mercoledì 25 luglio 2018

Mutui e le condizioni favorevoli

Mutui: condizioni favorevoli fino al 2023


Compravendite in aumento, mutui in calo, almeno se si considerano i dati in assoluto. L’Istat ha pubblicato la sua view sul primo trimestre 2018, ed ha evidenziato come le convenzioni notarili di compravendite o relative a transazioni onerose legate ad unità immobiliari sono cresciute dello 0,6% rispetto al trimestre precedente, se si considera il dato destagionalizzato (suddiviso in un  +0,5% per il settore abitativo e +1,3% per l’economico). Guardando i dati in assoluti e tendenziali, si configura un calo di circa 36 mila transazioni (per un totale di circa 176,7 mila), ma resta un aumento del 4,2% rispetto allo stesso trimestre dello scorso anno (il settore abitativo guadagna il 4,4% e l’economico il 2,1%).

Mutui in aumento nel primo trimestre 2018

Interessante che a questo aumento di transazioni si accompagni, in termini assoluti, una diminuzione dei mutui e dei finanziamenti con ipoteca. Stando infatti ai dati notarili da cui Istat ha attinto, il numero di transazioni nel primo trimestre 2018 è stato di 94.015 (12 mila atti in meno rispetto al trimestre precedente), per un calo annuo del 3,3%. Il dato destagionalizzato tuttavia mostra una crescita dei mutui dell’1,5% trimestrale, pur confermando un calo (del 3,3%) rispetto allo stesso periodo del 2017.
Gli italiani continuano a comprare casa
Come interpretare questi dati? “L’andamento dell’indice destagionalizzato delle compravendite conferma un recupero del mercato immobiliare – è il commento dell’Ufficio studi Istat. - Il mercato ha iniziato la sua ripresa in modo più regolare dal II trimestre del 2015, con un recupero di circa il 37% rispetto ai valori minimi di fine 2013, ma con un gap di oltre il 5% nei confronti dei livelli medi del 2010”.
“I dati comunicati da Istat – ha dichiarato Ivano Cresto, responsabile Business Unit Mutui di Facile.it – non possono che essere letti con estrema positività. Dopo un comprensibile momento di incertezza legato all’annuncio della fine del Qe, gli aspiranti mutuatari italiani si sentono oggi più tranquilli, continuano a comprare casa e, cosa molto importante, hanno dimostrato di avere un rapporto di fiducia con la propria banca. Gli istituti di credito, dal canto loro, stanno facendo grossi investimenti per offrire ai clienti o potenziali tali ottime condizioni applicate ai mutui, indipendentemente dal fatto che siano a tasso fisso o variabile”.

Mutui favorevoli fino al 2023

Cosa attendersi per il futuro? Risponde Cresto: “ Considerando sia i valori dell’inflazione “core”, quella cioè che non tiene conto dei beni alimentari o di quelli energetici che a maggio si è assestata all’1,1%, sia il fatto che il Governatore Draghi ha lasciato intendere di voler comunque reinvestire nei titoli che l’Istituto detiene in portafoglio pur non aumentandone la quantità, è lecito attendersi che le attuali condizioni di vantaggio applicate oggi ai mutui durino ancora per un bel po’ e gli analisti hanno spostato alla metà del 2023, cioè fra ben 5 anni, il momento atteso per veder tornare a crescere oltre l’1% il valore dell’ Euribor”.


Da " Idealista"
Agenzia Farini
059 454227

mercoledì 18 luglio 2018

Quando gli italiani preferiscono abbandonare gli immobili invece di recuperarli

Quando gli italiani preferiscono abbandonare gli immobili invece di recuperarli



Poiché la storia degli italiani è fatta di migrazioni, spesso capita loro di ritrovarsi proprietari di seconde e terze case che in passato appartenevano a qualche caro estinto proveniente da una regione lontana rispetto a quella dove si vive attualmente. Regioni che a volte hanno scarse attrattive turistiche, o sono comunque difficilmente raggiungibili: le case restano quindi disabitate per lungo tempo. Ma costituiscono comunque un costo in termini di utenze di luce e gas che restano attive, o di imposte locali che vanno comunque versate al Comune di appartenenza dell’immobile.

Per evitare di pagare le tasse, purtroppo spesso si sceglie di abbandonare queste case al loro destino. I più recenti dati dell’Agenzia delle Entrate mostrano che gli immobili non adatti a produrre reddito sono cresciuti in un anno del 3,2% nel 2007, mentre Confedilizia rileva che dal 2011 la percentuale in più di edifici accatastati in categoria F2 (sostanzialmente, i ruderi che non vengono tassati) è stata addirittura dell’87%. “Un fenomeno che interessa anche i locali commerciali – spiega il Presidente di Confedilizia Giorgio Spaziani Testa – i quali, tra tasse statali e locali vedono un carico fiscale che supera anche il 60% e non riuscendo, quindi, a fare investimenti, lasciano i locali sfitti e in rovina”. Segnale che gli italiani preferiscono lasciar andare i propri immobili piuttosto che recuperarli, per poi dover pagare le relative imposte, senza la certezza di poterne trarre un giusto reddito.

Imu e Tasi, quando non si pagano

Si può evitare di pagare le tasse su un immobile in vari casi, tra cui: quando il fabbricato è inagibile (è un perito tecnico a dover dichiarare l’inagibilità di un edificio o la sua inabitabilità); quando di conseguenza, l’immobile può essere accatastato come immobile “collabente” (categoria catastale F/2, senza rendita), a meno che non ci si trovi in un Comune che fa comunque pagare l’area occupata in quanto edificabile, e che l’Agenzia delle Entrate accetti il riaccatastamento; quando, in casi estremi, viene abbattuto. Altri casi, meno drastici, in cui è possibile risparmiare sulle tasse possono verificarsi quando due coniugi possiedono due case, ognuna delle quali risulta abitazione principale per uno di essi (che hanno, di conseguenza, residenza in Comuni diversi); quando l’immobile è in proprietà o usufrutto da parte di anziani o disabili residenti in istituti di ricovero, oppure a militari in servizio in un altro Comune, purché non affittato; quando si tratta di casa coniugale assegnata all’ex coniuge; quando la casa è ceduta, ad esempio, ai figli.

Rinunciare alla proprietà per non pagare le tasse

Il dato sul numero di edifici senza rendita catastale, a detta di Giorgio Spaziani Testa, presidente di Confedilizia, va considerato la punta di un iceberg. “Il numero degli edifici in queste condizioni in assoluto non è altissimo – spiega, - ma è la tendenza al suo aumento a preoccupare. Significa o che i proprietari preferiscono danneggiare volontariamente i propri immobili pure di evitare di pagare le imposte; o che tali immobili semplicemente non vengono mai ristrutturati, e cadono naturalmente in rovina. Spesso, pur di non essere gravati dal fisco, si sceglie addirittura di rinunciare alla proprietà. Dietro il mezzo milione di immobili in rovina in Italia si sospettano quindi altre decine di migliaia pronte ad entrare nella stessa condizione entro breve”.

Cedolare secca sui locali commerciali: una possibile soluzione

Una situazione che è ben lungi dal parlare di un mercato immobiliare in buona salute in Italia. “Nel confronto con i dati europei, in Italia vediamo un aumento di compravendite a fronte di un continuo calo dei prezzi - dichiara Spaziani Testa. - Perciò noi parliamo di “comprasvendite”: parecchia gente ha perso soldi vendendo a meno del prezzo di acquisto, e questo non è un buon segnale. Inoltre, chi compra oggi è chi qualche anno fa non aveva un’elevata disponibilità di spesa, e si è deciso oggi a farlo perché il prezzo è conveniente. Esaurito il bacino di persone che si possono permettere l’acquisto, il mercato sarà nuovamente fermo”.
Perché l’Italia si distingue in negativo rispetto al panorama europeo? “ Prima di tutto per l’economia meno stabile – risponde Spaziani Testa. - Poi l’Italia ha commesso l’errore di gestire la crisi del 2011-2012, che ha portato al governo tecnico, con misure che hanno pesato quasi esclusivamente sugli immobili,  con un carico fiscale passato da 9 a 24 miliardi. Sarebbe stato un errore meno grave se si fosse trattato di una misura una tantum. Invece le imposte sono rimaste, pur alleggerite per le prime case”.
Cosa potrebbe fare, allora, il nuovo governo? “ Sicuramente ridurre il carico fiscale, anche se è qualcosa di utopico ora che le tasse sulla casa sono diventate una risorsa finanziaria stabile. I bonus e gli sgravi fiscali sono stati l’unico segnale positivo e vanno assolutamente mantenuti, anche se nonostante la loro esistenza l’edilizia delle manutenzioni e ristrutturazioni non è ancora ripartita in maniera significativa. Andrebbe dato un segnale forte per il settore e per il suo indotto: ad esempio auspichiamo che venga introdotta la cedolare secca anche per gli affitti commerciali oltre che per quelli residenziali. In quest’ultimo settore - conclude Spaziani Testa, - gli sgravi fiscali hanno avuto effetti positivi, che ci auguriamo possano verificarsi anche negli altri settori”.
Da " Idealista" 
Agenzia Farini
059 454227

lunedì 9 luglio 2018

Cedolare secca, quanto si paga
Gtres

L’imposta sostitutiva si calcola applicando un’aliquota del 21% sul canone di locazione annuo stabilito dalle parti
E’, inoltre, prevista un’aliquota ridotta per i contratti di locazione a canone concordato relativi ad abitazioni ubicate:
  • nei comuni con carenze di disponibilità abitative (articolo 1, lettera a) e b) del dl 551/1988); si tratta, in pratica, dei comuni di Bari, Bologna, Catania, Firenze, Genova, Milano, Napoli, Palermo, Roma, Torino e Venezia e dei comuni confinanti con gli stessi nonché gli altri comuni capoluogo di provincia;
  • nei comuni ad alta tensione abitativa (individuati dal Cipe).
Dal 2013 l’aliquota per questi contratti è pari al 15% (Dl 102/2013), ridotta al 10% per il quadriennio 2014-2017. Il Dl 47/2014 ha disposto che la stessa aliquota sia applicabile anche ai contratti di locazione stipulati nei comuni per i quali è stato deliberato, nei 5 anni precedenti la data di entrata in vigore della legge di conversione del decreto (28 maggio 2014), lo stato di emergenza a seguito del verificarsi di eventi calamitosi. Infine, con la legge di Bilancio 2018 è stata prorogata di altri 2 anni (2018 e 2019) l’aliquota ridotta al 10% per i contratti a canone concordato.

Il regime della cosiddetta cedolare secca consente di versare un’imposta sostitutiva dell’Irpef e delle addizionali. Per i contratti sotto cedolare secca, inoltre, non si deve pagare l’imposta di registro e l’imposta di bollo né al momento della registrazione del contratto, né alla risoluzione o in caso di proroga.
Possono optare per il regime della cedolare secca le persone fisiche titolari del diritto di proprietà o del diritto reale di godimento (per esempio, usufrutto), che non locano l’immobile nell’esercizio di attività di impresa o di arti e professioni.
Il regime della cedolare non può essere applicato ai contratti di locazione conclusi con conduttori che agiscono nell’esercizio di attività di impresa o di lavoro autonomo, indipendentemente dal successivo utilizzo dell’immobile per finalità abitative di collaboratori e dipendenti.

L’opzione può essere esercitata anche per le unità immobiliari abitative, locate nei confronti di cooperative edilizie per la locazione o enti senza scopo di lucro, purché sublocate a studenti universitari e date a disposizione dei comuni con rinuncia all'aggiornamento del canone di locazione o assegnazione (Dl 47/2014).



Fonte: "idealista"
Agenzia Immobiliare Farini
Tel. Ufficio Modena: 059454227
Fax: 059317476
Tel. Ufficio Lesignana: 3398395052

martedì 3 luglio 2018

Immobiliare, ecco i requisiti degli agenti professionisti
È necessaria la conoscenza su aspetti igienico-sanitari, ambientali ed energetici e la capacità di stimare il valore di mercato

23/05/2018 – Quali conoscenze tecniche, normative e giuridiche deve avere un agente immobiliare e come può certificare le sue competenze?

A spiegarlo la
Prassi di riferimento UNI 40:2018 sugli agenti immobiliari, messa a punto dalla Federazione Italiana Agenti Immobiliari professionali (Fiaip), e presentate lo scorso 21 maggio nel corso di un convegno sul ruolo degli agenti immobiliari.

Il documento indica un metodo comune di lavoro che, in linea con gli standard europei, valorizzi al massimo la rete degli agenti immobiliari operativi in Italia.


Agenti immobiliari: i requisiti e le conoscenze 

La prassi di riferimento sintetizza i requisiti relativi alla professione dell’agente immobiliare individuandone attività, compiti, conoscenze, abilità e competenze oltre a definire le linee guida per l’aggiornamento professionale. Secondo quanto indicato, esercitando una professione regolamentata, l’agente immobiliare deve possedere conoscenze generiche su elementi di diritto, leggi, norme nazionali ed europee inerenti il settore immobiliare.

E’ necessario che conosca genericamente anche:
aspetti igienico-sanitari, ambientali energetici e di sicurezza, principi normativi in materia di edilizia e norme costruttive, tipi di assicurazione inerenti il bene immobile, procedure di finanziamento di una transazione immobiliare, elementi di costruzione e manutenzione degli immobili, contesto politico-economico nelle transazioni internazionali relativo al settore immobiliare.

Rientrano, invece, tra le
conoscenze di base le sovvenzioni, stanziamenti e incentivi fiscali relativi agli immobili, nozioni di urbanistica e sviluppo immobiliare, elementi di tutela del consumatore, termini e definizioni economico-finanziari relativi alle transazioni immobiliare, rendimento degli investimenti immobiliari, elementi di marketing immobiliare, norme edilizie attinenti i servizi degli agenti immobiliari e le norme tecniche.

Infine, tra le conoscenze approfondite la prassi evidenzia quelle relative alla
funzione sociale dell’agente immobiliare, quelle sul mercato immobiliare in cui l’agente opera, la normativa antiriciclaggio e legislazione relativa alla tutela della privacy, principi fiscali della legislazione, contrattualistica, costi d’uso e di gestione di un bene immobile, tecniche di presentazione orale e scritta, estimo e valutazione.

La prassi fa luce anche sulle competenze dell’agente immobiliare che riguardano in primis la
capacità di trasferire in modo adeguato le informazioni al cliente nel rispetto del codice deontologico e della legislazione vigente, la capacità di stimare il valore di mercato degli immobili, capacità inerenti le transazioni immobiliari come ad esempio quella di redigere contratti in materia immobiliare, la registrazione delle informazioni relative all’immobile nei pubblici registri.

Immobiliare: la certificazione delle competenze degli agenti 

La norma determina quali sono gli elementi per la certificazione delle competenze per garantire la comprovata professionalità dell’agente immobiliare. Un modo per farlo è attraverso la formazione continua.

Ogni agente immobiliare deve mantenere l’adeguato livello di conoscenza richiesto mediante uno specifico e qualificato apprendimento continuo
partecipando a corsi, seminari di studi, master, dottorati, incontri, conferenze che portino al conseguimento di un adeguato numero di crediti annuali consigliati in un numero non inferiore a 20 crediti formativi annuali.

I corsi formativi devono avere come oggetto le aree inerenti l’attività professionale dell’agente immobiliare, con particolare riferimento alle norme professionali e deontologiche,
estimo, tecniche per materiali per l’edilizia, diritto civile e tributario, marketing e comunicazione, tecnica bancaria, urbanistica, ambiente e pianificazione nel governo del territorio, principi di economia e mercato immobiliare, home staging e fotografia, valutazione degli immobili, transazioni immobiliari, aspetti ambientali ed energetici degli immobili, amministrazione aziendale.

Fonte : “Alessandra Marra”
Agenzia Immobiliare Farini
059454227