bilancio 2020 ha introdotto l’unificazione di Imu e Tasi a decorrere dal prossimo anno. Vediamo cosa succederà e i commenti degli operatori.

Nuova Imu 2020, addio alla Tasi

Dal 2020 Imu e Tasi confluiranno in un’unica imposta, in uno sforzo di riordinare la tassazione dei comuni. Resta invece invariata la Tari, ovvero la tassa sui rifiuti: la sola ad essere eliminata sarà la tassa sui servizi indivisibili. Cosa significa tutto ciò nel concreto? Che, essendo l’Imu un’imposta – a differenza della Tasi, che è una tassa ed è quindi legata a specifici servizi e va definita con apposite delibere – potrà essere modificata a discrezione dei Comuni, per coprire in genere il fabbisogno municipale senza dare conto di quali servizi esattamente si vadano a ripagare. Si rischia quindi un aumento generalizzato dell’imposta, che sia giustificato dal fabbisogno del Comune o che sia semplicemente voluto dalla norma stessa.
Alcuni aspetti della nuova Imu prevedono infatti:
  1. L’aliquota base della nuova super IMU all’8,6 per mille dal precedente 7,6.
  2. Più poteri ai sindaci per applicare aliquote diverse da comune a comune. Secondo Il Sole 24 Ore, se attualmente l’aliquota massima dell’Imu può essere del 10,6 per mille e quella della Tasi dell’1 per mille, la nuova Imu inclusa di maggiorazione speciale dello 0,8 per mille potrà arrivare all’11,4 per mille. I sindaci potrebbero anche però decidere di azzerarla del tutto.
  3. Per le ville e abitazioni signorili l’aliquota standard passa dal 4 al 5 per mille, con possibilità per i Comuni di alzarla o tagliarla di un punto percentuale.
  4. Trasferimento dell’intera imposta a carico dei proprietari di casa (che si faranno carico anche di quella quota di Tasi finora a carico degli inquilini o comodatari)
  5. versamenti potranno essere effettuati con modello F24, bollettino postale o PagoPA. In attesa delle decisioni definitive, la scadenza di giugno prevedrà il versamento di un anticipo del 50% di quanto versato nel 2019.
  6. L’Imu sugli immobili strumentali potrà essere portata in deduzione per il 50% per il 2019 e per il 60% nel 2020 e 2021.
Imu 2020, i commenti degli operatori
“Il governo ha rassicurato che con la manovra non si dovrebbe spendere di più, - osserva Fabiana Megliola, Responsabile Ufficio Studi Gruppo Tecnocasa - ma potrebbe esserci il rischio per quei comuni in cui l’aliquota non ha toccato il massimo. Il dubbio quindi resta per le seconde case e su quelle di pregio su cui grava l’imposta ed i cui comuni hanno applicato l’aliquota più bassa. L’aumento della tassazione sulla casa crea sempre un certo timore che, soprattutto in questo settore, potrebbe scoraggiare coloro che si apprestano ad investire nella seconda casa sebbene al momento questo segmento, così come quello delle case di pregio, è decisamente vivace”.
"Imu e Tasi insieme  con l’accorpamento potrebbero arrivare  in astratto  a una maggiorazione di carico fiscale sui contribuenti, - segnala invece Lidia Ranghetti, esperto legale-fiscale Tree Real Estate (Gruppo Gabetti). - Nessuna variazione  invece sarà apportata per quanto riguarda l ’esenzione  per  la prima casa se non di lusso. L’obiettivo dovrebbe essere  quello di ridurre e semplificare il sistema impositivo sugli immobili ma la conseguenza logica dell’accorpamento potrebbe comportare un aumento dell’imposizione fiscale a carico dei contribuenti e  maggior libertà per i Comuni di alzare le aliquote uniche  sino al massimo".
Cosa succederà perciò con la nuova Imu? "La norma non è ancora definitiva - risponde Ranghetti, - e modifiche potrebbero essere  apportate  vista l’importanza del tema  anche in chiave elettorale. Non è possibile prevedere cosa succederà, sicuramente saranno colpite le abitazioni principali che non sono esenti  quali ville case storiche e abitazioni signorili   sempre che’ il Comune  non stabilisca regimi di esenzioni particolari. Il Governo ha  assicurato  che i proprietari di immobili non pagheranno più che in passato. A ben vedere, però, - conclude Ranghetti, - questa affermazione non garantisce che la distribuzione del carico fiscale rimanga la stessa e anzi si configura all’orizzonte un’ipotesi sempre più attendibile di maggior carico di imposizione. Ci si augura che siano presi in considerazione correttivi  alla manovra e al collegato fiscale con significative modifiche".
Imu 2020, secondo gli esperti nessun vantaggio
Sull’idea di unificare Imu e Tasi idealista/news aveva già interpellato alcuni operatori del settore. Il presidente di Confedilizia Giorgio Spaziani Testa aveva affermato: “A nostro giudizio, una unificazione di questi due tributi non porterebbe alcun vantaggio, anzi potrebbe portare anche degli svantaggi: uno è l’eliminazione del riferimento ai servizi che è presente nella Tasi come vincolo ai Comuni, nel senso che i Comuni sono obbligati a indicare in regolamento quali spese effettuano con le entrate derivanti dalla Tasi; l’altro elemento che verrebbe a mancare è la quota a carico dell’occupante dell’immobile, che – sia pure molto ridotta – è pur sempre un segnale di tassazione legata ai servizi. Questi sarebbero dei danni, ma l’altro danno sarebbe il fatto che verrebbe ritenuta volenti o nolenti archiviata la pratica ‘tassazione locale sugli immobili’ con una cosa che non porterebbe alcun vantaggio”.
Aggiunge Spaziani Testa: “Serve ridurre, almeno iniziare a ridurre, partendo magari dalle ipotesi che erano state fatte in Commissione anche grazie ai nostri spunti, cioè situazioni più gravi come gli immobili inagibili o gli immobili sfitti, e anche cogliere l’occasione per rafforzare addirittura quella componente di legame con i servizi, quindi sia con vincoli maggiori per i Comuni di trasparenza nei confronti dei cittadini, sia con una quota del nuovo tributo che derivasse da questa unificazione anche più alta a carico dell’occupante dell’immobile, perché quello è l’unico sistema per dimostrare che si tratta di un tributo collegato ai servizi. Nel caso in cui l’immobile non sia abitato dal proprietario, deve essere fatto pagare almeno in parte da chi lo abita”.
A tale opinione fa eco Corrado Sforza Fogliani, presidente del Centro Studi di Confedilizia, che dalle colonne di Italia Oggi dice: “Unificare l’Imu alla Tasi non serve a niente, anzi elimina una garanzia che oggi i proprietari hanno, quella che la Tasi deve essere giustificata e anche accompagnata dalla individuazione di specifici servizi indivisibili. Questo vincolo all’aumento indiscriminato verrebbe eliminato. E’ ora che la politica pensi a come eliminare la tassazione, che è la ragione della difficoltà nell’immobiliare”.
Una opinione poco entusiasta era stata espressa anche da Luca Dondi, Ad Nomisma, che a idealista/news affermava: “Non credo che la riduzione in termini di aggravio per i contribuenti sarebbe rilevante a seguito di questa misura, che influirebbe poco in termini anche di rilancio del settore se non accompagnata da una revisione complessiva. Il settore ha bisogno di un intervento radicale che non può essere portato avanti in poche settimane. Al massimo possiamo prevedere correttivi che poco sposteranno in termini strutturali”.”
Più possibilista il presidente nazionale Fimaa – Federazione italiana mediatori agenti d’affari, Santino Taverna, che attraverso una nota affermava pochi giorni fa: “Quanto all’ipotesi di aumentare l’aliquota unificata di Imu e Tasi, siamo pienamente convinti che occorra accorpare le due imposte mantenendo l’invarianza del gettito dei due contributi. Così come siamo convinti che per la crescita del Paese e del settore immobiliare resta necessario procedere con determinazione alla riduzione della spesa pubblica improduttiva per liberare, senza ricorrere ad ulteriori balzelli a carico dei cittadini e delle imprese, risorse per gli investimenti”.
Fonte : "Idealista"
Agenzia Immobiliare Farini 
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martedì 24 marzo 2020

Bonus sociale bollette 2020, novità per il rinnovo

Roma deserta a causa dell'emergenza coronavirus
Per richiedere il rinnovo del bonus sociale delle bollette 2020 c'è più tempo. A renderlo noto la stessa Arera tramite un comunicato.
L'Arera ha adottato misure, collegate all'emergenza COVID-19, a favore dei cittadini che beneficiano dei bonus sociali nazionali (elettrico, gas, idrico) e che potrebbero avere difficoltà logistiche a presentare la domanda di rinnovo dei bonus nei termini precedentemente previsti.
Secondo quanto deciso, i consumatori cui il bonus è in scadenza nel periodo 1 marzo-30 aprile 2020 possono rinnovare la domanda per l'erogazione dei bonus oltre la scadenza originaria prevista, ma comunque entro i 60 giorni successivi al termine di questo periodo. Di conseguenza, verrà garantita (dopo le consuete verifiche sulle condizioni di accesso) la continuità degli stessi bonus, con validità retroattiva a partire dalla data di scadenza originaria. In base a quanto specificato, il rinnovo ha la consueta durata di 12 mesi, come previsto dalle norme attuali.
Nello stesso periodo l'Arera ha sospeso i flussi delle comunicazioni, sempre per non attivare inutilmente i consumatori. Sono quindi sospese le comunicazioni sulla necessità di rinnovo della domanda di bonus, sull'ammissibilità o meno al regime di compensazione, sull'emissione dei bonifici domiciliati agli utenti indiretti e sull'accettazione o meno delle domande di remissione dei bonifici non riscossi.
Secondo quanto sottolineato, infine, il periodo di validità delle previsioni potrà essere aggiornato in conformità ai possibili futuri provvedimenti normativi in materia di emergenza COVID-19.

Fonte : " Idealista"Agenzia Immobiliare Farini 059454227

lunedì 23 marzo 2020

Cosa succede ai canoni d’affitto? Le ipotesi in campo

Come possono cambiare i contratti durante il periodo di emergenza sanitaria

Gtres

Il governo è già intervenuto con la sospensione dei mutui, ma l’emergenza legata al coronavirus verosimilmente potrebbe avere ripercussioni anche sui contratti d’affitto. I conduttori d’immobili potrebbero chiedere la riduzione dei canoni, scopriamo le soluzioni giuridiche ipotizzabili.
Un approfondimento del Sole 24 Ore ha fatto il punto sul ventaglio di possibili scenari nel rispetto delle normative giuridiche. Nel dettaglio, vediamo cosa potrebbe succedere considerando il caso in cui i locatari di immobili ad uso diverso chiedano la riduzione del canone per via delle contingenze dovute allo stato di emergenza. Ecco le possibili soluzioni giuridiche:
L'art. 1464 cc prevede “l’impossibilità parziale sopravvenuta” che rende possibile la riduzione della prestazione (canone). Bisognerebbe, tuttavia, considerare la vicenda del Coronavirus come "prestazione di una parte (locatore) divenuta solo parzialmente impossibile". In ogni caso, però, va tenuto presente che la situazione di “impossibilità sopravvenuta parziale”, attualmente non ha le caratteristiche della definitività.
Ai sensi dell'art. 1467 cc potrebbe anche essere considerata “l’eccessiva onerosità sopravvenuta”. Ma si potrebbe determinare solo la pretesa di risoluzione del contratto da parte del conduttore (evitando il preavviso di 6 mesi per gravi motivi), ammesso che il locatore non proponga di modificare equamente le condizioni del contratto. Tuttavia, anche in questo caso pesa la non definitività della situazione di crisi “che determina l'eccessiva onerosità ed il fatto che vi è il rischio di risoluzione del contratto e, pertanto, di cessazione dell'impresa”, come sottolinea il Sole 24 Ore.
L’impossibilità parziale di rendere la prestazione dovuta (canone) solo in parte è regolata ai sensi dell'art. 1258 cc. In questo caso il locatario si libera dall'obbligazione eseguendo la prestazione per la parte che è rimasta possibile. “Anche qui, tuttavia, deve considerarsi che l'impossibilità parziale, allo stato, non è definitiva. Superata l'emergenza, infatti, l'immobile sarà nuovamente e totalmente utilizzabile”, precisa l’analisi del Sole 24 Ore.
Mentre a seguito del provvedimento di chiusura delle attività commerciali di cui al Dpcm dell'11 marzo 2020, viene ammessa la disposizione relativa alla cosiddetta impossibilità temporanea di adempiere alla propria obbligazione di cui all'art. 1256 cc. La mancanza degli incassi, quindi, determina l'impossibilità di adempiere al canone stabilito da contratto per il periodo per dell'emergenza. Da chiarire se, dal momento in cui cessi l'impossibilità sia cessata, il conduttore sarà tenuto al pagamento dei canoni precedenti non corrisposti.
L'art. 91 del DL 18/2020 , introduce una disposizione che considera le conseguenze di un inadempimento qualora le stesse derivino dal “rispetto delle misure di contenimento di cui al presente decreto” precisando che tale situazione “è sempre valutata ai fini dell'esclusione, ai sensi e per gli effetti degli artt. 1218 (responsabilità del debitore) e 1223 (risarcimento del danno) c.c.” e ciò in relazione a “eventuali decadenze o penali connesse a ritardi o omessi adempimenti”.
Al netto dell’analisi svolta dal Sole 24 Ore, non risulta automatico il diritto del locatorio a usufruire di una riduzione del canone. Per ottenere la riduzione non resta che chiedere al locatore di rivedere le somme dovute per vie ordinarie con trattativa amichevole e transattiva o convocare il padrone delle mura in mediazione in caso di rifiuto. In ultima istanza, non rimane che la via giudiziale sostenendo una delle ipotesi sopra elencate.
Fonte : "Idealista"
Agenzia Immobiliare Farini
059454227
 

venerdì 20 marzo 2020

Fiaip, Baccarini: "L'attività di assistenza e consulenza delle agenzie immobiliari continua con i mezzi telematici"

Presidente Fiaip, Gian Battista Baccarini
Il presidente della Fiaip, Gian Battista Baccarini
L'emergenza coronavirus sta mettendo a dura prova anche il lavoro dei professionisti del mondo immobiliare. A idealista/news ha parlato il presidente della Fiaip, Gian Battista Baccarini, che ha affermato: "L'attività di assistenza, consulenza e vicinanza ai clienti delle agenzie continua grazie ai mezzi telematici/digitali".
Qual è l’impatto dell’emergenza coronavirus sulle agenzie immobiliari?
"Ad oggi la situazione è molto pesante, direi devastante. Come tutte le attività a contatto con il pubblico, anche le agenzie immobiliari risentono fortemente delle prescrizioni restrittive del governo, che sono assolutamente condivisibili. In merito, stiamo registrando un diffuso senso civico di responsabilità tra tutti i professionisti del settore. 
Lo scorso 4 marzo, prima degli ultimi stringenti decreti, come Fiaip, abbiamo partecipato al tavolo sull'emergenza coronavirus convocato dal Ministero per i Beni e le Attività culturali e per il Turismo e abbiamo presentato al sottosegretario Lorenza Bonaccorsi 10 proposte per la categoria. Le stesse proposte le abbiamo presentate anche al sottosegretario del Ministero dello Sviluppo economico, Alessio Morani.
Nel dettaglio, abbiamo proposto: 
  • la sospensione per 12 mesi delle rate dei mutui e dei finanziamenti; 
  • la sospensione per 12 mesi dei versamenti Iva; 
  • la sospensione, almeno fino al 30 settembre 2020, del versamento della ritenuta d'acconto operata, ovviamente proseguendone la raccolta; 
  • la sospensione, almeno fino al 30 settembre 2020, del versamento dell'imposta di soggiorno già raccolta, proseguendone la raccolta; 
  • la sospensione di eventuali rate di rottamazione e/o dell'Agenzia delle Entrate – Ufficio Riscossione almeno fino al 30 settembre 2020; 
  • un accesso al Fondo di Garanzia fino all'80% del capitale richiesto con restituzione nei prossimi 48 mesi; 
  • l'utilizzo dell'imposta di soggiorno, finalizzata al sostegno del turismo, anche per sostenere azioni a favore delle agenzie immobiliari in quanto operatori attivi e responsabili nella riscossione di tale tributo; 
  • la sospensione del pagamento dei contributi per i dipendenti e per i titolari di agenzia, fino almeno al 30 settembre 2020, a supporto del mantenimento dei posti di lavoro; 
  • la sospensione del pagamento di Imu e Tari almeno fino al 31 dicembre 2020; 
  • il credito d'imposta per chi ha perso oltre il 25% del fatturato nel 2020". 
Come stanno affrontando le agenzie immobiliari questo difficile momento?
"C'è massima responsabilità e senso civico da parte di tutti. Dal punto di vista fisico le agenzie immobiliari hanno dovuto chiudere per evitare assembramenti e contatti tra le persone, ma le attività di assistenza, consulenza e vicinanza ai clienti possono e devono continuare da casa con l'ausilio dei mezzi telematici/digitali. 
Pensiamo che questa sia anche una grande opportunità di accrescimento professionale e di credibilità, di aumento di fiducia da parte del cliente, che in questo momento delicato vede che abbiamo a cuore le sue esigenze e teniamo alla sua salute. Per il grande rispetto di tutto ciò, ci si ferma un momento a livello di visite, di sopralluoghi, di attività fisica, ma si prosegue con l'attività di assistenza e di consulenza".
Si stanno mettendo in campo misure alternative per continuare ad operare?
"Per tutti quanti sono cambiate le abitudini, sia personali che lavorative/professionali. Confrontandomi anche con i presidenti di Fimaa e Anama, registro un grande senso civico di responsabilità da parte di tutti i professionisti del settore nel cercare di tutelare la salute privata e pubblica. C'è grande preoccupazione per le conseguenze economiche, ad oggi non quantificabili vista l'incertezza temporale della sfida dell'emergenza sanitaria. 
Trattandosi di un'attività aperta al pubblico, abbiamo dato l'indicazione di chiudere fisicamente le agenzie immobiliari, pur incentivando la continuazione dell'attività dal punto di vista del lavoro agile, quindi da casa, potenziando gli strumenti digitali e telematici. E' importante utilizzare questi strumenti per garantire l'assistenza, la consulenza e soprattutto la vicinanza ai propri clienti facendo percepire loro che abbiamo a cuore le loro esigenze e i loro interessi, ma anche e soprattutto la loro salute.
A noi come associazione arrivano tante domande su come comportarsi, nel rispetto massimo delle indicazioni governative. Il punto è cercare di rimanere a casa. Ci sono poi situazioni di primaria necessità, indifferibili, eccezionali, che rientrano nelle indicazioni governative. In questi casi, l'agente immobiliare continua ad operare dal punto di vista dello spostamento fisico, ma con tutte le precauzioni igienico-sanitarie del caso e in accordo ad esempio con i notai per quanto riguarda la stipula notarile. Il tema è evitare assembramenti di persone, contatti fisici. Ecco perché viene stimolato il più possibile il lavoro da casa".
Prima dell'ultimo decreto avete lanciato delle linee guida operative per le agenzie immobiliari. In cosa consistono?
"Si tratta di linee guida che abbiamo dato agli agenti immobiliari prima del decreto dell'11 marzo. Tali linee guida rimangono valide per quello che riguarda l'operatività in senso stretto. 
L'11 marzo il governo ha dato una stretta molto forte, ma prima dell'11 marzo faceva rientrare l'attività dell'agente immobiliare tra quelle attività che potevano continuare a operare, probabilmente anche per le connotazioni sociali del nostro lavoro inerenti a un bene di prima necessità, che è la casa. Noi, come era nostro dovere in quanto associazione, abbiamo quindi dato delle indicazioni su come operare nel massimo rispetto delle prescrizioni governative di quel momento".
Un commento, infine, sul decreto "Cura Italia"?
"Per noi rappresenta un primo passo, ma ci aspettiamo molto di più. Lo consideriamo un assaggio di qualcosa che auspichiamo molto più concreto, visto che anche il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, e il ministro dell'Economia, Roberto Gualtieri, hanno dichiarato che questo è un primo decreto. A parte alcune sospensioni di pagamenti - che certamente possono alleviare il momento, ma che sono a breve durata - e a parte il tema degli ammortizzatori sociali, la cassa integrazione allargata anche alla nostra categoria, non ci sono sostanzialmente dei provvedimenti che una volta passato questo periodo possono poi veramente consentirci di partire con quello slancio che tutti auspichiamo. 
Secondo noi questa è l'opportunità di fare una manovra shock. E speriamo che magari in un secondo intervento questo avvenga. Una manovra shock vorrebbe dire fare interventi di almeno 100 miliardi concreti in un primo anno, dove - a nostro avviso - 25 miliardi dovrebbero servire per togliere fiscalmente le tasse patrimoniali (Imu e Tasi), 25 miliardi dovrebbero andare nel cuneo fiscale, 25 miliardi nelle infrastrutture (opere pubbliche concrete) e 25 miliardi sulla sanità, ricerca e cultura. 
Nell'iter parlamentare di conversione del decreto lavoreremo con i nostri emendamenti per cercare di affinare alcune cose. Il testo è allo studio dei nostri consulenti. Non vogliamo esprimerci in maniera totalmente negativa, anche perché capiamo il momento. Il decreto rappresenta un primo passo, ma auspichiamo qualcosa di molto più sostanzioso nel prossimo intervento e noi daremo il nostro contributo".
Fonte : " Idealista"
Agenzia Immobiliare Farini
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giovedì 19 marzo 2020

Indice Nazionale ISTAT dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati (senza tabacchi)
+0,2% la variazione annuale dell'indice ISTAT del mese di febbraio 2020
Mese febbraio 2020
Il numero indice per il mese di febbraio (base 2015=100) è pari a: 102,5
Principali variazioni rispetto al mese di febbraio 2020
variazione mensile per il periodo gennaio 2020 - febbraio 2020: -0,2%
variazione annuale per il periodo febbraio 2019 - febbraio 2020: +0,2%
variazione biennale per il periodo febbraio 2018 - febbraio 2020: +1,0%

Fonte : " Istat"
Agenzia Immobiliare Farini 
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martedì 17 marzo 2020

Mutui sospesi per coronavirus: cosa succederà in Italia e in Europa?

Le FAQ della società di rating S&P

Gtres
A causa dell’emergenza coronavirus la sospensione del pagamento dei mutui è in via di approvazione. Quali riflessi potrebbe avere tutto questo in Italia e in Europa? Le FAQ dell’agenzia di rating S&P.
S&P
S&P
 Qual è la performance dei mutui italiani? 
A marzo 2020, si legge nella nota di S&P, oltre l’80% dei contratti sono valutati con un AA e oltre il 9% con un A+, mentre una minore percentuale è valutata BBB o meno. Il tasso di insolvenza secondo i  dati resta costante, dimostrando la resilienza dei mutui italiani alle difficoltà economiche a causa del basso livello di indebitamento e buon livello patrimoniale delle famiglie.
S&P
S&P
Ci si aspetta quindi una ripresa dei prezzi delle case nel breve termine soprattutto nelle città più dinamiche.
S&P
S&P
La sospensione nei pagamenti può influenzare i mutui europei?
La sospensione dei pagamenti riduce il flusso di cassa degli emittenti, ma allo stesso tempo li mantiene obbligati a sostenere i costi della transazione. Una riduzione della raccolta quindi potrebbe portare a una minore liquidità per gli emittenti. Il mancato o tardato pagamento degli interessi potrebbe invece portare a conseguenze tra cui un default, anche se le transazioni in mutui tipicamente generano una riserva di cash proprio per evitare tali eventualità.
Quanto sono protetti gli investitori dall’erosione di liquidità dovuta alla sospensione del pagamento dei mutui?
Le transazioni in mutui italiani vedono riserve di liquidità che strutturalmente agiscono da protezione contro cali nella raccolta quali quello legato alla sospensione dei pagamenti per il coronavirus. La gran parte dei contratti italiani, anche grazie ai livelli di tassi di interesse estremamente bassi, ha riserve di liquidità sufficienti a coprire almeno due anni di spese e cedole, anche se la raccolta dovesse andare a zero.
Cosa accadrebbe se la sospensione dei pagamenti dei mutui si estendesse in altri Paesi?
Al momento l’Italia è la sola ad aver introdotto la sospensione del pagamenti dei mutui, ma se la decisione venisse presa da altri Paesi la situazione sarebbe simile. In ogni situazione la finanza strutturata prevede infatti misure di copertura per i rischi di liquidità, benché per periodi che possono variare molto da paese a paese.
Fonte : " Idealista"
Agenzia Immobiliare Farini 
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lunedì 9 marzo 2020

Coronavirus, la ricetta dell'Abi contro la crisi economica
L'impegno dell'Associazione bancaria italiana 
L’Associazione bancaria italiana (Abi) è impegnata e sollecita misure urgenti per contrastare il rallentamento dell’economia e favorire le imprese nei rapporti con le banche, oltre alla sospensione dei mutui nei territori in emergenza. A renderlo noto un comunicato.
Secondo quanto fatto sapere, l’Abi è impegnata con le altre Associazioni di imprese nell’aggiornamento dell’“Accordo per il credito” per ampliare le moratorie possibili con le vigenti norme europee.
In base a quanto evidenziato, “ancor maggiori moratorie per garantire la liquidità delle imprese saranno possibili se l’Italia otterrà dalle Autorità europee la sospensione almeno delle più rigide normative vigenti”.
Con l’obiettivo di per favorire la liquidità per le imprese, l’Abi chiede al Governo e al Parlamento “innanzitutto di aumentare le risorse e le possibilità di interventi del Fondo di Garanzia per le Pmi, di velocizzare al massimo i pagamenti della Pubblica Amministrazione, di rilanciare gli investimenti con rapidità come per la ricostruzione del ponte Morandi”.
E ancora, “l’Abi chiede alle Istituzioni italiane di sollecitare l’Unione Europea per utilizzare al massimo il Fondo Solidarietà europeo e il Fondo europeo per gli investimenti strategici, di escludere gli investimenti in strutture sanitarie dal Patto di Stabilità, di sospendere le più rigide regole sui crediti deteriorati per favorire le moratorie e la liquidità per le imprese”.

Fonte : " Idealista" 
Agenzia Immobiliare Farini 
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giovedì 5 marzo 2020

In arrivo una nuova legge sugli affitti brevi: cosa cambierà secondo gli esperti


Gtres 

Il disegno di legge Turismo: le misure previste

Nell’ottica di combattere l’abusivismo e favorire la equa distribuzione degli appartamenti ad uso residenziale e turistico, il Ministero per i beni e le attività culturali ha disposto questo disegno di legge , che tuttavia ha generato reazioni non sempre benevole da parte degli operatori del settore.
In particolare a dare fastidio è l’assimilazione dell’intero settore ad un’attività dominata dal sommerso, mentre i property manager professionali presenti sul mercato – ancorchè ancora pochi, ma sempre più numerosi – dimostrano il contrario, investendo anche ingenti capitali per migliorare i servizi offerti.
In breve, questi i punti principali del provvedimento:
  • Tra le misure più discusse, quella di imporre lo status di “azienda” (con obbligo quindi di partita Iva) a coloro che affittano più di tre appartamenti di proprietà. Secondo dati de Il Sole 24 Ore, per la sola piattaforma Airbnb si tratterebbe comunque di una minoranza. Coloro che affittano da due a oltre 100 appartamenti superano di poco i 40 mila, mentre sono oltre 130 mila coloro che affittano un appartamento solo. Con meno di tre immobili affittati ci sarebbe la possibilità di applicare una cedolare secca al 21%.
  • Tra le misure, inoltre, l’obbligo di pubblicare il codice identificativo per i soggetti che concedono immobili ad uso abitativo in locazione breve.
  • Quanto al capitolo tasse, è previsto un credito di imposta per la riqualificazione, l’accessibilità e la digitalizzazione delle strutture ricettive. Esenzione da varie imposte per chi apre attività in aree a rischio spopolamento.
  • Imposta di soggiorno applicata dai Comuni in percentuale non superiore al 10% del prezzo della camera e fino a 5 euro a notte per persona. Il versamento dell’imposta è a cura del gestore pena una sanzione pari anche al triplo del dovuto.

La polemica sugli affitti brevi a Milano

Nei giorni passati, l’assessore milanese all’Urbanistica Pierfrancesco Maran aveva lanciato una proposta per un fondo di tutela dei proprietari in caso di morosità dell’inquilino per un ritorno alla fiducia negli affitti lunghi, necessari al mantenimento del tessuto sociale della città, e per il miglioramento delle regole sugli affitti brevi, che appunto sono oggetto del disegno di legge di cui sopra.
Le parole dell’assessore hanno suscitato le reazioni di diversi property manager professionali, che in un certo senso si sono sentiti ingiustamente additati.
“L’assessore Maran ha fatto emergere le molteplici criticità degli affitti tradizionali – ha detto Cristiano Berti, Ad di The Best Rent, - spesso conseguenza delle scarse tutele riconosciute ai proprietari di immobili che intendono affittare il proprio appartamento. La soluzione, a nostro avviso, va ricercata in una corretta e chiara regolamentazione, sia del settore degli affitti brevi sia del mercato degli affitti tradizionali. Questo affinché si evitino situazioni di incertezza legate all’aumento di privati o property manager fai da te che, molto spesso, non rispettano a pieno gli adempimenti richiesti dalla legge, e omettono obblighi e oneri tributari a danno delle amministrazioni, comunali in primis”.
“Non ci sentiamo attaccati come property manager strutturati, - commenta invece Marco Celani, Ad di Italianway, intervistato da idealista/news, - ma il settore è trattato come se fosse popolato solo da operatori sommersi. Bisognerebbe avere maggiore considerazione per gli imprenditori che hanno fatto investimenti ingenti (Italianway ad esempio ha investito 3,5 milioni di euro per migliorare i propri servizi) e che hanno comunque ricevuto anche riconoscimenti per il lavoro svolto: non tutti possono essere trattati alla stregua di affittacamere abusivi “.
A cosa è dovuta quindi questa polemica?
“La polemica è dovuta ad una non piena conoscenza del dato. Esiste la convinzione che gli appartamenti in affitto breve determinino un calo di disponibilità di appartamenti per affitti normali o studenti, ma non è così. Nessuno studio conferma che questa sia la dinamica, né che ci sia una relazione con l’aumento del turismo. Italianway gestisce oltre 1000 appartamenti, e un’ampia casistica ci dice che già in partenza i proprietari non desiderano mettere i propri appartamenti in affitto prolungato.
Per quali ragioni?
“Primo, perché con un 4+4 se un inquilino è moroso ci vogliono in media 37 mesi per mandarlo via, e nel frattempo si pagano tasse su importi non incassati, una situazione che avviene nel 5% dei contratti, e per i proprietari non c’è nessuna tutela. Altro motivo è il fatto che sono appartamenti di cui non si conosce ancora la sorte. A volte li si vuole vendere, a volte sono solo in stand by per qualche tempo prima di tornare in uso, e quindi si preferisce un contratto breve per monetizzare l’attesa e coprire in parte le spese che comunque ci sono. Infine parliamo dei rendimenti: non è così vero che l’affitto breve renda di più di quello lungo e che quindi sia da preferire per questa ragione”.
In che senso l’affitto breve non è più redditizio di quello prolungato?
“Da un lato è sicuramente vero che l’affitto breve fa bene al sistema Paese (visto che consente di mantenere in uso gli appartamenti ridando loro valore, anche sobbarcandosi spese di efficientamento energetico o rinnovamento), ma è anche vero che dal rendimento, che al lordo è certo più alto di quello dei contratti prolungati, vanno detratte molte spese che nel caso dell’affitto lungo sono a carico del locatario (bollette, piccola manutenzione ecc), oltre che le commissioni alle online travel agency, le spese per le società di pulizie o che si occupano dell’accoglienza e dei servizi. Quindi alla fine il guadagno viene ad essere più o meno  lo stesso. Non c’è un motivo di “avidità” che spinge verso un tipo di contratto o un altro”.
Il mercato dell’affitto breve e di quello prolungato quindi non sono in conflitto
“Assolutamente no. Ci sono due distinti mercati che in realtà si parlano tra loro, perché domanda e offerta definiscono gli equilibri. Se da un lato c’è eccesso di offerta di breve termine, è anche vero che se non si ha il rendimento sperato è un attimo spostare l’offerta verso un segmento che soddisfa di più. Quindi limitare in realtà può atrofizzare questa elasticità e danneggiare nello stesso momento i property manager che stanno invece agendo in maniera professionale”.
Come bisognerebbe intervenire allora?
“La leva fiscale andrebbe usata nel senso degli incentivi: se si vuole favorire l’offerta a studenti e lavoratori si faccia una cedolare secca agevolata, il che renderebbe conveniente l’emersione dal nero. La mossa di assimilare agli imprenditori chi sia proprietario di tre appartamenti non serve e poi non è efficiente perché non distingue la funzione di proprietario da quella di gestore; il proprietario semplicemente è una persona che alloca il suo patrimonio nel mattone invece che, ad esempio, investire in titoli. Il professionista invece è il gestore, ed è su questo che andrebbe effettuata la vigilanza”.

Fonte : " Idealista" 
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