giovedì 25 settembre 2025

Quanto sono aumentati gli affitti nelle principali città italiane: i canoni per quartiere

Affitti sempre più cari in Italia. Secondo le ultime rilevazioni, infatti, la media nazionale è cresciuta del 5,5% su base annuale, attestandosi intorno ai 14,9 euro mensili al metro quadro (il livello più alto mai registrato da idealista da quando ha iniziato a monitorare il mercato nel 2012). Tuttavia, la situazione varia sensibilmente a seconda delle zone prese in analisi. Nel dettaglio, scopriamo quanto sono aumentatati i canoni di locazione nel secondo trimestre 2025, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, passando sotto la lente di ingrandimento i quartieri delle principali città italiane. La top ten dei quartieri con i maggiori rialzi Nelle prime 10 posizioni del ranking dei quartieri che hanno fatto registrare gli aumenti più considerevoli nei canoni di affitto si parla romano. A parte il distretto di Altarello-Calatafimi-Montegrappa a Palermo (che si piazza al terzo posto, con un aumento su base annua del 23% e una media di 8,60 euro/mq) e Cavoretto-Borgo Po a Torino, infatti, le altre 9 posizione sono occupate da quartieri della Capitale. I primi due gradini del podio sono occupati dal Prenestino (+27,2%) e Labaro-Prima Porta (+25,1%), con canoni al mq rispettivamente di 17,05 e 13,63 euro mensili. Quanto aumentano gli affitti nelle principali città italiane
Nel dettaglio, le città analizzate dal report sono Milano, Torino, Genova, Bologna, Firenze, Roma, Bari, Napoli, Palermo e Cagliari. La più che nutrita presenza capitolina nei primi posti del ranking si spiega con il cosiddetto “effetto Giubileo”. Molti proprietari di casa, infatti, nell’Anno Santo hanno spostato i loro immobili dal mercato degli affitti tradizionali a quello delle case vacanza. La diminuzione dell’offerta, quindi, ha inciso sull’aumento dei canoni. Non solo, perché la mancanza di immobili nelle zone centrali ha fatto aumentare anche i prezzi in periferia. Per rendersene conto basta dare uno sguardo alla top ten, dove figurano due dei principali quartieri giubilari capitolini, Prati e Garbatella-Ostiense, ma anche diversi altri distretti periferici, che hanno intercettato le ricerche dei residenti che hanno dovuto fare i conti con l’erosione dello stock nelle zone più centrali. Come accennato, fa parte della top ten, al nono posto, anche il quartiere torinese di Cavoretto-Borgo Po (+14,9%). I quartieri che aumentano di più in ogni città A Milano, la città con gli affitti più cari d’Italia, il quartiere in cui i canoni sono aumentati di più nel confronto tra il secondo trimestre 2025 e lo stesso periodo del 2024 è Vigentino-Ripamonti (+12,5 e 22,51 euro/mq), dove sorgerà il Villaggio Olimpico di Milano-Cortina 2026. Mentre a Genova si segnala il balzo di Medio Levante, che tocca un aumento dell’11,4%, per attestarsi a una media di 11,19 euro/mq. Mentre a Firenze gli aumenti cittadini più considerevoli riguardano il distretto di Isolotto-Legnaia (+10,6% e 17,62 euro/mq). Non si rilevano aumenti in doppia cifra a Bari, dove il quartiere nel quale i canoni di locazione aumentano maggiormente è Picone-Poggiofranco (+7,7% e 11,54 euro/mq). Variazione simile anche per il distretto bolognese di Mazzini-Fossolo (+7,1% e 16,29 euro/mq). I canoni di locazione nel centro storico di Cagliari, invece, sono aumentati del 5,5% nell’ultimo anno (15,97 euro/mq). Mentre a Napoli il distretto che cresce di più si trova in periferia, è Pianura-Soccavo-Camaldoli (+4,2% e 9,25 euro/mq). Più in generale, fa riflettere anche un altro dato: nelle 10 città analizzate i valori dei canoni di locazione, nell’ultimo anno, sono diminuiti in appena 13 distretti su un totale di 89 analizzati complessivamente, a ulteriore dimostrazione della tendenza rialzista su scala nazionale.

giovedì 18 settembre 2025

Bonus rifiuti 2026, in arrivo lo sconto del 25% sulla TARI: ecco a chi spetta, i requisiti e i documenti necessari

Dal 2026 arriva il bonus sociale TARI: sconto automatico del 25% per circa 4 milioni di famiglie a basso ISEE, con erogazione in bolletta e piena tutela dei dati personali. Da gennaio 2026 entrerà in vigore il bonus sociale TARI, una misura che garantirà uno sconto automatico del 25% sulla Tassa rifiuti a circa 4 milioni di famiglie italiane in situazione di disagio socio-economico. La novità è stata annunciata dall’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente (ARERA),che, con la delibera 355/2025/R/rif ha indicato le procedure digitali e le modalità da seguire per l’erogazione del bonus. La TARI: natura giuridica, presupposto impositivo e soggetti obbligati La TARI (Tassa sui Rifiuti) è un tributo comunale destinato alla copertura integrale dei costi relativi al servizio di raccolta, smaltimento e trattamento dei rifiuti solidi urbani. Introdotta dall’art. 1,commi 639 e seguenti della L. 27 dicembre 2013, n. 147 (Legge di Stabilità 2014), essa ha sostituito e accorpato i previgenti prelievi correlati alla gestione dei rifiuti, vale a dire la TIA (Tariffa di Igiene Ambientale), la TARSU (Tassa per lo Smaltimento dei Rifiuti Solidi Urbani) e la TARES (Tributo Comunale sui Rifiuti e sui Servizi). Il presupposto impositivo della TARI è rappresentato dal possesso o dalla detenzione, a qualsiasi titolo, di locali o aree scoperte, suscettibili di produrre rifiuti urbani. Sono, pertanto, soggetti passivi del tributo le persone fisiche e giuridiche che utilizzano immobili a destinazione abitativa, commerciale, direzionale o mista, quali abitazioni, uffici, esercizi commerciali, attività produttive e terreni suscettibili di utilizzo. Sono escluse dall’obbligo di pagamento le aree scoperte pertinenziali o accessorie a locali tassabili, purché non operative, nonché le parti comuni condominiali che non siano detenute o occupate in via esclusiva da alcuno. In presenza di contratto di locazione, l’obbligo tributario grava sull’inquilino qualora il contratto abbia durata superiore a sei mesi, anche non continuativi, nel corso dell’anno solare; per i contratti di durata pari o inferiore a tale soglia, l’obbligazione tributaria rimane in capo al proprietario dell’immobile. Beneficiari e modalità di erogazione Il beneficio previsto dalla delibera ARERA è rivolto:a famiglie con ISEE inferiore a 9.530 euro; a famiglie numerose (con almeno quattro figli a carico) con ISEE fino a 20.000 euro. Per beneficiare del bonus non è necessario presentare alcuna domanda, ma è sufficiente aver compilato la DSU (Dichiarazione Sostitutiva Unica) da presentare all’INPS nel 2025. I dati ISEE saranno incrociati in automatico — tra INPS, Acquirente Unico, ANCI-SGATE, CSEA e gestori del servizio rifiuti — per applicare lo sconto sulla Tari del 2026. L’applicazione dello sconto sarà automatica e avverrà direttamente in bolletta. Lo slittamento temporale deriva dal fatto che la TARI viene calcolata nei primi mesi dell’anno successivo a quello considerato dall’ISEE, che invece può essere presentato in qualsiasi momento dell’anno precedente. Il bonus, che si affianca a quelli già attivi per luce, gas e acqua, punta a rafforzare la tutela delle fasce più fragili della popolazione. Privacy e tutela dati ARERA assicura che tutte le informazioni personali saranno trattate nel pieno rispetto del GDPR, con supervisione del Garante per la protezione dei dati. L’Autorità ha, infatti, stabilito specifici obblighi informativi per garantire trasparenza e tracciabilità delle somme erogate. Impatto e benefici economici stimati Secondo alcune stime, lo sconto del 25% sulla Tari riguarderà circa 4 milioni di nuclei familiari con ISEE sotto soglia, con una significativa riduzione delle spese per chi è più vulnerabile economicamente. Secondo i dati raccolti da ARERA, la spesa media annua per la Tari nel 2023 si aggirava sui 311 euro per nucleo familiare tipo (3 persone e 100 mq), con punte fino a quasi 600 euro in alcune città del Sud. Quindi, lo sconto del 25% potrebbe tradursi in risparmi tra i 50 e 150 euro all’anno per famiglia, a seconda del territorio di residenza.

giovedì 11 settembre 2025

LE CITTA' PIU' ECONOMICHE DOVE COMPRARE CASA

I prezzi delle case usate in Italia, secondo le ultime rilevazioni di luglio 2025, hanno fatto registrare un aumento dello 0,3%, attestandosi a un valore medio di 1.833 euro al metro quadro. Oltre ai mercati delle principali città italiane, le quotazioni restano proibitive anche nelle più esclusive località turistiche. Tuttavia, in ben 15 capoluoghi il prezzo richiesto da chi vende casa è inferiore a 1.000 euro/mq. Scopriamo dove si trovano i centri più economici per chi è alla ricerca di una prima o una seconda casa lontana dalla città (sono ben 59 le città in cui i valori degli immobili sono sotto la media nazionale). I capoluoghi in cui le case costano meno di 1.000 euro/mq Sul totale dei 102 capoluoghi monitorati, sono ben 15 le città italiane in cui la media dei prezzi delle case usate sul mercato è inferiore ai 1.000 euro/mq. Sul podio troviamo Caltanissetta (674 euro/mq), seguita da un’altra città siciliana, Ragusa (712 euro/mq), e dalla piemontese Biella (772 euro/mq). Sotto il muro degli 800 euro segnaliamo anche Reggio Calabria (793 euro/mq), primo comune calabrese che incontriamo in classifica. I capoluoghi più economici per comprare casa in Italia
In linea generale, i Capoluoghi con prezzi delle case al di sotto dei 1.000 euro/mq si trovano quasi tutti nel meridione, a eccezione della già citata Biella e Vercelli, sempre in Piemonte, dove per comprare un immobile ci vogliono in media 947 euro/mq. La città più economica del Molise è Isernia (864 euro/mq), mentre in Puglia è Taranto (927 euro/mq). Capoluoghi dove le case costano meno della media nazionale Più in generale, in 59 città si rilevano valori degli immobili sotto la media nazionale (1.833 euro al metro quadro) rilevata a luglio 2025. In Abruzzo, la più economica è Chieti (950 euro/mq). Mentre nel Lazio è Frosinone 1.042 (euro.mq). Spostando la ricerca in Sardegna, segnaliamo Nuoro, dove in media per una casa in vendita vengono richiesti 1.112 euro/mq. Mentre il capoluogo veneto più abbordabile per chi è alla ricerca di una casa da acquistare è Rovigo (1.137 euro/mq). Il primato nelle Marche, invece, spetta a Macerata (1.171 euro/mq), mentre la città più economica del Friuli-Venezia Giulia è Gorizia (1.192 euro/mq). A Perugia, capoluogo di regione dell’Umbria e città universitaria, la richiesta media è di 1.202 euro/mq). Continuando a scorrere la classifica, in trentanovesima posizione, incontriamo anche la prima città lombarda: si tratta di Cremona, dove per comprare una casa usata ci vogliono in media 1.316 euro/mq. Genova è il capoluogo meno dispendioso per comprare casa in Liguria, con un prezzo richiesto che si aggira intorno ai (1.421 euro/mq). In Emilia-Romagna sono due le città più economiche, in cui i prezzi si equivalgono sostanzialmente: Ferrara (1.557 euro/mq) e Forlì (1.593 euro/mq). Mentre per la prima città toscana del ranking bisogna arrivare fino alla posizione 55, dove troviamo Arezzo (1.684 euro/mq).