giovedì 28 febbraio 2019

Debiti condominiali, i rischi per l’acquirente


 Debiti condominiali, i rischi per l’acquirente






Cosa rischia l’acquirente di un immobile se chi vende ha dei debiti condominiali? Andiamo a scoprirlo.

Innanzitutto, acquistando casa da un condomino moroso si diventa corresponsabili di tutti gli oneri condominiali non versati nell’anno in corso e in quello precedente. Chi vende resta obbligato solidalmente con l’acquirente per i contributi maturati fino al momento in cui è trasmessa all’amministratore copia autentica del rogito notarile.

Per stabilire da quando sorge l’obbligazione da parte del condomino verso il condominio nel versamento dei contributi condominiali, secondo la Cassazione e una recente sentenza del tribunale di Roma bisogna fare distinzione tra i contributi dovuti per la manutenzione ordinaria e quelli per la manutenzione straordinaria.
Per quanto riguarda le spese ordinarie, si tratta di quelle spese che vengono sostenute dall’amministratore senza bisogno di una previa autorizzazione dell’assemblea. In questo caso l’obbligazione sorge alla fine di ogni mese, quando l’amministratore ha diritto alla riscossione delle relative quote.

In tali ipotesi, l’acquirente è responsabile in solido con il venditore per le somme da quest’ultimo dovute per all’anno in corso sia a quello precedente al rogito. E in caso di morosità l’amministratore deve agire nei confronti dell’acquirente, essendo l’unico vero condomino. L’acquirente ha poi il diritto di chiamare in causa il venditore e rivalersi nei suoi confronti.
In relazione alle somme più datate rispetto all’anno in corso e all’anno precedente, il debito è di chi era condomino in quel periodo e non dell’attuale proprietario. In questo caso, dunque, l’amministratore deve agire contro il venditore. Se l’amministratore notifica il decreto ingiuntivo contro l’attuale condomino per recuperare vecchie somme richieste al condominio, questi può rivalersi contro il venditore.

Per tutte le quote condominiali scadute dopo il rogito, unico obbligato è l’acquirente.
Per quanto riguarda le spese straordinarie, l’obbligo viene individuato nel momento dell’approvazione della delibera dell’assemblea che ha approvato l’esborso. L’obbligo verso il condominio è di chi che era proprietario al momento in cui l’assemblea ha dato il via libera ai lavori, autorizzando l’amministratore a firmare il contratto di appalto o a procedere con l’assegnazione del mandato alla ditta edile.
Per evitare di incorrere in cattive sorprese, prima di firmare il preliminare, l’acquirente può esigere dal venditore l’esibizione di un certificato, rilasciatogli dall’amministratore, in cui si dà ampia quietanza sul pagamento di tutti gli oneri di condominio passati. E per star certo che non vi siano spese straordinarie deliberate o in corso di deliberazione, l’acquirente potrà farsi rilasciare copia delle delibere assembleari degli ultimi due anni o far certificare dall’amministratore l’assenza di lavori di manutenzione in via di approvazione.

Da "Idealista "
Agenzia Farini
059 454227  

martedì 19 febbraio 2019

Debito pubblico italiano ancora in aumento nel 2018

italia 


Sale ulteriormente il debito pubblico italiano, soprattutto per quanto riguarda la componente pubblica. Lo dice l’ultima nota in merito di Banca d’Italia.

Cresciuto di 53,2 miliardi nel 2018, il debito pubblico italiano ha toccato a dicembre i 2.316,7 miliardi. A fine 2017 ammontava a 2.263,5 miliardi, ovvero il 131,2 per cento del Pil. La percentuale è destinata a peggiorare dato che l'incremento del debito è stato superiore alla crescita del Pil stesso (oltre il 3% contro l’1,1%).

Il debito 2018  stato costituito soprattutto dalla componente legata alle amministrazioni pubbliche, che hanno pesato per 40,6 miliardi di euro, a fronte di un incremento della liquidità del Tesoro di soli 5,8 miliardi per un totale di 35,1 miliardi di euro. Le uscite legate a pagamenti di premi all’emissione di titoli e al rimborso e alla rivalutazione di titoli indicizzati all’inflazione è stata di 6,8 miliardi di euro.

Quanto ai sottosettori, il debito consolidato delle amministrazioni centrali è salito di 54,7 miliardi di euro per raggiungere i 2.230,9, mentre quello delle amministrazioni locali è addirittura calato di 1,5 miliardi, a 85,6. Stabile il debito degli enti di previdenza. Quanto alle entrate tributarie, queste nel 2018 sono state pari a 463,4 miliardi di euro, in rialzo del 3,6% rispetto ai 447,3 miliardi del 2017.

A novembre 2018, infine, si nota una discesa della quota di detentori esteri dei nostri titoli di Stato: 646,883 miliardi di euro, cioè il 27,5% del debito pubblico italiano. In ottobre lo stock di titoli di Stato italiani in mano ad investitori esteri era pari a 651,883 miliardi, cioè il 27,9 per cento. Segnale che l’aumento dello spread ha probabilmente in qualche modo allontanato gli investitori dai bond sovrani del nostro Paese.

 

Fonte : "Idealista"

Agenzia Immobiliare Farini

059454227

mercoledì 13 febbraio 2019

 Quanti anni di stipendio servono per comprare casa?

Dieci anni fa un italiano doveva lavorare oltre nove anni per comprare una casa, oggi ne bastano “solo” poco più di sei. È quanto emerge dall’analisi Tecnocasa, confermando il calo nei prezzi degli immobili degli ultimi anni.

Se l’acquisto di una abitazione è e resta tra le preoccupazioni principali di una famiglia italiana, va detto che i mezzi economici da mettere a disposizione sono senza dubbio ingenti, e ammontano a diversi anni di stipendio. Il numero di annualità di stipendio necessarie ad acquistare il proprio tetto è un’indicatore di diversi trend: dall’andamento dei prezzi delle case alla situazione della fiducia delle famiglie nell’economia italiana, nonché nell’accesso al credito. Aiutandosi son un mutuo, infatti, la somma da anticipare per acquistare casa è inferiore, anche se nel lungo periodo, causa interessi, occorre mettere in conto un maggiore esborso.

Dai dati Tecnocasa si evince che a livello nazionale nel 2018 siano necessarie 6,2 annualità di stipendio per comprare casa, sostanzialmente tante quante l’anno precedente. Il confronto nel tempo ci dice che dieci anni prima servivano invece tre anni di stipendio in più, quattro anni nel 2006 e 2007. Il che significa che in media, da allora, serve circa il 40% in meno in termini di annualità lavorative per assicurarsi lo stesso tipo di abitazione: una misura della svalutazione dei prezzi immobiliari ma anche dell’accresciuta possibilità di spesa degli italiani.
“I risultati di questa analisi sono significativi per capire il trend del mercato immobiliare nel tempo sottolinea Fabiana Megliola, responsabile dell’ufficio studi Tecnocasa. - Infatti la diminuzione delle annualità necessarie per comprare casa è dovuta, in particolare, alla riduzione dei prezzi delle abitazioni che mediamente, dal 2008 al 2018, si sono contratti del 38,6% . Quindi l’immobile è diventato più accessibile. Questo ha inciso in maniera più importante rispetto all’aumento delle retribuzioni che, nello stesso periodo, è stato del 13,5% e  ha fatto si che per acquistare casa siano necessari meno stipendi. E’ un buon segnale che conferma la ripresa del mercato”.
Relativamente alla distribuzione geografica, la Capitale è la città dove occorrono più annualità di stipendio per acquistare casa (9,6) seguita da Milano con 9,2 annualità e Firenze con 8,5 annualità. La città dove servono meno annualità di stipendio è Palermo (3,7) . Dal 2008 Roma e Milano hanno visto un calo di 3,8 annualità, seguite da Bari (-3,7 annualità) e Napoli (-3,6) che hanno avuto le variazioni più rilevanti.


Da "Idealista "
Agenzia Farini
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