Comprare casa per i giovani: da passaggio imprescindibile a scelta di vita troppo impegnativa.
L’acquisto di un’abitazione è sicuramente cosa di per sé non facile per i giovani d’oggi. Ma neppure così ambita, a quanto pare.
È quanto emerge da un’indagine Doxa per Idealista che fornisce uno spaccato sulla preferenza tra acquisto e affitto dell’abitazione per i giovani che vanno a vivere fuori casa dei genitori.
Se per le generazioni uscite di casa negli anni ’70 e ’80 la proprietà era l’approdo preferito da chi poteva permetterselo, oggi appare a sempre più giovani come una scelta troppo rigida e impegnativa.
Acquistare o affittare? L’evoluzione del rapporto con la casa per i giovani italiani
Un recente
sondaggio Doxa per il portale immobiliare Idealista, condotto su un campione di 1.000 persone, ha cercato di fornire uno spaccato multi-generazionale sul rapporto tra giovani e casa.
Quando i giovani italiani escono di casa, preferiscono l’affitto o l’acquisto? Questo il tema sul quale l’interessante indagine ha fatto luce. Mostrando un trend evolutivo che fa riflettere.
Le generazioni cresciute nell’immediato dopoguerra, grazie al diffondersi della ricchezza durante il cosiddetto Boom Economico, avevano progressivamente visto aumentare le possibilità di acquistare un’abitazione fin da giovani.
Uscire da scuola presto. Trovare un lavoro stabile, che ci avrebbe accompagnato per tutta la vita. Sposarsi e costruire o comprare casa, il luogo dove vivere per il resto della propria vita. Questo l’iter, pressoché irrinunciabile, per chi raggiungeva la maggiore età e l’indipendenza economica negli anni Sessanta e Settanta.
L’acquisto della casa era un passaggio fondamentale, per chi poteva permetterselo. L’aspirazione o il sogno, per chi non poteva permetterselo.
Quasi la metà (46%) dei “baby boomers”, i figli del miracolo economico italiano del dopoguerra, già dal momento dell’uscita di casa dei genitori, sceglievano di farlo comprandone una per sé.
Situazione analoga a quella riscontrabile per i giovani della “generazione X”; ovvero, semplificando, tutti quelli nati dalla metà degli anni Sessanta alla fine degli anni Settanta. 47% la quota di coloro che fin dalla prima esperienza di vita fuori dal nido familiare andavano a vivere sotto un tetto di proprietà.
I ventenni e trentenni degli anni Ottanta e Novanta risultano ancora pienamente ancorati alla mentalità tipica italiana della casa di proprietà come bene rifugio, del mattone come deposito sicuro dei risparmi di una vita.
Radicale il cambiamento del modo di considerare la casa per i cosiddetti Millennials, ovvero dei venti-trentenni di oggi. Generazione alla quale, con piacere, ho scoperto di fare – seppure ancora per poco – parte! E io che già mi sentivo vecchio…
Ben il 66%, ovvero 2 su 3, dichiarano di aver scelto l’affitto come prima soluzione abitativa indipendente rispetto all'abitazione della famiglia di provenienza. Un dato che mostra l’evidente ridimensionamento del fascino della casa di proprietà per l’ultima generazione di venti-trentenni.
Ma perché questo cambiamento? E soprattutto: la rivalutazione dell’affitto per i giovani è destinata a passare o può considerarsi un’evoluzione duratura?
Due categorie di fattori ci indicano che questa maggiore preferenza dei giovani per l'affitto potrebbe essere un cambiamento di lungo periodo per la nostra società.
L’affitto “per necessità”: l’alternativa obbligata per chi non riesce a comprare casa ma vuole indipendenza
L’affitto in questi anni è stato il paracadute per i tanti giovani che volevano comprare casa, ma si sono visti chiudere la porta in faccia dalle banche nel momento in cui chiedevano un mutuo.
È il cosiddetto “affitto per necessità”: prendo una casa in locazione perché non posso permettermi di comprare una casa tutta mia.
Una situazione che, con la crisi del mercato immobiliare delle compravendite che ha coinvolto il nostro paese dal 2008 in avanti, ha riguardato milioni di giovani.
Ora le cose sembrano andare meglio. Nel 2016 le compravendite hanno segnato una buona ripresa, raggiungendo le 517.164. Rispetto ai minimi di scambio toccati nel 2013 (403.124 immobili residenziali compravenduti), abbiamo recuperato oltre 100.000 transazioni.
Certo, nulla a che vedere con i livelli di mercato di dieci anni fa, quando ogni anno erano oltre 800.000 le case che venivano vendute in Italia.
E proprio questa rimane la criticità: quanto è credibile pensare di tornare ai livelli pre-crisi in pochi anni? E quanto è credibile che siano soprattutto i giovani, la generazione più colpita dal fenomeno della precarietà, a poter guidare la ripresa delle compravendite?
Proprio per questo il fenomeno della locazione “per necessità” non pare destinato a sparire.
C’è anche un altro ordine di considerazioni, un po’ meno evidenti ma altrettanto importanti, che ci fanno ritenere che le compravendite perse non siano facilmente recuperabili. E che gli “affitti per necessità” non siano un fenomeno poi tanto passeggero.
Lo scorso anno sono stati erogati mutui per l’acquisto di abitazioni per quasi 50 miliardi di euro, pari a più del doppio di quelli concessi dalle banche alle famiglie italiane nel 2013 (poco più di 21 miliardi). Ma perché così tanti mutui in più? È una tendenza destinata a rimanere?
Speriamo! Sta di fatto che oggi i tassi di interesse si aggirano attorno allo zero (se non qualcosa meno, per i titoli del debito pubblico più sicuri!).
Rispetto a prima, la convenienza per le banche a concedere mutui alle famiglie piuttosto che a finanziare Stati sovrani acquistando titoli del debito pubblico è molto maggiore. Il “giochino” che hanno fatto tante banche (attingere liquidità dalla Banca Centrale Europea a tassi bassissimi ed investirli nei titoli sovrani piuttosto che nell’economia reale) non vale più la candela.
Tuttavia, i tassi di interesse nulli che caratterizzano questa fase di mercato non possono durare tanto a lungo, e non è affatto scontato che le banche non ricomincino nuovamente a preferire altre forme di impiego percepite come meno rischiose. Le basi sulle quali si fonda la ripresa delle compravendite non è poi così solida, a ben vedere.
L’affitto “per scelta”: la casa di proprietà non garantisce la flessibilità che cercano i giovani d’oggi
Fino a pochi decenni fa, lo abbiamo visto, chi non usciva di casa comprandosene una propria lo faceva solo perché non poteva proprio permetterselo. La mentalità diffusa portava a considerare la proprietà come unica vera risposta all’esigenza della casa.
Ci sono passato anch’io, quando mi sono sentito dire da mio padre l’immancabile frase “ma perché devi buttare via i soldi nell’affitto?”.
Un mantra, quello del buttare via i soldi dell’affitto, per chi, come lui, è cresciuto sapendo che, una volta che avessi messo da parte il necessario, conveniva comprare la casa, che poi ti sarebbe andata bene per tutto il resto della vita. Quel passaggio conveniva farlo prima possibile, per non doverci più pensare.
Eppure io, come tanti altri giovani Millennials (ci ho preso gusto a sentirmi giovane, ora che ho scoperto di esserlo!), la vedevo diversamente.
Perché comprare casa è una scelta impegnativa. Vuol dire accollarsi un mutuo che rimarrà compagno fedele per venti o trent’anni. Prendersi un impegno forte, senza però godere di una serie di garanzie che le generazioni precedenti potevano considerare pressoché scontate.
• Il luogo dove si abita rimarrà lo stesso nel tempo?
Se i nostri genitori, una volta trovato lavoro e messa su famiglia, potevano stare praticamente certi che quella sarebbe stata la città, o il territorio, in cui avrebbero passato il resto dei propri giorni, oggi le cose sono cambiate.
La mobilità sociale è aumentata, soprattutto per i giovani, e spostarsi da una città all’altra, ma anche da una regione all’altra (se non, persino, trasferirsi all’estero) è molto più frequente che per i giovani delle precedenti generazioni.
Molte possono essere le motivazioni; fra tutte, sicuramente spiccano quelle legate ad opportunità di studio e lavoro. Ma, perché no?, nella società odierna è molto più frequente, soprattutto da giovani, spostarsi per seguire le proprie aspirazioni. Per molti non è più un sogno irrealizzabile il potersi trasferire nel posto in cui si è sempre desiderato vivere.
Comprare casa significa doversi legare da uno specifico luogo per un orizzonte temporale indefinito. Oppure andare incontro, in caso di necessità o desiderio di spostarsi, a forti costi reali o potenziali: la non generosa imposizione fiscale, il costo del notaio e dell’eventuale agenzia immobiliare, oltre al rischio di forti svalutazioni dell’immobile in caso di vendita in un momento di congiuntura negativa dei prezzi (pensate a chi aveva comprato nel 2006 e oggi deve vendere casa!).
L'affitto è una forma meno rigida di vivere e abitare, di fronte a prospettive di vita più flessibili di prima.
• Gli spazi abitativi necessari oggi rimarranno gli stessi nel tempo?
Comprare casa una volta usciti dal nido familiare, per un giovane, significa avere già le idee ben chiare sul proprio futuro familiare.
Per chi è single non è senz’altro facile prevedere come evolverà la propria condizione familiare nel tempo. Così come per le giovani coppie: la previsione di se e quanti fiocchi azzurri o rosa arriveranno sul portone di casa non è sempre facile da fare. Né è possibile acquistare una soluzione abitativa ben più larga delle proprie esigenze, soprattutto dove i costi sono proibitivi, come nelle grandi città.
Meglio, per molti, una casa in affitto: sia per chi, single o in una coppia ancora non consolidata, vuole valutare meglio come si evolvono le cose, in attesa di orizzonti più chiari; sia per chi fa parte di una coppia stabile e desidera sperimentare una convivenza in un immobile in locazione, prima di cercare un alloggio di proprietà.
Infine, è necessario evidenziare anche chi ricorre all’affitto per l’esigenza opposta, ovvero quella di ridurre spazi e costi: pensiamo a chi deve trovare una nuova sistemazione perché si separa o divorzia. Come sappiamo, non è un fenomeno marginale: il nostro paese ha visto aumentare esponenzialmente la “flessibilità familiare” rispetto a qualche decennio fa. Spesso, per chi si trova nella categoria dei “single di ritorno”, la casa in affitto può essere la soluzione più pratica, economica e veloce.
Molti, come abbiamo visto, sono i fattori evolutivi della nostra società che coinvolgono, aumentandone le dimensioni, il mercato dell’affitto in Italia.Che la società liquida del tanto citato (spesso a sproposito!) Zygmunt Bauman stia arrivando ad avere effetti anche sul mercato immobiliare?
O, più semplicemente,
che il mito della casa di proprietà a tutti i costi stia svanendo?