Nonostante l'aumento delle compravendite registrato nel 2015 e nel primo
trimestre del 2016, secondo l'indagine sulle famiglie di Nomisma,
quest'anno si assiste a un sostanziale "raffreddamento" delle intenzioni di
acquisto degli italiani, con una domanda potenziale passata da 2,5 a 2 milioni
di famiglie. Le condizioni del mercato favorevoli, con mutui e prezzi quanto mai vantaggiosi, non sono infatti
sufficienti a contrastare la debolezza economica e l'erosione dei redditi dei
nostri connazionali.
Si raffreddano le intenzioni di acquisto
Pur in presenza di un aumento delle compravendite nel 2015 (+6,5% rispetto al
2014) e nel primo trimestre 2016 (+20,6% rispetto al primo trimestre 2015),
l’indagine restituisce un parziale “raffreddamento” delle intenzioni d’acquisto
di abitazioni dichiarate all’inizio del 2016, dopo l’entusiasmo espresso nel
2015 (le famiglie interessate sono passate dal 12,2% all’8,8%).
Ciò si estrinseca in un parziale “raffreddamento” delle intenzioni di
acquisto di abitazioni registrato nel 2016 rispetto all’ “entusiasmo”
manifestato nel 2015 (8,8% rispetto al 12,2%). La flessione più rilevante si
riscontra in corrispondenza dei nuclei che esprimono “un’intenzione di acquisto
nei prossimi mesi” passati dall’8,8% al 5,5%. Una riduzione di domanda
potenziale – da 2,5 a 2 milioni di famiglie – dovuta dalla mancanza di
condizioni finanziarie prospettiche adeguate.
I giovani dipendenti dal background familiare
Dallo studio realizzato da Nomisma sulla situazione delle famiglie italiane
2016 emerge la fotografia di un processo di polarizzazione. Si rafforza in
maniera preoccupante la dipendenza tra il background familiare e la capacità reddituale delle giovani generazioni: l’Italia è uno
tra i paesi OCSE in cui maggiormente i redditi dei figli sono correlati a quelli
dei genitori.
Anche le città e i territori sperimentano processi di polarizzazione
determinati soprattutto dalle capacità delle realtà urbane di essere attrattive.
Questo trova conferma nel fenomeno – per Nomisma – di dimensioni epocali che
vede un’ampia percentuale di studenti delle scuole secondarie che vorrebbero
vivere all’estero: il 42,6% del totale dei ragazzi di cittadinanza italiana e il
46,5% dei ragazzi di cittadinanza straniera.
Nomisma conferma i modesti miglioramenti delle condizioni economiche delle
famiglie osservati da Istat, ma nella prima parte del 2016 sembra
essere
aumentata la consapevolezza delle fragilità del sistema Paese e della
transitorietà di alcuni innegabili segnali positivi registrati nell’ultimo anno
(dalla caduta dei prezzi delle materie prime a quello degli sgravi contributivi
sulle nuove assunzioni). Il miglioramento delle condizioni economiche delle
famiglie è certificato – se pur in maniera tutt'altro che marcata – dall’aumento
del numero medio di persone che all’interno dei nuclei percepiscono un
reddito.
Nonostante ciò, il
clima che Nomisma rileva è di sostanziale
“congelamento”, con un rallentamento delle intenzioni di acquisto della
casa – in particolare come bene di investimento – e con un incremento della
percentuale di famiglie che non riescono a risparmiare (passate da 31,9% a 37%).
In definitiva, il lieve miglioramento dal punto di vista reddituale finisce per
alimentare i consumi a scapito del risparmio e di scelte di investimento di
medio-lungo termine.
Nel 2016 la domanda residenziale è massicciamente rappresentata da una
componente di acquisto di seconda casa per uso familiare. È quindi evidente che
questo stia avvenendo grazie al supporto che le famiglie di origine garantiscono
ai figli, superando così il gap che rende difficile per la gran parte dei
giovani nuclei affrontare l’investimento per l’acquisto di una
abitazione.
Una famiglia su quattro in difficoltà nel pagare il mutuo
Nomisma registra inoltre un aumento rispetto alla dipendenza delle famiglie
da mutui, domanda
solo parzialmente assecondata dal mondo bancario. A questo proposito la rete
familiare continua a svolgere un ruolo estremamente rilevante per colmare i
bisogni sociali e finanziari delle nuove generazioni. Considerando sempre i
mutui un quadro di fragilità si denota anche rispetto ai pagamenti in essere:
nel corso di un anno si è passati dal 14,4% al 22,8% di famiglie che dichiarano
difficoltà a far fronte al mutuo. Quasi una famiglia su quattro con un
potenziale aumento di stock di sofferenze bancarie (non performing loans), dopo
che per anni la capacità di tenuta su questo fronte era stata nettamente
superiore a quella delle imprese.
L’interesse da parte dei nuclei nei confronti della casa rimane forte, ma
con un approccio più “presentista” sia sull’acquisto, sia sulle
ristrutturazioni. La percezione di transitorietà dei fattori positivi
che hanno accresciuto il reddito disponibile nell’ultimo anno non consente alle
famiglie di costruire scelte di investimento su un orizzonte temporale lungo,
inducendole al più verso la rinegoziazione del mutuo o verso il mercato delle
riqualificazioni.
Nel 2015 gli acquisti di abitazioni hanno riguardato 1,8% del totale
delle famiglie (464 mila). Il dato è in linea con i due anni
precedenti, seppur in virtù di un aumento di seconde case per uso del nucleo
familiare plausibilmente per far fronte ai bisogni delle nuove generazioni. Il
dato relativo alla domanda potenziale di seconde case per uso familiare è
nell'ordine del 48,6% rispetto al 35,4% del 2015.
La fatica delle famiglie a sostenere spese di importo considerevole si
riflette anche sulle intenzioni di ristrutturazione per il prossimo anno: Nomisma
evidenzia come solo una famiglia su quattro intende procedere con investimenti
di ristrutturazione e di queste il 40% dichiara che ricorrerà a un prestito
bancario per sostenere l'investimento. Per l’Istituto bolognese questa
situazione dovrebbe indurre il mondo dell’industria e della finanza a offrire
prodotti e liquidità per alimentare un potenziale mercato non pienamente
concretizzato. Un dato interessante riguarda la contrazione della componente di
investimento, passata dal 16,1% del 2015 all’8,2% del 2016, a favore di
motivazioni di acquisto “prima casa” o “seconda casa ad uso del nucleo
familiare”.
I nuclei interessati ad acquistare un’abitazione si sono ridotti nell’ultimo
anno di circa 500 mila unità, passando da 2,5 a 2 milioni. La
propensione all’acquisto di un’abitazione nei prossimi mesi è più marcata tra i
nuclei a reddito medio basso e più vulnerabili dal punto di vista finanziario.
Rientrano in questa categoria i genitori soli con figli che hanno necessità di
acquistare la casa a fronte di condizioni economiche precarie (14,6%) e giovani
che hanno bisogno del supporto della famiglia di origine per l’acquisto
dell’abitazione (13,6%).
E’ interessante segnalare che i giovani nella classe 18-34 anni che
intendono acquistare casa hanno un’occupazione, vivono da soli o
appartengono a famiglie poco numerose (genitori soli con figli) risiedono
attualmente in affitto e possono contare su discrete disponibilità economiche
(reddito per componente superiore a 1.500 euro). Rientrano in questa classe
anche il gruppo di giovani che vive presumibilmente ancora con la famiglia
d’origine in contesti familiari numerosi (4 e più componenti) che non intende
comprare casa a causa di un lavoro precario e di limitate disponibilità
economica (reddito per componente fino a 500 euro).
Passando alla componente di domanda di mutuo non soddisfatta, il 73% delle
domande non accolte riguarda la mancanza di garanzie sufficienti. Le domande
respinte riguardano anche i rifiuti che le banche compiono a livello informale
ancor prima di aprire un’istruttoria. La domanda non accolta riguarda in
particolare i genitori singoli con figli (7,6% della categoria) e nuclei
numerosi (6,1% della categoria) con disponibilità economiche esigue.
Gli impieghi finanziari riguardanti l’investimento immobiliare indiretto
coinvolgono il 44,9% dei nuclei (oltre 11 milioni di famiglie) ma solo il 2,9%
di esse (oltre 740mila famiglie) dichiara di essere in possesso di prodotti
finanziari legati al settore come ad esempio società immobiliari, quote fondi
etc.
da "Idealista"
Agenzia Farini
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