Si
può affittare un ufficio come abitazione?
Se
l’uso dell’appartamento è diverso rispetto alla categoria
catastale si rischiano serie sanzioni fiscali, ma non penali.
Sei
proprietario di un immobile accatastato a uso ufficio che, da diverso
tempo, è vuoto e inutilizzato non avendo sino ad oggi trovato alcun
interessato all’affitto. Secondo l’agenzia immobiliare, le
ragioni dello scarso appeal
sono
probabilmente collegate alla dimensione e alla collocazione
geografica, poco appetibile per un uso professionale. Più facile
sarebbe trovare un inquilino qualora l’appartamento venisse adibito
a casa privata. Ma lo puoi fare? Si
può affittare un ufficio come abitazione?
Cerchiamo di fare il punto della situazione.
La
medesima questione potrebbe porsi anche in senso inverso: si può
affittare un’abitazione come ufficio? Cosa rischieresti se, un
giorno, la polizia municipale dovesse accorgersi che, al posto di un
negozio o di uno studio di avvocati o commercialisti,
nell’appartamento vi vive una famiglia?
Cerchiamo
di fare il punto della situazione tenendo conto che la soluzione che
prospetteremo qui di seguito vale per entrambi i casi ossia:
affittare
un ufficio come abitazione
oppure affittare una abitazione come ufficio.
Ma
procediamo con ordine.
Accatastamento:
è vincolante?
Il
contratto di affitto, come noto, deve essere registrato presso
l’Agenzia delle Entrate a cura del locatore, entro 30 giorni dalla
sottoscrizione (la giurisprudenza oggi ammette anche una
registrazione tardiva con effetto retroattivo e sanante).
Questo
adempimento si svolge ormai in forma telematica.
Il
contratto di locazione non registrato è inesistente: non esplica
cioè i suoi tipici effetti. Con la conseguenza che il locatore potrà
sciogliere in qualsiasi momento il contratto, obbligando l’inquilino
ad andare via, ma non potendo a tal fine usare la normale – e più
rapida – procedura di sfratto. Allo stesso modo, l’inquino
potrebbe anche smettere di pagare i canoni concordati, non essendo
obbligato alle clausole contrattuali; in tal caso il locatore potrà
esigere comunque una indennità per l’occupazione. Inoltre, in caso
di recesso, non è dovuto il preavviso.
Quando
si registra il contratto di affitto è obbligatorio indicare i dati
catastali dell’immobile [1].
È sulla base infatti di tali indicazioni che viene calcolata
l’imposta di registro dovuta per la registrazione nonché la
successiva imposta sui rifiuti (la Tari) che verserà il
proprietario.
Chi
indica una categoria
catastale diversa da quella reale,
quindi, commette un’evasione fiscale, non già un reato.
Le
conseguenze per chi non indica la destinazione catastale
dell’immobile all’atto della registrazione dell’affitto sono:
- il recupero a tassazione dell’imposta effettivamente dovuta;
- una sanzione da un minimo del 120 a un massimo del 240% dell’imposta dovuta.
Si
può affittare un ufficio come appartamento?
La
legge non vieta espressamente di utilizzare un ufficio ad uso
appartamento e viceversa, ma a questa soluzione si arriva ugualmente
in via interpretativa dalle norme che abbiamo appena citato [1].
In particolare, un diverso uso di un immobile rispetto alla categoria
catastale indicata nel contratto è equiparato all’omessa
indicazione della categoria catastale. Dunque le sanzioni sono le
medesime che abbiamo visto sopra:
- verrà innanzitutto richiesta la differenza delle imposte non versate dal proprietario. Come noto, infatti, l’Imu e la Tari sono calcolate sulla base dell’uso dell’immobile. Si tenga tuttavia presente che il recupero dell’imposta può spingersi solo agli ultimi 5 anni, oltre i quali invece si forma la prescrizione;
- l’importo dovuto a titolo di differenza d’imposta viene maggiorato di una sanzione che va da un minimo del 120% a un massimo del 240%.
Si
tratta, insomma, di un costo assai rilevante per il contribuente che
ha sfruttato l’immobile per un uso diverso da quello dichiarato.
Dunque,
la destinazione
catastale è vincolante.
Pertanto, non è possibile affittare l’immobile per un uso
differente rispetto a quello riportato nel contratto stesso. Né è
possibile indicare falsamente nel contratto di locazione una
categoria catastale differente da quella effettiva.
E
se l’inquino destina l’ufficio a uso abitazione senza dire
nulla?
Cosa
potrebbe succedere se il locatore, affidando l’immobile secondo la
sua effettiva destinazione, e quindi nel rispetto della legge,
dovesse scoprire che l’inquilino lo ha invece destinato a un uso
diverso (quindi usando l’ufficio come abitazione privata)?
In
tale ipotesi si verificherebbe una violazione delle norme
contrattuali che garantirebbero al locatore di richiedere lo sfratto.
Come
affittare un ufficio a uso abitativo
L’unico
modo per affittare un ufficio a uso abitativo è cambiare
la destinazione d’uso.
In altre parole il locatore, prima di sottoscrivere il contratto,
dovrà eseguire una variazione
catastale.
Infine, dovrà essere indicata la nuova categoria catastale nel
contratto di locazione.
note
[1]
Art. 19 DL n. 78/2010: «la richiesta di registrazione di contratti,
scritti o verbali, di locazione o affitto di beni immobili esistenti
sul territorio dello Stato e relative cessioni, risoluzioni o
proroghe anche tacite, deve contenere anche l’indicazione dei dati
catastali degli immobili.
La
mancata o errata indicazione dei dati catastali è considerata fatto
rilevante ai fini dell’applicazione dell’imposta di registro ed è
punita con la sanzione prevista dall’articolo 69 del decreto del
presidente della Repubblica 26 aprile 1986, n. 131».
Articolo visto Su " La Legge è uguale per tutti"
Agenzia Immobiliare Farini
059454227
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