giovedì 25 settembre 2025

Quanto sono aumentati gli affitti nelle principali città italiane: i canoni per quartiere

Affitti sempre più cari in Italia. Secondo le ultime rilevazioni, infatti, la media nazionale è cresciuta del 5,5% su base annuale, attestandosi intorno ai 14,9 euro mensili al metro quadro (il livello più alto mai registrato da idealista da quando ha iniziato a monitorare il mercato nel 2012). Tuttavia, la situazione varia sensibilmente a seconda delle zone prese in analisi. Nel dettaglio, scopriamo quanto sono aumentatati i canoni di locazione nel secondo trimestre 2025, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, passando sotto la lente di ingrandimento i quartieri delle principali città italiane. La top ten dei quartieri con i maggiori rialzi Nelle prime 10 posizioni del ranking dei quartieri che hanno fatto registrare gli aumenti più considerevoli nei canoni di affitto si parla romano. A parte il distretto di Altarello-Calatafimi-Montegrappa a Palermo (che si piazza al terzo posto, con un aumento su base annua del 23% e una media di 8,60 euro/mq) e Cavoretto-Borgo Po a Torino, infatti, le altre 9 posizione sono occupate da quartieri della Capitale. I primi due gradini del podio sono occupati dal Prenestino (+27,2%) e Labaro-Prima Porta (+25,1%), con canoni al mq rispettivamente di 17,05 e 13,63 euro mensili. Quanto aumentano gli affitti nelle principali città italiane
Nel dettaglio, le città analizzate dal report sono Milano, Torino, Genova, Bologna, Firenze, Roma, Bari, Napoli, Palermo e Cagliari. La più che nutrita presenza capitolina nei primi posti del ranking si spiega con il cosiddetto “effetto Giubileo”. Molti proprietari di casa, infatti, nell’Anno Santo hanno spostato i loro immobili dal mercato degli affitti tradizionali a quello delle case vacanza. La diminuzione dell’offerta, quindi, ha inciso sull’aumento dei canoni. Non solo, perché la mancanza di immobili nelle zone centrali ha fatto aumentare anche i prezzi in periferia. Per rendersene conto basta dare uno sguardo alla top ten, dove figurano due dei principali quartieri giubilari capitolini, Prati e Garbatella-Ostiense, ma anche diversi altri distretti periferici, che hanno intercettato le ricerche dei residenti che hanno dovuto fare i conti con l’erosione dello stock nelle zone più centrali. Come accennato, fa parte della top ten, al nono posto, anche il quartiere torinese di Cavoretto-Borgo Po (+14,9%). I quartieri che aumentano di più in ogni città A Milano, la città con gli affitti più cari d’Italia, il quartiere in cui i canoni sono aumentati di più nel confronto tra il secondo trimestre 2025 e lo stesso periodo del 2024 è Vigentino-Ripamonti (+12,5 e 22,51 euro/mq), dove sorgerà il Villaggio Olimpico di Milano-Cortina 2026. Mentre a Genova si segnala il balzo di Medio Levante, che tocca un aumento dell’11,4%, per attestarsi a una media di 11,19 euro/mq. Mentre a Firenze gli aumenti cittadini più considerevoli riguardano il distretto di Isolotto-Legnaia (+10,6% e 17,62 euro/mq). Non si rilevano aumenti in doppia cifra a Bari, dove il quartiere nel quale i canoni di locazione aumentano maggiormente è Picone-Poggiofranco (+7,7% e 11,54 euro/mq). Variazione simile anche per il distretto bolognese di Mazzini-Fossolo (+7,1% e 16,29 euro/mq). I canoni di locazione nel centro storico di Cagliari, invece, sono aumentati del 5,5% nell’ultimo anno (15,97 euro/mq). Mentre a Napoli il distretto che cresce di più si trova in periferia, è Pianura-Soccavo-Camaldoli (+4,2% e 9,25 euro/mq). Più in generale, fa riflettere anche un altro dato: nelle 10 città analizzate i valori dei canoni di locazione, nell’ultimo anno, sono diminuiti in appena 13 distretti su un totale di 89 analizzati complessivamente, a ulteriore dimostrazione della tendenza rialzista su scala nazionale.

giovedì 18 settembre 2025

Bonus rifiuti 2026, in arrivo lo sconto del 25% sulla TARI: ecco a chi spetta, i requisiti e i documenti necessari

Dal 2026 arriva il bonus sociale TARI: sconto automatico del 25% per circa 4 milioni di famiglie a basso ISEE, con erogazione in bolletta e piena tutela dei dati personali. Da gennaio 2026 entrerà in vigore il bonus sociale TARI, una misura che garantirà uno sconto automatico del 25% sulla Tassa rifiuti a circa 4 milioni di famiglie italiane in situazione di disagio socio-economico. La novità è stata annunciata dall’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente (ARERA),che, con la delibera 355/2025/R/rif ha indicato le procedure digitali e le modalità da seguire per l’erogazione del bonus. La TARI: natura giuridica, presupposto impositivo e soggetti obbligati La TARI (Tassa sui Rifiuti) è un tributo comunale destinato alla copertura integrale dei costi relativi al servizio di raccolta, smaltimento e trattamento dei rifiuti solidi urbani. Introdotta dall’art. 1,commi 639 e seguenti della L. 27 dicembre 2013, n. 147 (Legge di Stabilità 2014), essa ha sostituito e accorpato i previgenti prelievi correlati alla gestione dei rifiuti, vale a dire la TIA (Tariffa di Igiene Ambientale), la TARSU (Tassa per lo Smaltimento dei Rifiuti Solidi Urbani) e la TARES (Tributo Comunale sui Rifiuti e sui Servizi). Il presupposto impositivo della TARI è rappresentato dal possesso o dalla detenzione, a qualsiasi titolo, di locali o aree scoperte, suscettibili di produrre rifiuti urbani. Sono, pertanto, soggetti passivi del tributo le persone fisiche e giuridiche che utilizzano immobili a destinazione abitativa, commerciale, direzionale o mista, quali abitazioni, uffici, esercizi commerciali, attività produttive e terreni suscettibili di utilizzo. Sono escluse dall’obbligo di pagamento le aree scoperte pertinenziali o accessorie a locali tassabili, purché non operative, nonché le parti comuni condominiali che non siano detenute o occupate in via esclusiva da alcuno. In presenza di contratto di locazione, l’obbligo tributario grava sull’inquilino qualora il contratto abbia durata superiore a sei mesi, anche non continuativi, nel corso dell’anno solare; per i contratti di durata pari o inferiore a tale soglia, l’obbligazione tributaria rimane in capo al proprietario dell’immobile. Beneficiari e modalità di erogazione Il beneficio previsto dalla delibera ARERA è rivolto:a famiglie con ISEE inferiore a 9.530 euro; a famiglie numerose (con almeno quattro figli a carico) con ISEE fino a 20.000 euro. Per beneficiare del bonus non è necessario presentare alcuna domanda, ma è sufficiente aver compilato la DSU (Dichiarazione Sostitutiva Unica) da presentare all’INPS nel 2025. I dati ISEE saranno incrociati in automatico — tra INPS, Acquirente Unico, ANCI-SGATE, CSEA e gestori del servizio rifiuti — per applicare lo sconto sulla Tari del 2026. L’applicazione dello sconto sarà automatica e avverrà direttamente in bolletta. Lo slittamento temporale deriva dal fatto che la TARI viene calcolata nei primi mesi dell’anno successivo a quello considerato dall’ISEE, che invece può essere presentato in qualsiasi momento dell’anno precedente. Il bonus, che si affianca a quelli già attivi per luce, gas e acqua, punta a rafforzare la tutela delle fasce più fragili della popolazione. Privacy e tutela dati ARERA assicura che tutte le informazioni personali saranno trattate nel pieno rispetto del GDPR, con supervisione del Garante per la protezione dei dati. L’Autorità ha, infatti, stabilito specifici obblighi informativi per garantire trasparenza e tracciabilità delle somme erogate. Impatto e benefici economici stimati Secondo alcune stime, lo sconto del 25% sulla Tari riguarderà circa 4 milioni di nuclei familiari con ISEE sotto soglia, con una significativa riduzione delle spese per chi è più vulnerabile economicamente. Secondo i dati raccolti da ARERA, la spesa media annua per la Tari nel 2023 si aggirava sui 311 euro per nucleo familiare tipo (3 persone e 100 mq), con punte fino a quasi 600 euro in alcune città del Sud. Quindi, lo sconto del 25% potrebbe tradursi in risparmi tra i 50 e 150 euro all’anno per famiglia, a seconda del territorio di residenza.

giovedì 11 settembre 2025

LE CITTA' PIU' ECONOMICHE DOVE COMPRARE CASA

I prezzi delle case usate in Italia, secondo le ultime rilevazioni di luglio 2025, hanno fatto registrare un aumento dello 0,3%, attestandosi a un valore medio di 1.833 euro al metro quadro. Oltre ai mercati delle principali città italiane, le quotazioni restano proibitive anche nelle più esclusive località turistiche. Tuttavia, in ben 15 capoluoghi il prezzo richiesto da chi vende casa è inferiore a 1.000 euro/mq. Scopriamo dove si trovano i centri più economici per chi è alla ricerca di una prima o una seconda casa lontana dalla città (sono ben 59 le città in cui i valori degli immobili sono sotto la media nazionale). I capoluoghi in cui le case costano meno di 1.000 euro/mq Sul totale dei 102 capoluoghi monitorati, sono ben 15 le città italiane in cui la media dei prezzi delle case usate sul mercato è inferiore ai 1.000 euro/mq. Sul podio troviamo Caltanissetta (674 euro/mq), seguita da un’altra città siciliana, Ragusa (712 euro/mq), e dalla piemontese Biella (772 euro/mq). Sotto il muro degli 800 euro segnaliamo anche Reggio Calabria (793 euro/mq), primo comune calabrese che incontriamo in classifica. I capoluoghi più economici per comprare casa in Italia
In linea generale, i Capoluoghi con prezzi delle case al di sotto dei 1.000 euro/mq si trovano quasi tutti nel meridione, a eccezione della già citata Biella e Vercelli, sempre in Piemonte, dove per comprare un immobile ci vogliono in media 947 euro/mq. La città più economica del Molise è Isernia (864 euro/mq), mentre in Puglia è Taranto (927 euro/mq). Capoluoghi dove le case costano meno della media nazionale Più in generale, in 59 città si rilevano valori degli immobili sotto la media nazionale (1.833 euro al metro quadro) rilevata a luglio 2025. In Abruzzo, la più economica è Chieti (950 euro/mq). Mentre nel Lazio è Frosinone 1.042 (euro.mq). Spostando la ricerca in Sardegna, segnaliamo Nuoro, dove in media per una casa in vendita vengono richiesti 1.112 euro/mq. Mentre il capoluogo veneto più abbordabile per chi è alla ricerca di una casa da acquistare è Rovigo (1.137 euro/mq). Il primato nelle Marche, invece, spetta a Macerata (1.171 euro/mq), mentre la città più economica del Friuli-Venezia Giulia è Gorizia (1.192 euro/mq). A Perugia, capoluogo di regione dell’Umbria e città universitaria, la richiesta media è di 1.202 euro/mq). Continuando a scorrere la classifica, in trentanovesima posizione, incontriamo anche la prima città lombarda: si tratta di Cremona, dove per comprare una casa usata ci vogliono in media 1.316 euro/mq. Genova è il capoluogo meno dispendioso per comprare casa in Liguria, con un prezzo richiesto che si aggira intorno ai (1.421 euro/mq). In Emilia-Romagna sono due le città più economiche, in cui i prezzi si equivalgono sostanzialmente: Ferrara (1.557 euro/mq) e Forlì (1.593 euro/mq). Mentre per la prima città toscana del ranking bisogna arrivare fino alla posizione 55, dove troviamo Arezzo (1.684 euro/mq).

giovedì 4 settembre 2025

Estate in città: i 7 disagi condominiali più frequenti e come prevenirli

L’estate richiama vacanze, relax e giornate luminose, ma per chi resta in città può trasformarsi in un periodo complicato. Nei condomini semi-vuoti, l’assenza di molti residenti riduce i normali meccanismi di controllo e convivenza, favorendo l’insorgere di problematiche come rumori fuori luogo, pacchi lasciati incustoditi, presenze sospette o un generale disordine negli spazi comuni. In previsione del periodo di partenze più intenso, Laserwall ha individuato le sette criticità più frequenti per chi resta in città mentre i vicini sono in ferie e ha illustrato come la digitalizzazione possa rappresentare uno strumento concreto per affrontarle. Furti e intrusioni Il rischio di effrazioni aumenta nei mesi estivi, quando molti appartamenti restano incustoditi. L’assenza di movimento in aree come pianerottoli e androni facilita l’azione dei malintenzionati. È quindi consigliabile dotarsi di sistemi di allarme moderni, controllabili da remoto tramite smartphone. Malfunzionamenti agli impianti Durante l’estate possono verificarsi guasti a cancelli elettrici, caldaie o pompe, aggravati dal fatto che molti fornitori e tecnici sono in ferie. Apposite app danno la possibilità di segnalare problemi all’amministratore e ricevere avvisi immediati via smartphone o e-mail. Anche chi è lontano può essere aggiornato in tempo reale, mentre l’archivio digitale delle segnalazioni ottimizza tempi e organizzazione degli interventi. Raccolta differenziata trascurata Caldo e disattenzione possono compromettere la gestione dei rifiuti, con conferimenti errati, esposizioni nei giorni sbagliati o abbandoni, generando cattivi odori e disordine. Cartelli e promemoria ben visibili, posti in aree strategiche come ingressi e zone di raccolta, aiutano a ricordare regole e calendari, soprattutto quando ci sono variazioni legate al periodo estivo. Lavori rumorosi Molti approfittano dell’assenza di vicini per effettuare ristrutturazioni, disturbando chi rimane. Oltre al rispetto degli orari previsti dai regolamenti, è buona norma avvisare anticipatamente i residenti tramite comunicazioni chiare. Informare dei lavori programmati consente di ridurre incomprensioni e conflitti, favorendo una convivenza più serena. Consegne di pacchi Durante le ferie, le consegne a domicilio diventano difficili da gestire, con pacchi non ritirati o smarriti. Apposite soluzioni Amazon Key, ad esempio, permettono ai corrieri autorizzati di accedere in sicurezza agli spazi comuni e consegnare anche in assenza del destinatario, evitando accumuli e disservizi. Affitti brevi e ospiti occasionali Turisti e inquilini temporanei possono non conoscere le regole condominiali, causando disagi se non adeguatamente informati. È quindi importante che i proprietari forniscano istruzioni precise su orari, gestione rifiuti, silenzio e uso degli spazi comuni, prevenendo incomprensioni e favorendo il rispetto delle norme condivise. Supporto ai residenti anziani Spesso gli anziani restano soli durante l’estate e possono avere difficoltà a gestire incombenze quotidiane, come trasportare la spesa o l’acqua. Installare una “casa dell’acqua” condominiale, rende l’approvvigionamento idrico semplice e comodo, soprattutto nei giorni di caldo intenso, migliorando la qualità della vita di tutti.

giovedì 28 agosto 2025

Il mattone nel Sud Europa: i prezzi delle case in vendita o in affitto in Italia, Spagna e Portogallo

Il mercato immobiliare nei tre maggiori Paesi dell'Europa meridionale continua a registrare un'impennata dei prezzi, sia per le vendite che per gli affitti, ma con evoluzioni diverse. I report di idealista di giugno 2025 mostrano che la Spagna ha raggiunto livelli record in entrambi i mercati, mentre il Portogallo è il più costoso, con aumenti più moderati. Nel frattempo, in Italia, le case in vendita rimangono lontane dal record stabilito oltre un decennio fa, ma gli affitti raggiungono livelli record, superando quelli spagnoli. Analizziamo i mercati immobiliari in vendita e in affitto nelle principali città e nei centri turistici dei tre Paesi. La situazione abitativa in Spagna, Italia e Portogallo Il Portogallo ha attualmente il prezzo medio più alto per le case in vendita, pari a 2.898 €/m², davanti a Spagna (2.438 €/m²) e Italia (1.828 €/m²). Solo la Spagna ha raggiunto un record nella serie storica di idealista. Tuttavia, in termini di aumenti annuali registrati durante il mese di giugno, la Spagna è in testa alla classifica con un aumento annuo del 14%, nettamente superiore all'8% del Portogallo, inferiore rispetto ai mesi precedenti, e solo all'1,5% dell'Italia. Per quanto riguarda gli affitti, il Portogallo è il Paese più costoso in cui affittare un appartamento, con una media di 16,7 €/m² al mese, seguito da Italia (14,9 €/m²) e Spagna (14,6 €/m²). Nonostante i prezzi più accessibili, sia in Spagna che in Italia gli affitti sono a livelli record. L'aumento dei prezzi degli affitti è particolarmente forte in Spagna, con un incremento del 9,7% su base annua, tre volte superiore a quello del Portogallo (3,5%) e quasi il doppio di quello dell'Italia (5,5%). Le grandi città di Italia, Spagna e Portogallo Un'analisi delle principali capitali dell'Europa meridionale rivela dati sulla pressione sui prezzi nelle città più dinamiche a fronte di una diffusa carenza di offerta. Madrid ha registrato un aumento annuo del 25% dei prezzi delle case, raggiungendo i 5.642 €/m², un record nella serie storica di idealista e si sta avvicinando sempre di più a Lisbona (5.769 €/m²), raggiungendo anch'essa massimi storici, sebbene abbia registrato solo un 2,3% di variazione. Entrambe rimangono le città più costose dei tre Paesi. Giugno 2025 | Prezzi delle case nelle principali città dell'Europa meridionale
Segue, e sopra i 5.000 €/m2, Milano (5.104 €/m2), che vede anche Barcellona (4.920 €/m2) avvicinarsi ai prezzi del capoluogo lombardo, dopo aver registrato un incremento annuo dell'11,1% a giugno, rispetto al modesto 2,4% di Milano, ora leggermente al di sotto del suo picco massimo. Il capoluogo catalano si sta gradualmente avvicinando a questo gruppo "selezionato" di grandi mercati sopra i 5.000 €/m2 in media con prezzi ai massimi storici, mentre Milano si avvicina al suo prezzo più alto, appena -0,1% al di sotto. Porto è più indietro in termini di prezzi (3.792 €/m²), dopo aver registrato un aumento del 6%, inferiore alla media nazionale portoghese, sebbene con un nuovo record per i prezzi degli immobili in vendita. Nel frattempo, la capitale più economica tra quelle analizzate è Roma, con un prezzo medio di 3.215 €/m², dopo un aumento del 2,9% su base annua a giugno, ma quasi il 25% al di sotto del suo record. Giugno 2025 | Prezzi degli affitti nelle principali città dell'Europa meridionale
Per quanto riguarda il mercato degli affitti, Barcellona e Milano sono in testa alla classifica, rispettivamente con 23,9 €/m²/mese e 23,7 €/m²/mese, seguite da vicino da Lisbona (22,2 €/m²/mese) e Madrid (22 €/m²/mese). Roma e Porto, invece, presentano prezzi di affitto più moderati: rispettivamente 18,4 €/m²/mese e 17,7 €/m²/mese. Gli aumenti annuali più notevoli si registrano a Roma (12%) e Madrid (11%), ma solo la capitale spagnola registra affitti record, sebbene Roma sia solo l'1,5% al di sotto del suo record più alto. Lisbona e Porto stanno registrando affitti record, con aumenti più moderati rispettivamente del 3,1% e del 2,7%, con Milano (2,6%) che ha registrato l'aumento più basso dei sei principali mercati e si è avvicinata al suo prezzo massimo, mentre Barcellona si è distinta con un aumento dell'8,2%, mantenendosi allo -0,2% del suo affitto record. Prezzi degli alloggi e degli affitti nelle zone turistiche I principali mercati legati alle aree turistiche mostrano dinamiche eterogenee. Le città spagnole mostrano incrementi ben superiori alla media delle destinazioni preferite nell'Europa meridionale. Palma e Valencia si distinguono per l'aumento dei prezzi delle case. Il capoluogo delle Baleari ha raggiunto i 4.907 €/m², un nuovo record per la città e il prezzo più alto tra le città analizzate, con un aumento del 18,4% su base annua. Nel frattempo, Valencia (3.067 €/m²) ha registrato l'aumento maggiore di tutti, pari al 20,1%, e il prezzo più alto per le case in vendita, come il resto delle capitali spagnole ad eccezione di Las Palmas de Gran Canaria. Tra le altre città spagnole, Malaga (3.459 €/m2) supera Valencia nei prezzi, stabilendo un record per le case esistenti in vendita dopo un aumento del 14,7%; mentre Alicante (2.435 €/m2) ha registrato un aumento più significativo di Malaga, pari al 16,4%. Infine, Las Palmas de Gran Canaria ha completato la top five, con prezzi superiori ad Alicante, pari a 2.475 €/m2, ma con un aumento più moderato del 7,5%, l'1,3% al di sotto del picco massimo. Giugno 2025 | Prezzi delle case in vendita nelle città turistiche nell'Europa meridionale
L'aumento maggiore in Portogallo è stato registrato a Beja (17,8%), portando il prezzo a 1.278 €/m². È la più conveniente delle tre città dell'Europa meridionale analizzate, mentre la città turistica più costosa del Portogallo è Funchal, la capitale di Madeira, con 3.645 €/m². Tuttavia, il suo aumento del 7,6% è stato inferiore a quello registrato a Ponta Delgada nelle Azzorre, del 13,6%, o a Faro (10,3%), che hanno visto i prezzi rispettivamente a 2.194 €/m² e 3.285 €/m². In Italia, nel frattempo, Napoli (2.735 €/m2) e Cagliari (2.445 €/m2) hanno i prezzi più alti, mentre gli aumenti maggiori si sono verificati nel capoluogo sardo e a Palermo, entrambi con il 3,5%. A Bari (1.978 €/m2), i prezzi sono aumentati solo dello 0,6%, mentre lievi cali sono stati registrati a Genova (-0,5%) e Napoli (-0,1%). Tutte sono lontane dai loro massimi storici, tranne Cagliari, che è solo il 5,5% al di sotto del suo record. Giugno 2025 | Prezzi delle case nelle città turistiche dell'Europa meridionale
Nel mercato degli affitti, Palma (18,3 €/m2/mese) e Malaga (15,6 €/m2/mese) guidano il divario di prezzo tra le destinazioni analizzate e gli affitti, già ai livelli più alti da mesi, continuano a salire, rispettivamente del 9,7% e del 7,9%. Valencia e Napoli condividono la stessa fascia di prezzo (15,5 €/m2/mese), ma l'aumento nella capitale spagnola è molto maggiore, del 9,9% rispetto all'1,5% della città partenopea. In Portogallo, invece, gli affitti medi più elevati si registrano a Funchal (15 €/m2 al mese), davanti a Faro (14,2 €/m2), che ha registrato l'aumento più elevato tra tutte le città turistiche analizzate, con il 12%, davanti all'11,1% della città italiana di Palermo (9,1 €/m2/mese), che ha l'affitto più conveniente tra tutte le città analizzate.

giovedì 21 agosto 2025

Investimenti immobiliari: cresce la redditività delle case in affitto, al 9,8% nel secondo trimestre

La redditività lorda dell’acquisto di una casa da destinare alla locazione è aumentata nel secondo trimestre, attestandosi al 9,8%, rispetto al 9,3% registrato alla fine della primavera del 2024. Secondo lo studio realizzato da idealista, portale leader nello sviluppo tecnologico in Italia - la redditività ottenuta è di oltre il doppio rispetto a quella dei rendimenti offerti dai titoli di Stato a 10 anni (3,6%). Secondo questo studio, che mette in relazione i prezzi di vendita e di affitto delle diverse tipologie immobiliari per calcolare la redditività lorda, i locali commerciali si confermano l’investimento immobiliare più redditizio. Acquistare un negozio in Italia per affittarlo offre una redditività lorda del 12,4%, in aumento rispetto al 12% di dodici mesi fa. Gli uffici offrono un rendimento del 12% (contro il 9,9% di un anno fa), mentre nel caso dei garage la redditività si attesta all’8,2%, in aumento rispetto al 7,6% di giugno 2024. I rendimenti immobiliari nel II trimestre 2025
Residenziale Tra i capoluoghi italiani, Verbania risulta la più redditizia, con una redditività dell’11%, seguita dalle città di Ragusa (10,7%), Biella (10,4%) e Trapani (10,1%) tutte con crescite a doppia cifra. Tutti gli altri centri crescono sotto la media del 9,8% registrata dopo i mesi primaverili. Tra i grandi mercati, Palermo segna la performance migliore con una redditività dell’8,6%, segue Torino con il 7,7% Roma con il 6,9% e Napoli con il 6,8%. Milano si ferma al 5,8%. Al contrario, la redditività più bassa spetta a Venezia (2,9%), seguita da Bolzano (4%), e Siena con un 5%. Locali Commerciali (Negozi) I locali commerciali si confermano il segmento immobiliare più redditizio in Italia, con punte del 15,8% a Genova, che precede Terni e Varese rispettivamente al 15,6% e 15,5%. Tra le grandi città è ancora una volta Palermo a primeggiare per ritorni sull’investimento con un rendimento medio del 14%. La segue Torino (14%), Napoli (13,8%) e Roma (13%). Milano (11,8%) si colloca di poco sotto la media dei rendimenti del periodo per questo segmento di mercato. All’estremo opposto, Matera (7,3%), Caserta (8,3%) e Lucca (8,4%) sono i mercati meno performanti. Uffici Il rendimento più elevato si ottiene a Roma (11,3%), Perugia (11,1%), Novara (10,2%), Padova e Genova, entrambe per 10,1%. Tra gli altri grandi mercati svetta ancora Palermo (9,7%), davanti a Torino (8%), quindi Napoli (7,2%), mentre Milano si ferma al 6,9%. Lecce è il mercato in cui la redditività degli uffici è più bassa, con un 5,8%. La parte inferiore della classifica è completata da Rimini e Lucca (entrambe 6,4%) e Bergamo (6,7%). Il mercato degli uffici non è così uniforme come quello di altri settori, per cui risulta impossibile ottenere dati statistici per oltre la metà delle città capoluogo italiane. Garage I garage, al contrario, rappresentano il prodotto meno redditizio per gli investitori in molte città capoluogo. La redditività più alta si registra a Palermo (7,5%), seguita da Bari (7,2%) e Roma (7,1%). Milano si ferma al 6,4%, Napoli al 3,7, appena sopra il rendimento del BTP decennale. Metodologia Per la preparazione di questo studio, idealista ha diviso il prezzo di vendita offerto per il prezzo di affitto richiesto dai proprietari nei diversi mercati facendo riferimento agli indici trimestrali di case, locali commerciali, garage e uffici corrispondenti al quarto trimestre del 2022. Il risultato ottenuto è la percentuale lorda di rendimento che un proprietario ottiene per affittare la proprietà. Questi dati facilitano l'analisi dello stato attuale del mercato ed è un punto di partenza di base per tutti quegli investitori che vogliono acquistare beni immobili al fine di ottenere benefici.

giovedì 14 agosto 2025

Quanto sono aumentati gli affitti nelle principali città italiane: i canoni per quartiere

Affitti sempre più cari in Italia. Secondo le ultime rilevazioni, infatti, la media nazionale è cresciuta del 5,5% su base annuale, attestandosi intorno ai 14,9 euro mensili al metro quadro (il livello più alto mai registrato da idealista da quando ha iniziato a monitorare il mercato nel 2012). Tuttavia, la situazione varia sensibilmente a seconda delle zone prese in analisi. Nel dettaglio, scopriamo quanto sono aumentatati i canoni di locazione nel secondo trimestre 2025, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, passando sotto la lente di ingrandimento i quartieri delle principali città italiane. La top ten dei quartieri con i maggiori rialzi Nelle prime 10 posizioni del ranking dei quartieri che hanno fatto registrare gli aumenti più considerevoli nei canoni di affitto si parla romano. A parte il distretto di Altarello-Calatafimi-Montegrappa a Palermo (che si piazza al terzo posto, con un aumento su base annua del 23% e una media di 8,60 euro/mq) e Cavoretto-Borgo Po a Torino, infatti, le altre 9 posizione sono occupate da quartieri della Capitale. I primi due gradini del podio sono occupati dal Prenestino (+27,2%) e Labaro-Prima Porta (+25,1%), con canoni al mq rispettivamente di 17,05 e 13,63 euro mensili. Quanto aumentano gli affitti nelle principali città italiane
Nel dettaglio, le città analizzate dal report sono Milano, Torino, Genova, Bologna, Firenze, Roma, Bari, Napoli, Palermo e Cagliari. La più che nutrita presenza capitolina nei primi posti del ranking si spiega con il cosiddetto “effetto Giubileo”. Molti proprietari di casa, infatti, nell’Anno Santo hanno spostato i loro immobili dal mercato degli affitti tradizionali a quello delle case vacanza. La diminuzione dell’offerta, quindi, ha inciso sull’aumento dei canoni. Non solo, perché la mancanza di immobili nelle zone centrali ha fatto aumentare anche i prezzi in periferia. Per rendersene conto basta dare uno sguardo alla top ten, dove figurano due dei principali quartieri giubilari capitolini, Prati e Garbatella-Ostiense, ma anche diversi altri distretti periferici, che hanno intercettato le ricerche dei residenti che hanno dovuto fare i conti con l’erosione dello stock nelle zone più centrali. Come accennato, fa parte della top ten, al nono posto, anche il quartiere torinese di Cavoretto-Borgo Po (+14,9%) I quartieri che aumentano di più in ogni città A Milano, la città con gli affitti più cari d’Italia, il quartiere in cui i canoni sono aumentati di più nel confronto tra il secondo trimestre 2025 e lo stesso periodo del 2024 è Vigentino-Ripamonti (+12,5 e 22,51 euro/mq), dove sorgerà il Villaggio Olimpico di Milano-Cortina 2026. Mentre a Genova si segnala il balzo di Medio Levante, che tocca un aumento dell’11,4%, per attestarsi a una media di 11,19 euro/mq. Mentre a Firenze gli aumenti cittadini più considerevoli riguardano il distretto di Isolotto-Legnaia (+10,6% e 17,62 euro/mq). Non si rilevano aumenti in doppia cifra a Bari, dove il quartiere nel quale i canoni di locazione aumentano maggiormente è Picone-Poggiofranco (+7,7% e 11,54 euro/mq). Variazione simile anche per il distretto bolognese di Mazzini-Fossolo (+7,1% e 16,29 euro/mq). I canoni di locazione nel centro storico di Cagliari, invece, sono aumentati del 5,5% nell’ultimo anno (15,97 euro/mq). Mentre a Napoli il distretto che cresce di più si trova in periferia, è Pianura-Soccavo-Camaldoli (+4,2% e 9,25 euro/mq). Più in generale, fa riflettere anche un altro dato: nelle 10 città analizzate i valori dei canoni di locazione, nell’ultimo anno, sono diminuiti in appena 13 distretti su un totale di 89 analizzati complessivamente, a ulteriore dimostrazione della tendenza rialzista su scala nazionale.

giovedì 7 agosto 2025

+1,5% la variazione annuale dell'indice ISTAT del mese di giugno 2025

On line le variazioni dell'Indice Nazionale ISTAT dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati (senza tabacchi) Mese giugno 2025 Il numero indice per il mese di giugno 2025 (base 2015=100) è pari a: 121,3 Principali variazioni rispetto al mese di giugno 2025: variazione mensile per il periodo maggio 2025 - giugno 2025 = +0,1% variazione annuale per il periodo giugno 2024 - giugno 2025 = +1,5% variazione biennale per il periodo giugno 2023 - giugno 2025 = +2,3% Prossimo comunicato relativo all'indice di luglio 2025: lunedì 11 agosto 2025 Excelsior: salgono ancora le assunzioni in provincia a luglio 2025 Si registra un nuovo incremento per le previsioni di assunzione delle imprese modenesi a luglio 2025: arrivano a 7.010 gli ingressi lavorativi dichiarati dalle imprese, in crescita del 5,8% rispetto al mese di giugno, l'aumento è inoltre quasi doppio rispetto a luglio del 2024 (+10,6%), anche se la quota di imprese disposte ad assumere è in leggero calo arrivando al 18% del totale. Impatti ambientali e sviluppo sostenibile "Misurare gli impatti ambientali: strumenti e modalità operative coerenti con gli obiettivi di sviluppo sostenibile" è il titolo dell'incontro di approfondimento gratuito in programma martedì 22 luglio 2025 organizzato da Unioncamere e dalle Camere di commercio dell'Emilia-Romagna, con l'obiettivo di approfondire il ruolo strategico delle certificazioni nella promozione della sostenibilità aziendale e offrire strumenti concreti per orientare le scelte aziendali verso modelli sostenibili. Modena ti regala una notte Offerta weekend valida in tutta la provincia di Modena. Per soggiorni di almeno due notti, una delle due verrà rimborsata. Camera di Commercio di Modena

giovedì 31 luglio 2025

Quando un immobile è considerato inagibile ai fini IMU? Prima di vedere cosa prevede la legge in merito all’applicazione dell’IMU, partiamo dalla definizione di immobile inagibile ai fini IMU. Un fabbricato viene considerato tale quando presenta condizioni particolari da non permettere il suo utilizzo, né come abitazione né per fini produttivi o commerciali. Un immobile è inagibile quando il suo “degrado non è superabile con interventi di manutenzione ordinaria o straordinaria, ma solo con interventi di restauro e risanamento conservativo e/o di ristrutturazione edilizia”. L’inagibilità, quindi, deve essere oggettiva e strutturale, non dipendendo in alcun modo dalla scelta del proprietario di lasciarlo eventualmente disabitato. Quando neanche interventi di restauro e risanamento sono sufficienti a risollevare l’immobile dal deterioramento, allora si parla di fabbricato collabente, per il quale nella maggior parte dei casi è prevista l’esenzione piena dall’IMU, ossia l’esonero totale dal pagamento. casa diroccata Freepik Come si dichiara un immobile inagibile per l’IMU? Per poter accedere alle agevolazioni IMU, è necessario dichiarare al Comune lo stato di inagibilità dell’immobile, secondo quanto prescritto in maniera molto chiara da un’ordinanza della Corte di Cassazione del 2022, nella quale si legge che: “il mancato adempimento dell'obbligo dichiarativo determina in via generale, per tutti i casi in cui è previsto detto onere, la decadenza dal beneficio stabilito dalle norme”. Per dichiarare un immobile inagibile è necessaria in primis una richiesta di accertamento da parte dell’Ufficio tecnico comunale, con conseguente avvio di una perizia a carico del proprietario. In caso di responso positivo, a seguito eventualmente di un sopralluogo, il Comune rilascerà la dichiarazione di inagibilità. In alternativa, il contribuente può presentare una dichiarazione sostitutiva di atto notorio, ossia un’autocertificazione, cui andrà allegata una perizia tecnica asseverata, redatta da un professionista abilitato, ad esempio un ingegnere, un architetto o un geometra, che certifichi l’inagibilità, fermo restando che sono sempre possibili controlli successivi da parte del Comune. Come non pagare l’IMU su un immobile inagibile La normativa attualmente in vigore prevede per gli immobili inagibili non un’esenzione totale dall’IMU, ma una riduzione al 50%. Per accedere a questa agevolazione è necessario essere in possesso della dichiarazione di inagibilità, da richiedere al Comune in uno dei due modi descritti poc’anzi. Il contribuente potrà così presentare apposita richiesta di agevolazione IMU per l’immobile inagibile, tenendo presente che la modulistica è depositata entro il 30 giugno, si potrà beneficiare del taglio al 50% della base imponibile a partire dall’anno in corso, diversamente bisognerà attendere il successivo. Da evidenziare che il diritto all’agevolazione, secondo quanto disposto da una sentenza della Corte di Cassazione, è riconosciuto anche nel caso di una seconda casa inagibile, previa presentazione della documentazione richiesta per attestare lo stato dell’immobile. C’è anche una particolare situazione in cui una casa inagibile può accedere alla riduzione IMU senza denuncia, ossia senza che sia presentata una richiesta da parte del contribuente. Ciò è possibile “quando lo stato di inagibilità è perfettamente noto al Comune, tenuto conto del principio di collaborazione e buona fede che deve improntare i rapporti tra ente impositore e contribuente”, secondo quanto si legge nell’ordinanza n. 8592/2021 della Corte di Cassazione. Si paga l’IMU su un immobile inagibile per ristrutturazione? Sempre dalla Corte Suprema arriva con la stessa chiarezza un’altra importante indicazione in merito all’IMU relativa a un immobile inagibile per rifacimento. È prevista la riduzione IMU per i fabbricati in corso di ristrutturazione? Con la pronuncia del 24 febbraio 2023, i giudici hanno dichiarato che la riduzione dell’IMU al 50% per i fabbricati inagibili non è prevista in caso di ristrutturazione. Quando si svolgono attività puramente manutentive, queste non possono essere al contempo interventi di risanamento conservativo e tanto basta per escludere l’accesso all’agevolazione IMU. IMU su immobile inagibile per terremoto: come funziona? Diverso il discorso per un immobile reso inagibile da un terremoto, perché in tal caso le regole cambiano ancora, tanto che si arriva all’esenzione totale dall’IMU. Come accaduto nelle zone in cui la terra ha tremato negli scorsi anni, lo Stato ha esentato dal pagamento dell’imposta quegli immobili diventati inagibili a causa dell’evento sismico, esonerato dall’IMU fino alla completa ricostruzione e al ripristino dell’agibilità. calcolatrice www.pexels.com Calcolo IMU su immobili inagibili Per quantificare la somma che il contribuente deve versare, ad esempio quest’anno, per il possesso di un immobile inagibile, bisogna sapere come si calcola l’IMU 2025. Una volta effettuato il calcolo, in base al periodo del possesso e all’aliquota applicata dal Comune di riferimento, sarà sufficiente dividere il risultato per due, vista la riduzione dell’imposta al 50% per le case inagibili. L’inagibilità ai fini IMU è retroattiva? La riduzione per inagibilità è un’agevolazione che richiede una dichiarazione e c’è un obbligo ben preciso in tal senso, ma non a pena di decadenza. Questo significa che è possibile ottenere un riconoscimento retroattivo dell’inagibilità ai fini IMU, a patto che si dimostri l’esistenza già in passato della condizione dell’immobile, tramite la presentazione di perizie, fotografie e documenti utili a provarlo. La decisione sugli effetti retroattivi dell’inagibilità ai fini IMU spetta però al singolo Comune che, caso per caso, può deliberare in merito al mancato riconoscimento di questa agevolazione, limitando la sua efficacia dalla data di presentazione della domanda fino alla effettiva sussistenza della condizione di inagibilità. Come non pagare l’IMU su casa disabitata Molti proprietari sperano di non versare l’IMU solo perché la casa non è abitata, ma ciò non implica automaticamente l’esenzione dall’imposta. Come non pagare l’IMU su una casa disabitata? Considerando che l’imposta è dovuta a prescindere dall’effettivo utilizzo dell’immobile, le uniche possibilità di non versarla sono legate al fatto che l’abitazione sia inagibile o inabitabile, o che sia censita come “collabente”, quindi in uno stato di degrado tale da renderla inagibile. Infine, è bene sapere che si deve pagare l’IMU anche sulla seconda casa disabitata.

Il mercato immobiliare europeo è in una fase di rilancio, e presenta numerose opportunità, specialmente nei settori logistico e residenziale, e nelle aree urbane in trasformazione. Chi investirà con una strategia di lungo periodo, puntando su immobili da riqualificare o riconvertire, potrà ottenere ottimi risultati. La chiave sarà una gestione attiva e intelligente degli investimenti. Giambattista Chiarelli, Head of Institutional di Pictet Asset Management, fa il punto della situazione. Con i tassi d’interesse in calo e la scarsità di nuovi immobili sul mercato (che farà aumentare gli affitti del 20% nei prossimi cinque anni), l’Europa può tornare protagonista nel settore immobiliare nel 2025. Al contrario, gli Stati Uniti affrontano maggiori difficoltà. Anche le rispettive economie e le politiche monetarie stanno prendendo strade diverse, con l’Europa che taglia i tassi e gli USA che li mantengono alti: questa differenza favorisce il mercato immobiliare europeo. Tuttavia, non tutti gli immobili reagiranno allo stesso modo: quelli di alta qualità e ben posizionati nei grandi centri urbani stanno crescendo, mentre quelli più datati o meno richiesti stanno perdendo valore. Chi saprà selezionare con attenzione le opportunità migliori, secondo l'esperto di Pictet AM, potrà ottenere buoni risultati. I tassi calano, ma mancano nuove costruzioni Negli ultimi anni, i tassi alti hanno colpito negativamente il mercato immobiliare globale. Ora però, la Banca Centrale Europea ha deciso di abbassare i tassi per stimolare l’economia, mentre gli USA li mantengono elevati grazie alla loro maggiore stabilità economica. Si prevede che nel 2025 i tassi USA restino sopra il 4%, mentre quelli europei scendano sotto il 2%. Oltre ai tassi, pesa molto anche la scarsità di nuove costruzioni in Europa. La crescita degli affitti non dipende solo dalla domanda, ma anche (e soprattutto) dalla mancanza di offerta. A causa di leggi urbanistiche rigide e della carenza di lavoratori nel settore edile, in Europa si costruisce poco. Questo fa sì che gli affitti salgano anche in un’economia non particolarmente forte. Anche ottenere finanziamenti per nuovi progetti è diventato più difficile, aggravando il problema. Negli Stati Uniti, invece, il mercato soffre per il motivo opposto: ci sono troppi immobili disponibili. A New York, ad esempio, molti uffici restano vuoti, frenando la crescita dei prezzi anche in settori più redditizi come la logistica e il residenziale. Cosa spinge il mercato immobiliare europeo I due fattori chiave sono: Cap rate (tasso di capitalizzazione): indica il rendimento di un immobile rispetto al suo prezzo. Aumento degli affitti: previsto intorno al 20% in cinque anni. Il cap rate tende a muoversi in linea con i tassi d’interesse. Con i tassi in calo, i cap rate scenderanno e i valori degli immobili saliranno. In Europa, i costi di finanziamento sono più bassi rispetto ai cap rate, rendendo gli investimenti immobiliari interessanti. Secondo previsioni, il rendimento medio annuo degli immobili di alta qualità sarà del 9,2% tra il 2025 e il 2029. Francia, Benelux e Italia (soprattutto nella logistica) sono tra i mercati più promettenti. Tendenze nei settori uffici, residenziale e logistica nel 2025 Nel primo trimestre 2025, gli investimenti immobiliari in Europa sono saliti del 28%, superando i 50 miliardi di euro. Francia, Irlanda e Portogallo trainano questa crescita. Uffici: sono tornati a crescere, con aumenti degli affitti previsti soprattutto a Madrid, Londra, Bruxelles e Barcellona. Retail (commercio): i parchi commerciali di medie dimensioni stanno vivendo un rilancio, grazie soprattutto alla moda, agli alimentari e ai beni personali. Logistica: il settore ha mostrato solidità nel 2024 e si prepara a una nuova fase di espansione nel 2025, sostenuta da una domanda costante. Opportunità nel mercato “off-market” europeo A differenza degli Stati Uniti, dove gli investitori istituzionali dominano il mercato, in Europa molti immobili sono ancora nelle mani di privati. Questo crea spazio per transazioni fuori dai canali ufficiali (off-market), meno competitive e più redditizie. Inoltre, l’Europa appare più stabile rispetto agli USA, dove ci sono tensioni nel settore degli uffici e dei centri commerciali. Solo alcune zone, come Canary Wharf a Londra e La Défense a Parigi, mostrano difficoltà. Negli USA ci sono più opportunità legate a immobili in difficoltà (distressed assets), mentre in Europa prevale la stabilità. Il Regno Unito si trova in una posizione intermedia, adatta a chi cerca un bilanciamento tra rischio e rendimento. Le “città dei 15 minuti”: il futuro dell’abitare in Europa Un nuovo modello urbanistico prende piede in Europa: la “città dei 15 minuti”, dove tutto (scuole, negozi, uffici, parchi) è raggiungibile a piedi o in bici. Città come Milano, Copenaghen, Parigi e Barcellona stanno investendo in questo modello, che migliora la qualità della vita e attrae sempre più residenti. Questa trasformazione rende gli immobili residenziali in queste aree più desiderabili e stabili nel valore. Inoltre, molti vecchi edifici per uffici stanno venendo riconvertiti in abitazioni o spazi misti, anche a causa della crescita dello smart working. In un contesto in cui è difficile costruire nuovi edifici, ristrutturare quelli esistenti diventa una strategia vincente, anche dal punto di vista economico. Gli affitti in queste zone sono richiesti da famiglie e professionisti disposti a pagare di più per vivere in ambienti più comodi e sostenibili.

giovedì 24 luglio 2025

IMU su immobile inagibile: cosa sapere per non sbagliare

L’IMU è una delle principali imposte che gravano sugli immobili in Italia e si presenta anche alquanto complessa. Ci sono dei casi particolari in cui si può evitare il pagamento o avere una riduzione, ma è bene conoscere a fondo l’attuale normativa per evitare di commettere errori. Tra i vari casi si segnala quello dell’IMU su un immobile inagibile, per il quale si può chiedere di versare un importo più contenuto del solito. Quando un immobile è considerato inagibile ai fini IMU? Quali sono le modalità per dichiarare l’inagibilità e ottenere eventuali esenzioni o riduzioni? Come comportarsi, invece, con una casa disabitata? Ecco alcune risposte. Quando un immobile è considerato inagibile ai fini IMU? Prima di vedere cosa prevede la legge in merito all’applicazione dell’IMU, partiamo dalla definizione di immobile inagibile ai fini IMU. Un fabbricato viene considerato tale quando presenta condizioni particolari da non permettere il suo utilizzo, né come abitazione né per fini produttivi o commerciali. Un immobile è inagibile quando il suo “degrado non è superabile con interventi di manutenzione ordinaria o straordinaria, ma solo con interventi di restauro e risanamento conservativo e/o di ristrutturazione edilizia”. L’inagibilità, quindi, deve essere oggettiva e strutturale, non dipendendo in alcun modo dalla scelta del proprietario di lasciarlo eventualmente disabitato. Quando neanche interventi di restauro e risanamento sono sufficienti a risollevare l’immobile dal deterioramento, allora si parla di fabbricato collabente, per il quale nella maggior parte dei casi è prevista l’esenzione piena dall’IMU, ossia l’esonero totale dal pagamento. Come si dichiara un immobile inagibile per l’IMU? Per poter accedere alle agevolazioni IMU, è necessario dichiarare al Comune lo stato di inagibilità dell’immobile, secondo quanto prescritto in maniera molto chiara da un’ordinanza della Corte di Cassazione del 2022, nella quale si legge che: “il mancato adempimento dell'obbligo dichiarativo determina in via generale, per tutti i casi in cui è previsto detto onere, la decadenza dal beneficio stabilito dalle norme”. Per dichiarare un immobile inagibile è necessaria in primis una richiesta di accertamento da parte dell’Ufficio tecnico comunale, con conseguente avvio di una perizia a carico del proprietario. In caso di responso positivo, a seguito eventualmente di un sopralluogo, il Comune rilascerà la dichiarazione di inagibilità. In alternativa, il contribuente può presentare una dichiarazione sostitutiva di atto notorio, ossia un’autocertificazione, cui andrà allegata una perizia tecnica asseverata, redatta da un professionista abilitato, ad esempio un ingegnere, un architetto o un geometra, che certifichi l’inagibilità, fermo restando che sono sempre possibili controlli successivi da parte del Comune. Come non pagare l’IMU su un immobile inagibile La normativa attualmente in vigore prevede per gli immobili inagibili non un’esenzione totale dall’IMU, ma una riduzione al 50%. Per accedere a questa agevolazione è necessario essere in possesso della dichiarazione di inagibilità, da richiedere al Comune in uno dei due modi descritti poc’anzi. Il contribuente potrà così presentare apposita richiesta di agevolazione IMU per l’immobile inagibile, tenendo presente che la modulistica è depositata entro il 30 giugno, si potrà beneficiare del taglio al 50% della base imponibile a partire dall’anno in corso, diversamente bisognerà attendere il successivo. Da evidenziare che il diritto all’agevolazione, secondo quanto disposto da una sentenza della Corte di Cassazione, è riconosciuto anche nel caso di una seconda casa inagibile, previa presentazione della documentazione richiesta per attestare lo stato dell’immobile. C’è anche una particolare situazione in cui una casa inagibile può accedere alla riduzione IMU senza denuncia, ossia senza che sia presentata una richiesta da parte del contribuente. Ciò è possibile “quando lo stato di inagibilità è perfettamente noto al Comune, tenuto conto del principio di collaborazione e buona fede che deve improntare i rapporti tra ente impositore e contribuente”, secondo quanto si legge nell’ordinanza n. 8592/2021 della Corte di Cassazione. Si paga l’IMU su un immobile inagibile per ristrutturazione? Sempre dalla Corte Suprema arriva con la stessa chiarezza un’altra importante indicazione in merito all’IMU relativa a un immobile inagibile per rifacimento. È prevista la riduzione IMU per i fabbricati in corso di ristrutturazione? Con la pronuncia del 24 febbraio 2023, i giudici hanno dichiarato che la riduzione dell’IMU al 50% per i fabbricati inagibili non è prevista in caso di ristrutturazione. Quando si svolgono attività puramente manutentive, queste non possono essere al contempo interventi di risanamento conservativo e tanto basta per escludere l’accesso all’agevolazione IMU. IMU su immobile inagibile per terremoto: come funziona? Diverso il discorso per un immobile reso inagibile da un terremoto, perché in tal caso le regole cambiano ancora, tanto che si arriva all’esenzione totale dall’IMU. Come accaduto nelle zone in cui la terra ha tremato negli scorsi anni, lo Stato ha esentato dal pagamento dell’imposta quegli immobili diventati inagibili a causa dell’evento sismico, esonerato dall’IMU fino alla completa ricostruzione e al ripristino dell’agibilità. Calcolo IMU su immobili inagibili Per quantificare la somma che il contribuente deve versare, ad esempio quest’anno, per il possesso di un immobile inagibile, bisogna sapere come si calcola l’IMU 2025. Una volta effettuato il calcolo, in base al periodo del possesso e all’aliquota applicata dal Comune di riferimento, sarà sufficiente dividere il risultato per due, vista la riduzione dell’imposta al 50% per le case inagibili. L’inagibilità ai fini IMU è retroattiva? La riduzione per inagibilità è un’agevolazione che richiede una dichiarazione e c’è un obbligo ben preciso in tal senso, ma non a pena di decadenza. Questo significa che è possibile ottenere un riconoscimento retroattivo dell’inagibilità ai fini IMU, a patto che si dimostri l’esistenza già in passato della condizione dell’immobile, tramite la presentazione di perizie, fotografie e documenti utili a provarlo. La decisione sugli effetti retroattivi dell’inagibilità ai fini IMU spetta però al singolo Comune che, caso per caso, può deliberare in merito al mancato riconoscimento di questa agevolazione, limitando la sua efficacia dalla data di presentazione della domanda fino alla effettiva sussistenza della condizione di inagibilità. Come non pagare l’IMU su casa disabitata Molti proprietari sperano di non versare l’IMU solo perché la casa non è abitata, ma ciò non implica automaticamente l’esenzione dall’imposta. Come non pagare l’IMU su una casa disabitata? Considerando che l’imposta è dovuta a prescindere dall’effettivo utilizzo dell’immobile, le uniche possibilità di non versarla sono legate al fatto che l’abitazione sia inagibile o inabitabile, o che sia censita come “collabente”, quindi in uno stato di degrado tale da renderla inagibile. Infine, è bene sapere che si deve pagare l’IMU anche sulla seconda casa disabitata.

giovedì 17 luglio 2025

Gli italiani tornano a comprare casa: sfide e opportunità del mercato residenziale

Nel 2024, il mercato immobiliare italiano ha mostrato segnali di ripresa, registrando 719.578 compravendite, con un incremento dell'1,3% rispetto all'anno precedente. Le dieci principali città italiane hanno evidenziato una crescita dell'1,5%, indicando un recupero rispetto ai periodi precedenti. Luca Dondi, nuovo Ad di Patrigest (gruppo Gabetti) commenta i dati individuando i principali trend del mercato. Prezzi e domanda immobiliare I prezzi medi nelle principali dieci città sono aumentati dello 0,7% rispetto al 2023. Il tempo medio di vendita è leggermente diminuito, passando da 128 a 122 giorni, e gli sconti medi tra il prezzo richiesto e il prezzo finale si sono ridotti al 10,3%. Si osserva una crescente preferenza per i comuni di dimensioni medio-piccole, influenzata dallo smart working, da costi più accessibili e da nuove esigenze abitative. Le abitazioni di grandi dimensioni (oltre 150 mq) hanno mantenuto una quota stabile sopra il 7% nel 2024, mentre le unità più piccole (meno di 50 mq) sono aumentate oltre il 6%. Tuttavia, le abitazioni di dimensioni medie (75–100 mq), pur restando rilevanti, hanno registrato una diminuzione. I trilocali continuano a dominare il mercato sia per domanda che per offerta, offrendo un equilibrio ideale. Bilocali e monolocali mostrano una domanda superiore all'offerta, soprattutto nel segmento delle nuove costruzioni, creando opportunità per costruttori e investitori. Al contrario, i quadrilocali e le abitazioni di grandi dimensioni presentano un'offerta eccedente, con un rischio di invenduto. Questo trend positivo è evidente sia nei capoluoghi (+1,3%) sia nei non capoluoghi (+1,3%). Le principali dieci città italiane hanno mostrato una crescita del mercato immobiliare dell’1,5%, evidenziando un recupero significativo rispetto ai periodi precedenti. I prezzi medi nelle principali dieci città urbane hanno visto un aumento dello 0,7% rispetto al 2023. Il tempo medio di vendita è leggermente calato, da 128 a 122 giorni, e gli sconti medi tra il prezzo richiesto e il prezzo di chiusura sono scesi al 10,3%”. Ripresa del mercato residenziale: le ragioni La ripresa, secondo Luca Dondi, Ad di Patrigest, è sostenuta da due fattori principali: una politica monetaria più accomodante e il bisogno di autogratificazione e benessere. Il primo fattore, di natura economica, si manifesta nell'aumento delle transazioni immobiliari sostenute dai mutui, mentre il secondo fattore, di carattere psicologico-comportamentale, riflette l'aumentata esigenza di benessere e piacere in un contesto di preoccupazioni e incertezze. La casa rappresenta uno strumento di protezione e di gratificazione, per cui le famiglie sono disposte a fare sacrifici. “Il 2024 si è rivelato un anno di ripresa e crescita per il mercato immobiliare italiano. Con un aumento delle transazioni, una stabilizzazione dei prezzi e tempi di vendita ridotti, il settore dimostra di essere resiliente e in grado di adattarsi alle nuove esigenze dei cittadini " Divario tra domanda e offerta immobiliare Un crescente disallineamento tra le aspettative degli acquirenti e le caratteristiche dell'offerta immobiliare è rappresentato dalla sostenibilità economica degli immobili. Mentre cresce l'attenzione verso le prestazioni energetiche delle abitazioni, il patrimonio residenziale italiano rimane in gran parte energivoro e distante dalle direttive europee. Un ulteriore elemento di disallineamento tra le preferenze degli acquirenti e le caratteristiche degli immobili disponibili riguarda la sostenibilità economica e l'efficienza energetica. Sebbene vi sia una crescente attenzione verso edifici con migliori prestazioni energetiche, il patrimonio residenziale italiano rimane in gran parte inefficiente dal punto di vista energetico e distante dagli standard europei. Il divario tra domanda e offerta si manifesta non solo nella tipologia degli immobili, ma anche nella quantità disponibile. In alcune grandi città, la scarsità di offerta ha contribuito all'aumento dei prezzi. Locazioni, meno contratti disponibili Nel settore delle locazioni, la domanda in crescita si scontra con una diminuzione degli alloggi disponibili, portando a una riduzione del numero di contratti stipulati. Le preoccupazioni dei proprietari riguardo alla morosità degli inquilini e la maggiore redditività degli affitti brevi influenzano la decisione di immettere immobili sul mercato della locazione tradizionale. Tuttavia, il segmento degli affitti brevi rappresenta ancora una parte minoritaria dello stock abitativo. La mancanza di politiche settoriali efficaci e il limitato interesse degli investitori istituzionali contribuiscono alla progressiva riduzione di un canale fondamentale per la mobilità sociale e la competitività del Paese. Il mercato immobiliare italiano secondo le agenzie Un'indagine condotta su oltre 100 agenzie della rete in franchising del Gruppo Gabetti ha analizzato l'intero anno 2024. I risultati indicano che la domanda di acquisto è rimasta stabile nel primo semestre (44%) e in aumento nel secondo (49%). Solo il 24% ha segnalato una diminuzione nel primo semestre e il 15% nel secondo, confermando una crescita positiva nella seconda metà dell'anno. Per quanto riguarda gli affitti, la rete Gabetti ha registrato una crescita in entrambi i semestri: 85% nel primo e 76% nel secondo. Chi compra casa: famiglie, coppie, single Analizzando le preferenze delle famiglie italiane, emerge che l'acquirente tipo è costituito principalmente da nuclei familiari con figli, rappresentando mediamente il 57% delle richieste. Questa fascia di popolazione è motivata dalla necessità di spazi adeguati per la crescita dei figli, dalla ricerca di stabilità abitativa e dalla volontà di investire in un bene durevole come la casa. Segue, con una quota media del 34%, la giovane coppia, spesso alla prima esperienza di acquisto immobiliare. In questo caso, l'acquisto è motivato da progetti futuri di espansione familiare o dal desiderio di indipendenza abitativa. I single rappresentano solo il 9% della domanda, probabilmente a causa di una minore capacità di spesa, maggiore flessibilità abitativa e un approccio più orientato all'affitto. Tipologie di immobili Queste dinamiche si riflettono anche nella tipologia di immobile più richiesta: il trilocale è preferito dal 63,5% degli acquirenti, considerato il miglior compromesso tra spazio, funzionalità e costi. Seguono i quadrilocali (23,1%), i bilocali (6,5%) e le abitazioni con più di quattro locali (6,3%), queste ultime destinate a famiglie numerose o a chi desidera spazi extra per studio o smart working. I monolocali risultano quasi irrilevanti (0,6%), confermando il ridotto interesse per soluzioni abitative minime, poco compatibili con le esigenze familiari prevalenti. Motivazioni all'acquisto Tra i principali fattori che influenzano la decisione degli italiani di acquistare un'abitazione vi è la stabilità economica personale e familiare (32%). La certezza di un reddito costante e sicuro rappresenta la base per affrontare un impegno finanziario di lungo periodo come l'acquisto di un immobile. La disponibilità di credito (19%) è anch'essa determinante: condizioni favorevoli per l'accesso ai mutui, come tassi di interesse bassi o politiche bancarie flessibili, possono agevolare la decisione d'acquisto, mentre restrizioni o costi elevati possono scoraggiarla. Altri elementi significativi includono i progetti di crescita familiare (18%), come il matrimonio o la nascita di figli, e il costo della vita (17%), che incide sulla capacità di risparmio e quindi sulla possibilità di destinare risorse all'acquisto di un immobile. Infine, l'andamento dei tassi di interesse (14%) influenza direttamente la rata del mutuo, con tassi in aumento che possono rallentare il mercato immobiliare, mentre tassi favorevoli incentivano l'acquisto. Una casa migliore L'analisi delle motivazioni che portano le famiglie italiane a sostituire la loro prima abitazione evidenzia esigenze concrete, spesso legate a cambiamenti nello stile di vita o nella composizione del nucleo familiare. La necessità di modificare la metratura dell'abitazione riguarda ben il 92% dei casi, sia per ingrandire lo spazio disponibile, sia per ridurlo, come nel caso delle coppie anziane che desiderano semplificare la gestione domestica. Un altro fattore significativo, segnalato dal 56% degli intervistati, è il desiderio di disporre di uno spazio esterno, come un giardino, un balcone o una terrazza. L'esperienza della pandemia ha accentuato questa esigenza, spingendo molte persone a rivalutare l'importanza di un collegamento diretto con l'esterno per il benessere quotidiano. Altre motivazioni pratiche includono la vicinanza ai servizi principali (25%) e il miglioramento della classe energetica dell'immobile (18%), legato non solo alla sostenibilità ambientale ma anche alla riduzione dei costi di gestione. Una minoranza (10%) ha citato la prossimità ai mezzi di trasporto, un aspetto rilevante soprattutto in contesti urbani o per chi lavora fuori città. Il 69% degli acquirenti ha preferito un immobile usato ma già riqualificato, mentre solo il 12% ha optato per nuove costruzioni. Il budget si colloca solitamente tra i 150.000 e i 300.000 euro (54%), meno di 150.000 euro per il 33% e tra i 300.000 e i 450.000 euro per il 13%. Preferenze abitative di giovani e anziani Le preferenze abitative dei giovani si concentrano su tre aspetti principali: prezzo, classe energetica e vicinanza ai mezzi pubblici. Il prezzo è spesso il fattore decisivo, data la limitata disponibilità economica tipica di chi è all'inizio del percorso lavorativo. La classe energetica viene valutata per il risparmio sui costi di gestione e per una maggiore sensibilità ambientale. Infine, la vicinanza ai trasporti pubblici è fondamentale per chi desidera muoversi agilmente senza dipendere dall'auto. Il target più anziano mostra esigenze abitative differenti rispetto alle fasce più giovani, privilegiando soluzioni che garantiscano sicurezza, comfort e accessibilità. Tra gli aspetti più ricercati vi è la presenza di ascensori o l'assenza di barriere architettoniche, elementi fondamentali per mantenere l'autonomia anche in età avanzata. Allo stesso tempo, assume particolare importanza la vicinanza a servizi medici e sanitari, così come a farmacie e strutture assistenziali, che offrono un senso di protezione e praticità nella gestione quotidiana. Queste preferenze riflettono il bisogno di una casa che possa accompagnare la persona anche in caso di ridotta mobilità o assistenza crescente.

Tra le spiagge più belle d’Europa ci sono tre meravigliose località italiane

Se avete voglia di mare, ma ancora non sapete dove trascorrere le vacanze estive, potete dare un’occhiata alla classifica stilata da European Best Destination, un’agenzia di viaggi con sede a Bruxelles che promuove la cultura e il turismo in Europa. Tra le 10 migliori spiagge europee prese in considerazione figurano tre meravigliose località italiane. E a primeggiare sono le acque cristalline della Sardegna. Ma non mancano suggerimenti per chi preferisce andare all’estero. Vediamo dunque quali sono le spiagge più belle d’Europa. Le migliori spiagge italiane del 2025 Le migliori spiagge italiane, secondo European Best Destination, si trovano tutte in Sardgena. E sono: Cala Brandinchi, Cala Luna, La Pelosa. Quest’ultima è stata inserita anche nella classifica “The World’s 50 Best Beaches del 2025”. Nel dettaglio, al secondo posto della classifica stilata da European Best Destination si trova Cala Brandinchi. Ed è stato spiegato: “Spesso definita la ‘Piccola Tahiti’, Cala Brandinchi vanta sabbia bianca e fine e acque cristalline e poco profonde, che la rendono ideale per le famiglie. Questa spiaggia, premiata come una delle spiagge più belle d’Europa, è circondata da una pineta e macchia mediterranea, offrendo un ambiente sereno”. Al quarto posto c’è Cala Luna. In merito, si legge: “Quest’estate scopri una delle spiagge più belle d’Europa, Cala Luna in Sardegna. Raggiungibile in barca o con un’impegnativa escursione, Cala Luna offre una spiaggia a forma di mezzaluna con sabbia dorata, acque cristalline e grotte marine uniche. È un paradiso per gli amanti dell’avventura e della natura”. Al sesto posto si trova un’altra perla italiana: La Pelosa. A tal proposito, viene affermato: “La Pelosa è una delle spiagge più belle d’Europa. È rinomata per le sue acque cristalline, turchesi e poco profonde, e per la sabbia bianca e fine, spesso paragonata a paradisi caraibici. L’iconica Torre della Pelosa, risalente al XVI secolo, aggiunge un fascino storico a questo scenario pittoresco”. Le migliori spiagge d'Europa 2025 La classifica delle migliore spiagge d'Europa 2025, come spiegato, riflette le preferenze dei viaggiatori di tutto il mondo, evidenziando le spiagge più amate e votate in tutta Europa. La Top Ten comprende: Spiaggia di Port Glarokavos Lagan, Penisola di Kassandra, prolungamento della Penisola Calcidica, Grecia. Cala Brandinchi, Sardegna, Italia. Cala Pregonda, Minorca, Spagna. Cala Luna, Sardegna, Italia. Spiaggia Gale Fontainhas, Grandola, Alentejo, Portogallo. La Pelosa, Stintino, Sardegna, Italia. Spiaggia Los Muertos, Carboneras, Almeria, Andalusia, Spagna. Spiaggia di Assos, Assos, Isola di Cefalonia, Grecia. Spiaggia di Banje, Dubrovnik, Croazia. Spiaggia Gulpiyuri, Llanes, Asturie, Spagna.

giovedì 10 luglio 2025

Quali case si possono comprare in Italia con 200 mila euro

Hai 200 mila euro da spendere e vuoi investirli nel mattone? Buona idea, ma quale immobile comprare, e in quale città? Uno studio del Gruppo Tecnocasa ha individuato gli immobili di diversa metratura che è possibile acquistare nelle principali città italiane con un budget di 200 mila euro. Le opportunità di acquisto variano in base alla località e al tipo di immobile, offrendo soluzioni diverse per chi desidera investire nel settore immobiliare italiano. Comprare casa in una grande città italiana con 200 mila euro Secondo Tecnocasa, sono diverse le città italiane in cui si può comprare un immobile residenziale con 200 mila euro. In particolare: Milano: Con 200.000 euro, si possono acquistare circa 55 mq di abitazione usata; per una nuova costruzione, la metratura scende a 50 mq. Nelle zone centrali, il budget consente l'acquisto di un appartamento usato di circa 30 mq. Roma: Il budget permette l'acquisto di circa 70 mq di abitazione usata e 58 mq di nuova costruzione. In centro città, si può aspirare a un appartamento usato di circa 38 mq. Napoli: Con 200.000 euro, si possono acquistare circa 89 mq di abitazione usata e 78 mq di nuova costruzione. Torino: Il budget consente l'acquisto di circa 118 mq di abitazione da ristrutturare e 84 mq in buono stato. Firenze: Si possono acquistare circa 65 mq di abitazione usata e 52 mq di nuova costruzione. Bologna: Con 200.000 euro, è possibile acquistare circa 76 mq di abitazione usata e 58 mq di nuova costruzione. Genova: Il budget permette l'acquisto di circa 180 mq di abitazione usata e 123 mq di nuova costruzione. Bari: Con 200.000 euro, si possono acquistare circa 121 mq di abitazione usata e 74 mq di nuova costruzione. Palermo: Il budget consente l'acquisto di circa 176 mq di abitazione usata e 142 mq di nuova costruzione. Verona: Con 200.000 euro, è possibile acquistare circa 117 mq di abitazione usata e 82 mq di nuova costruzione. Comprare casa al mare o in montagna con 200 mila euro Se invece preferisci investire in una casa situata in una località turistica, potresti spendere 200 mila euro acquistando: Montagna: A Bardonecchia, si possono acquistare circa 62 mq; a Canazei, 41 mq; a Roccaraso, 80 mq; e a Cogne, 71 mq. Mare: A Riccione, il budget consente l'acquisto di circa 56 mq di nuova costruzione. Ad Amalfi, si possono acquistare circa 42 mq; a Positano, circa 32 mq. A Scopello (Sicilia), si possono acquistare circa 73 mq; a Villasimius (Sardegna), circa 60 mq. Lago: A Salò e Peschiera del Garda, si possono acquistare circa 80 mq in buono stato. A Iseo, circa 100 mq; a Sesto Calende, circa 67 mq.

giovedì 3 luglio 2025

Norme anti occupazione più severe con il decreto Sicurezza, fino a 7 anni di carcere

Con 109 voti favorevoli, 69 e un astenuto l’Aula del Senato ha approvato la fiducia chiesta dal governo sul decreto Sicurezza che, tra altre, contiene novità che riguardano le misure per contrastare le occupazioni abusive di abitazioni. L’approvazione del testo di 39 articoli, già approvato dalla Camera, dà il via libera definitivo sul provvedimento che doveva essere convertito in legge entro il 10 giugno. Scopriamo cosa cambia in materia di occupazioni di immobili. Cosa cambia in materia di occupazioni Il decreto Sicurezza appena approvato introduce un nuovo articolo nel codice penale (634-bis), che va a colpire, con pene inasprite, chi occupi – tramite raggiro o violenza – una abitazione in maniera indebita e fuori dalla sua proprietà. Lo stesso decreto Sicurezza, inoltre, interviene anche per introdurre una nuova procedura accelerata per far rientrare in pieno possesso dell’immobile occupato il legittimo proprietario. Come? Nel testo è prevista anche la pratica di sgombero immediato in caso di abitazione principale. Un nuovo reato anti occupazione Entrando più nel dettaglio, con l’articolo 10 del decreto Sicurezza viene introdotto nel codice reato il reato di occupazione arbitraria di immobile destinato a domicilio altrui. Si tratta dell’art. 634-bis, che configura una fattispecie specifica per sanzionare chi - con violenza, minaccia, artifizi o raggiri - occupa o impedisce l’accesso a un immobile ad uso abitativo legittimamente detenuto da altri. Il delitto è punito con la reclusione da due a sette anni. È prevista la procedibilità d’ufficio se il fatto è commesso nei confronti di persona incapace, per età o per infermità, e anche se è commesso su immobili pubblici o a destinazione pubblica. Inoltre, la norma colpisce anche a chi coopera o trae vantaggio economico dall’occupazione. Cosa cambia per gli sgomberi? Novità anche in tema di sgomberi. Con l’introduzione dell’art. 321-bis del codice di procedura penale, infatti, si stabilisce che nel caso di denuncia per occupazione abusiva, il giudice, in caso di richiesta del PM, può ordinare lo sgombero con decreto motivato, anche nella fase preliminare all’azione penale. Se l’occupazione abusiva colpisce una prima casa, infatti, la norma stabilisce che gli ufficiali di polizia giudiziaria si rechino immediatamente in loco per disporre il tempestivo rilascio dell’immobile se vi sono motivi fondati per ritenere l’occupazione arbitraria. Se l’occupante oppone resistenza o si rifiuta, si procede coattivamente su autorizzazione del PM, anche per via telematica. Si prevede che il verbale redatto dagli agenti venga trasmesso al pubblico ministero entro 48 ore, una volta ricevuto anche il PM ha 48 ore di tempo per chiedere la convalida al giudice, il quale è chiamato a decidere entro dieci giorni. In caso di mancata pronuncia nei termini, la reintegrazione perde efficacia.

giovedì 26 giugno 2025

LA BCE TAGLIA DI NUOVO I TASSI: ORA CONVIENE IL MUTUO VARIABILE

Ottavo taglio dei tassi per la Bce, che il 5 giugno 2025 ha ulteriormente ridotto i tassi di interesse. Il costo del denaro scende di altri 25 punti base, con il tasso sui depositi che cala al 2%, quello sui rifinanziamenti principali al 2,15% e quello sui prestiti marginali al 2,40%, con effetto dall’11 giugno 2025. Vediamo, con le simulazioni e i commenti di idealista/mutui, quali saranno le conseguenze sulle rate dei mutui casa in Italia. La Bce taglia di nuovo i tassi, ecco perché La Bce ha ridotto di ulteriori 25 punti base il tasso di interesse sui depositi presso la banca centrale. Come sempre, le valutazioni dipendono dai dati su inflazione e crescita, con l’obbiettivo invariato del raggiungimento dell’inflazione al 2 per cento; ma questa volta si esprime preoccupazione anche per le tensioni commerciali in atto a causa dei dazi Usa. Inflazione “L’inflazione si attesta attualmente intorno all’obiettivo del 2% a medio termine perseguito dal Consiglio direttivo, - si legge nella nota della Bce. - Nello scenario di base delle nuove proiezioni degli esperti dell’Eurosistema, l’inflazione complessiva si collocherebbe in media al 2,0% nel 2025, all’1,6% nel 2026 e al 2,0% nel 2027. Le revisioni al ribasso rispetto alle proiezioni di marzo, di 0,3 punti percentuali per il 2025 e il 2026, riflettono principalmente le ipotesi di prezzi dell’energia inferiori e di un rafforzamento dell’euro. Gli esperti si attendono che l’inflazione al netto della componente energetica e alimentare si porti in media al 2,4% nel 2025 e all’1,9% nel 2026 e nel 2027, sostanzialmente invariata da marzo”. Crescita Pil Per quanto riguarda la crescita del PIL in termini reali, “secondo gli esperti si collocherebbe in media allo 0,9% nel 2025, all’1,1% nel 2026 e all’1,3% nel 2027. La proiezione di crescita invariata per il 2025 riflette un andamento nel primo trimestre più vigoroso rispetto alle attese associato a prospettive più deboli per il resto dell’anno. Benché ci si attenda che l’incertezza relativa alle politiche commerciali gravi sugli investimenti delle imprese e sulle esportazioni, soprattutto nel breve termine, l’incremento degli investimenti pubblici in difesa e infrastrutture sosterrà sempre più la crescita nel medio periodo. L’aumento dei redditi reali e un mercato del lavoro robusto consentiranno alle famiglie di spendere di più. Insieme a condizioni di finanziamento più favorevoli, ciò dovrebbe aumentare la capacità di tenuta dell’economia agli shock mondiali”. Dazi Usa “In un contesto di elevata incertezza, i nostri esperti hanno anche valutato alcuni meccanismi attraverso i quali politiche commerciali differenti potrebbero influire su crescita e inflazione in alcuni scenari alternativi formulati a scopo illustrativo. Tali scenari saranno pubblicati unitamente alle proiezioni degli esperti sul sito Internet della BCE. In questa analisi di scenario, un ulteriore acuirsi delle tensioni commerciali nei prossimi mesi determinerebbe livelli di crescita e di inflazione inferiori a quelli dello scenario di base delle proiezioni. Al contrario, se le tensioni commerciali dovessero risolversi con esito favorevole, la crescita e, in misura minore, l’inflazione sarebbero superiori rispetto allo scenario di base”. Tassi Bce e conseguenze sui mutui casa, il commento di idealista/mutui “I recenti dati sull'inflazione, uniti alla debolezza dell'economia europea, hanno dato margine alla Banca Centrale Europea per avviare un nuovo taglio dei tassi d'interesse a breve termine, - osserva Fabio Femiani, responsabile di idealista/mutui Italia. - Questa riduzione potrebbe contribuire a dare un profilo più razionale alla curva dei tassi, con il famoso “incrocio delle linee”, ossia con tassi a breve che stanno in territorio più basso rispetto a quelli a lungo termine. Come avvenuto in passato, ci aspettiamo benefici significativi per i consumatori che possiedono un finanziamento a tasso variabile indicizzato all’Euribor 1 o 3 mesi. Per chi invece sta pensando di accendere un nuovo mutuo, l’effetto sarà quello di rimettere in dubbio la scelta tra fisso – fino ad oggi padrone assoluto del mercato delle nuove erogazioni – e variabile, che dopo essere stato tanto trascurato, potrebbe tornare di appeal. In ultimo, questa mossa potrebbe ridurre i margini di guadagno delle banche derivanti dalla giacenza non remunerata dei conti correnti, e ciò potrebbe tradursi in un mantenimento degli attuali livelli di tasso o addirittura in un lieve aumento del costo dei nuovi mutui”. Mutuo trentennale da 200 mila euro
Quanto costa oggi un mutuo da 200 mila euro: la simulazione di idealista/mutui Ma quanto costa oggi la rata di un mutuo da 200 mila euro? Secondo le simulazioni di idealista/mutui, se consideriamo un finanziamento trentennale a tasso variabile con spread allo 0,75 per cento si scende dai 1026 euro di gennaio 2024 agli 811 euro di oggi, con un tasso all’1,95 per cento dal 2,25 di aprile, per un risparmio rispetto a un anno e mezzo fa di 215 euro mensili, per un totale di 2580 annuali. Immaginando che il taglio dei tassi Bce sia completamente assorbito dal tasso Euribor a un mese, secondo Femiani, il tasso di riferimento scenderebbe all’1,70% con una rata da 785 euro mensili e un risparmio di 241 euro mensili e 2892 euro annuali. Invece per i costi dei mutui trentennali a tasso fisso con spread dello 0,50%, la rata si rivela più costosa 856 euro al mese in media, rispetto agli 843 di gennaio 2024 e agli 841 di aprile 2025 Come saranno i mutui casa nei prossimi mesi Quale influenza avranno i movimenti dei tassi sui mutui casa? “Come dico ogni volta: il mercato arriva sempre prima! Analizzando la dinamica dell’Euribor, possiamo affermare che il mercato aveva anticipato e assorbito la decisione odierna della BCE. E già ieri il valore dell’indice dell’Euribor a 1 mese si era abbassato per la prima volta sotto il 2%”, segnala Femiani. Meglio scegliere il mutuo fisso o il variabile? “E’ la prima volta dal 2022 che un mutuo a tasso variabile standard (pertanto, al netto di eventuali offerte commerciali specifiche delle banche) diventa più economico del “gemello” a tasso fisso. Nella simulazione di idealista/mutui, con degli spread medi di mercato, si risparmierebbero addirittura 45€ scegliendo il variabile! Rimarrei cauto invece su una eventuale sensibile ribasso dell’IRS, che al contrario nell’ultimo mese si è apprezzato mediamente di 5-10 bp. Questo è abbastanza normale, esprimendo l’IRS una “previsione” dell’andamento di lungo periodo, ma nel breve si traduce una rata flat se non addirittura in aumento rispetto ai mesi precedenti. Oggi la stessa rata risulta più cara di 15€ rispetto alla precedente rilevazione di aprile scorso”. Tassi Bce, a quando i nuovi possibili tagli Ecco il calendario delle prossime riunioni Bce durante le quali l’istituto di Francoforte potrebbe decidere nuove variazioni nei tassi di interesse: 24 luglio 2025 11 settembre 2025 30 ottobre 2025 18 dicembre 2025

giovedì 19 giugno 2025

Vuoi comprare casa a Roma o Milano? Le zone più economiche in città e in provincia

Lo scorso 5 giugno 2025 la Bce ha ulteriormente ridotto i tassi di interesse, con il costo del denaro sceso di altri 25 punti base. Un dato che potrebbe innescare un interesse crescente verso l’acquisto di casa. Tuttavia, i prezzi continuano ad aumentare nei principali mercati residenziali, dove chi vuole acquistare tende a concentrare la ricerca di un immobile lontano dal centro. Scopriamo quali sono le zone di Milano e Roma più economiche per comprare casa, sia in città che in provincia. L’ultimo report dei prezzi delle case elaborato dall’Ufficio Studi di idealista, riferito a maggio 2025, ha rilevato una flessione dello 0,8% rispetto allo stesso periodo del 2025, con i prezzi che si attestano a una media nazionale di 1.824 euro al metro quadro. I principali mercati immobiliari, però, fanno storia a sé. La città più cara, infatti, è Milano: 5.108 euro/mq e +2,4% su base annua; mentre Roma si piazza al sesto posto nel ranking dei capoluoghi (3.191 euro/mq e aumento dei prezzi del 5,8% nell’ultimo anno). Le zone più economiche per comprare casa a Milano e dintorni In città, a Milano, i prezzi delle case sono ampiamente sopra la media nazionale di 1.824 euro al metro quadro. Basti pensare che il quartiere più abbordabile è Baggio (2.821 euro/mq), seguito da Vialba-Gallaratese (3.052 euro/mq) e Cermenate-Missaglia (4.012 euro/mq) I prezzi delle case nei quartieri di Milano
I prezzi delle case sono sotto la media cittadina (5.108 euro/mq), ma comunque decisamente alti se rapportati al contesto nazionale, nei distretti di: Certosa (4.099 euro/mq), Comasina-Bicocca (4.105 euro/mq), Famagosta-Barona (4.218 euro/mq), Corvetto-Rogoredo (4.257 euro/mq), Lorenteggio-Bande Nere (4.493 euro/mq), Greco-Turro (4.499 euro/mq), San Siro-Trenno-Figino (4.599 euro/mq), Forlanini (4.707 euro/mq), Vigentino-Ripamonti (4.713 euro/mq), Città Studi-Lambrate (4.747 euro/mq). Chi lavora a Milano, quindi, per risparmiare sull’acquisto di un immobile a uso residenziale spesso allarga i confini della ricerca in provincia. Sono diversi i Comuni alle porte del capoluogo meneghini in cui si possono trovare annunci con richieste ampiamente sotto la media cittadina (5.108 euro/mq). I prezzi della case nella provincia di Milano
Il Comune della provincia milanese più economico per comprare casa è Turbigo (1.096 euro/mq), seguito da Castano Primo (1.225 euro/mq) e Robecchetto con Induno (1.291 euro/mq). La media dei prezzi non supera i 1.500 euro/mq nei Comuni di Vanzaghello, Cuggiono, Cerro Maggiore, Inveruno, Arconate, San Giorgio Su Legnano, Trezzo sull'Adda, Magnago, Motta Visconti, Busto Garolfo, Marcallo con Casone. I più cari, ma sempre al di sotto della media milanese, sono Assago (4.004 euro/mq) e Segrate (3.417 euro/mq). Le zone più economiche per comprare casa a Roma e dintorni A Roma la media dei prezzi delle case (3.191 euro/mq) è sensibilmente più bassa rispetto a Milano. Ma anche il contesto capitolino ripropone una situazione simile rispetto a quella analizzata per il mercato meneghino, con le richieste più basse che in città, come è facile immaginare, si trovano fuori dal centro o addirittura in provincia. I prezzi delle case nei quartieri di Roma
In città, i quartieri con i prezzi più bassi per comprare casa sono Roma est-Autostrade (2.010 euro/mq), Labaro-Prima Porta (2.089 euro/mq) e Malagrotta-Casal Lumbroso-Ponte Galeria (2.313 euro/mq). Si rilevano medie sotto i 2.500 euro/mq anche nei distretti di Giustiniana-La Storta-Olgiata, Casal Palocco-Infernetto, Casalotti-Selva Nera-Valle Santa e Lido di Ostia. Prezzi sotto la media cittadina (3.191 euro/mq) anche a Casilino-Centocelle (2.627 euro/mq), Trigoria-Castel di Leva (2.644 euro/mq), Cinecittà (2.861 euro/mq), Aniene-Collatino (2.914 euro/mq) Ottavia-Primavalle (3.021 euro/mq), Prenestino (3.068 euro/mq). Spostando lo sguardo fuori dai confini cittadini, tra i Comuni della provincia romana, quello con la media più bassa dei prezzi per le case in vendita è Carpineto Romano (693 euro/mq), seguito da San Polo dei Cavalieri (766 euro/mq) e Agosta (766 euro/mq). Richieste sotto i 1.000 euro/mq anche a Poli, Arcinazzo Romano, Segni, Bellegra, Olevano Romano, San Vito Romano, Subiaco, Tolfa, Marcellina e Palombara Sabina. I prezzi delle case nella provincia di Roma
Più in generale, nella provincia romana si contano ben 50 comuni nei quali il prezzo delle case in vendita è addirittura inferiore alla media italiana di 1.824 euro al metro quadro. Quelli dove le case sono più care, invece, sono Frascati (2.717 euro/mq), Grottaferrata (2.672 euro/mq) e Fiumicino (2.647 euro/mq).

giovedì 12 giugno 2025

Comprare casa con un mutuo: quando è un investimento efficiente

Se l’acquisto di casa non sempre si rivela solido come un mattone, il discorso cambia se si considerano i vantaggi di acquistare una prima casa, in particolare con un mutuo. Roberto Rossignoli, Head of Research e Senior Portfolio Manager di Moneyfarm, mette in guardia su alcuni aspetti dell’investimento immobiliare indicando come trasformarlo in una scelta vincente. Il 71 per cento delle famiglie italiane è proprietario di casa Secondo l’Eurostat, circa il 71% delle famiglie italiane possiede l’abitazione in cui vive: un dato che, pur non raggiungendo i record dei Paesi dell’ex blocco sovietico, è nettamente superiore rispetto a quello di Francia (65%), Regno Unito (63%) e Germania (50%). Se, da un lato, la diffusione capillare della proprietà immobiliare ha avuto effetti sociali positivi, dall’altro, il fatto che una casa possa essere, al tempo stesso, asset finanziario e bene tangibile con il quale creare un legame emozionale può indurre in confusione e molti italiani faticano ad applicare all’investimento immobiliare gli stessi parametri razionali che si utilizzano per altri tipi di investimenti. Mattone, un investimento solido? Ad oggi il mattone resta l’investimento preferito dalle famiglie, tanto da rappresentare quasi la metà della loro ricchezza lorda complessiva, con il 69% degli italiani che considera l’immobiliare un investimento “sempre sicuro”. Ciononostante, se si analizzano da vicino i dati, si osserva come negli ultimi dieci anni, ad eccezione di alcune grandi città o località turistiche, i valori delle abitazioni non abbiano tenuto il passo con l’inflazione: un immobile acquistato nel 2013 per 1 milione di euro varrebbe oggi mediamente 1,08 milioni (+8%), laddove per conservare lo stesso potere d’acquisto sarebbe stato necessario un incremento del +23% circa. In termini reali, dunque, la proprietà immobiliare media avrebbe perso il 15% di valore in dieci anni, mentre, investendo in uno dei principali indici azionari globali, il capitale sarebbe raddoppiato. Redditività dell'investimento immobiliare Per quanto riguarda gli immobili da reddito, uno studio di idealista mostra come nelle grandi città come Roma o Milano il loro rendimento sia leggermente inferiore rispetto alla media nazionale, per via dei costi d’acquisto più elevati, con rendimenti lordi annui intorno al 5-6%. Nei centri più piccoli la redditività migliora, ma trovare inquilini affidabili è più complicato, i periodi sfitti sono più lunghi e le possibilità di rivalutazione del capitale ridotte. Senza considerare la presenza di “costi nascosti” come spese di manutenzione ordinaria e straordinaria, spese condominiali, assicurazioni e imposte (come l’IMU sulle seconde case o la “cedolare secca” per i redditi da locazione), che riducono ulteriormente la redditività reale. Naturalmente, questo non significa che comprare casa sia sempre una scelta sbagliata, ma prima di investire in immobili occorre analizzare la composizione del proprio patrimonio, magari con l’aiuto di un consulente finanziario, e valutare se il proprio portafoglio sia eventualmente già sbilanciato verso il mattone. Acquisto prima casa con mutuo, un investimento efficiente Un discorso a parte lo merita l’acquisto della prima casa, che, più che un investimento, si configura come un vero e proprio obiettivo di investimento, spesso sostenuto da esigenze e considerazioni che vanno oltre la sfera meramente finanziaria. Come “asset”, poi, la prima casa offre senza dubbio alcuni vantaggi: per molti rappresenta l’unica opportunità di fare debito e accelerare la costruzione del proprio patrimonio, sostituendo gradualmente la spesa dell’affitto (detratti gli interessi del mutuo) con l’accumulo di capitale in un bene di utilità diretta (la casa in cui si vive). Il valore medio di un mutuo si aggira tra i 130.000 e i 180.000 euro, con un anticipo medio versato intorno ai 40.000 euro. Una cifra che può essere tranquillamente messa da parte grazie a un investimento mensile di poche centinaia di euro, a patto di cominciare a muoversi nei tempi e con gli strumenti giusti. Spesso, però, la decisione di comprare casa arriva in una fase della vita in cui non si è ancora avuta la possibilità o la consapevolezza necessaria per pianificare adeguatamente e così si tendono a stipulare mutui di importo molto elevato. Con la fine dell’era dei tassi ultrabassi, per ottenere il finanziamento più facilmente, ridurre la rata mensile e conservare comunque una capacità di risparmio da destinare ad altri obiettivi, cominciare a risparmiare per tempo sarà ancora più importante. Incentivi e mutui agevolati per l'acquisto prima casa Da considerare anche i diversi incentivi disponibili per chi acquista la prima casa: esenzione dall’IMU, imposta di registro ridotta al 2% e imposte ipotecarie e catastali fisse in misura minima. Sul fronte fiscale, l’acquirente può detrarre gli interessi passivi del mutuo (al 19% e con un tetto annuo) dalla dichiarazione dei redditi, riducendo il costo effettivo del finanziamento, mentre chi acquista tramite agenzia può detrarre dall’Irpef il 19% delle spese di intermediazione (fino a un massimo di 1.000 euro). Da valutare anche il Fondo di Garanzia per i mutui prima casa, gestito da Consap: la Legge di Bilancio 2025 ha prorogato fino al 2027 la possibilità per categorie prioritarie (under 36, giovani coppie, nuclei monogenitoriali con figli, assegnatari di case popolari, famiglie numerose), di accedere in via prioritaria a una garanzia statale fino all’80% del mutuo per importi fino a 250.000 euro. Per questo tipo di mutui è previsto un tetto al TAN, vincolato al TEGM medio di mercato, che riduce i costi di finanziamento. Investire nel mattone: meglio con la pianificazione finanziaria In conclusione, incentivi e aiuti agevolano l’acquisto della prima casa, ma l’elemento chiave resta la pianificazione finanziaria: un piano d’accumulo ben strutturato permette di costruire gradualmente il capitale necessario al versamento dell’anticipo, rendendo l’obiettivo più accessibile anche a chi teme di non avere risorse sufficienti. Un portafoglio efficiente e diversificato consente non solo di far crescere il proprio patrimonio nel tempo, ma anche di bilanciare il rischio e ridurre la dipendenza dal solo mercato immobiliare. In un contesto in cui oltre il 55% della ricchezza lorda delle famiglie italiane è concentrata in attività non finanziarie – il 46% in abitazioni – diversificare il proprio portafoglio con un PAC rappresenta un’opportunità strategica per raggiungere il traguardo “casa” senza rinunciare alla solidità e alla flessibilità finanziaria.