I prezzi delle case in Italia sono inferiori del 2% rispetto al potere d'acquisto degli stipendi
In
Italia i valori delle case dovrebbero aumentare del 2% per
aggiustarsi al reale potere d'acquisto degli italiani. A dirlo è il
prestigioso settimanale The Economist, che nel suo rapporto sul
mercato immobiliare relativo al 2016 evidenzia come gli immobili nel
nostro Paese sono svalutati del
2% in rapporto agli stipendi netti e
del
7%
in relazione al rapporto tra prezzo dell'affitto e prezzo
dell'acquisto.
Per
misurare l'equilibrio dei prezzi The Economist utilizza due fattori:
-
Prince to income -Mette
in relazione il prezzo di acquisto di una casa
con
gli stipendi medi degli italiani. Analizza quella che viene definita
come accessibilità, misurata in base al reddito disponibile al
netto delle tasse. In questo caso i prezzi delle case dovrebbero
aumentare del 2%.
-
Price to rent -
Si mette in relazione il prezzo medio dell'affitto con il prezzo
medio dell'acquisto. In teoria, se i due fattori sono in equilibrio
il rapporto è zero. Nel caso dell'Italia, the economist indica che
il rapporto è superiore del 7%. Si tratta di un valore che gli
economisti usano come riferimento, ma presuppone un mercato che
funziona in modo diverso da quello italiano, in cui la relazione tra
proprietari e affittuari è decisamente sproporzionata verso i primi.
Il
nostro Paese non è l'unico con proprietà svalutate. In Germania la
svalutazione è del 4%, mentre in Giappone addirittura del 31%.
All'estremo opposto abbiamo delle case sopravalutate soprattutto in
Nuova Zelanda, Australia, Canada e Spagna.
In
Italia continua la flessione dei prezzi delle case che sono diminuiti
dell'1,1% nel 2016 e del 25,7 rispetto al quarto trimestre del 2007
che si considera il punto più alto della crescita dei prezzi delle
case.
Fonte:
Idealista
da
Agenzia Farini
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