giovedì 11 dicembre 2025
I quartieri più richiesti per comprare casa in Italia nel terzo trimestre 2025
Tutte le ricerche portano a Roma. La Capitale, infatti, piazza ben 6 zone su 10 nella top 10 dei quartieri più richiesti da chi vuole comprare una casa in Italia nel terzo trimestre 2025. Il primo e il terzo gradino del podio sono appannaggio di due distretti romani, rispettivamente Garbatella-Ostiense, mentre al secondo posto troviamo il Litorale Leccese. A rivelarlo è un report di idealista/data, che ha misurato la pressione della domanda sull’offerta in ogni area dello Stivale per il mercato residenziale della compravendita.
Il report di idealista/data è stato implementato tramite l’indice di domanda relativa, un indicatore che sintetizza la pressione della domanda sull’offerta in ogni area d’Italia per il segmento delle case in vendita. L’indicatore si basa sul numero di contatti (contatti tramite e-mail e condivisioni) ricevuti per annuncio. Sono stati presi in esame ben 1.008 distretti di comuni italiani, filtrando solo quelli con uno stock di almeno 50 immobili sul mercato.
Top 10 dei quartieri più richiesti per comprare casa in Italia
Come anticipato, la presenza romana nella top 10 dei quartieri più domandati da chi cerca una casa in vendita in Italia nel terzo trimestre 2025 è decisamente nutrita: 6 su 10. Il primo della lista è Garbatella-Ostiense, che totalizza un indice di domanda relativa di 6,2 (mentre il prezzo medio al mq è di 4.146 euro). La grande concentrazione di ricerche in questa zona potrebbe essere letta anche in virtù di uno stock ridotto, con molti appartamenti potenzialmente in vendita che sono stati immessi nel mercato degli affitti brevi (il quartiere ospita una delle basiliche giubilari, San Paolo Fuori le Mura).
I quartieri più richiesti d'Italia per comprare casa
Completano il podio Litorale Leccese nel capoluogo salentino (indice di domanda relativa di 6 e 1.149 euro/mq) e l’altro distretto romano del Prenestino (indice di 5,5 e 3.194 euro/mq). La classifica prosegue con un altro quartiere romano, praticamente contiguo a quello che occupa il terzo posto: stiamo parlando di Casilino-Centocelle (indice di domanda relativa di 4,8 e 2.670 euro/mq), segno evidente che la periferia servita da Linea C della metropolitana sta acquisendo sempre più appeal.
Seguono, rispettivamente al quinto e al sesto posto, altri due quartieri romani (ma più centrali e signorili): Nomentano-Tiburtino (indice di 4,3 e 5.115 euro/mq) e Prati (indice di 4,2 e 6.517 euro/mq). Il quartiere più caro in top 10 è proprio il Centro di Roma (7.465 euro/mq), che si piazza in nona posizione con un indice di 4. Completano il ranking Marghera a Mestre (settimo posto con indice di 4,2 e 1.745 euro/mq), Arcella a Padova (ottavo posto con un indice di 4,1 e 1.752 euro/mq) e Città Giardino-Via Olevano a Pavia (decimo posto con un indice di 3,9 e 2.083 euro/mq).
La situazione nel resto d’Italia
Per trovare il primo quartiere milanese in classifica bisogna scendere fino alla posizione numero 103, dove troviamo Porta Vittoria, che totalizza un indice di domanda relativa di 2,5 (con un prezzo al metro quadro di 6.272 euro), segnale evidente di come il mercato immobiliare meneghino sia ormai fuori dalla portata di molti che, magari pur lavorando a Milano, dirottano le ricerche di casa nell’hinterland e nelle province lombarde limitrofe.
Passando in rassegna i principali mercati immobiliari, il primo distretto bolognese che troviamo in classifica è Mazzini-Fossolo all’undicesimo posto (indice di 3,8 e 3.247 euro/mq). A Napoli si segnala Vomero-Arenella al trentaquattresimo posto (indice di domanda relativa di 3 e 4.218 euro/mq). Restando al Sud, il quartiere più domandato a Bari è Madonnella (2,8 e 2.619 euro/mq). A Palermo si segnala Cruillas-Resuttana-San Lorenzo (2,3 e 1.571 euro/mq). Il primo distretto fiorentino arriva in posizione 299, è Rifredi (1,8 e 3.914 euro/mq).
giovedì 4 dicembre 2025
I quartieri dove aumentano di più gli affitti nei principali mercati immobiliari italiani
Gli affitti toccano livelli record in Italia. Secondo le ultime rilevazioni, infatti, la media nazionale è cresciuta del 5% su base annuale, attestandosi sullo stesso valore del mese precedente, intorno ai 14,9 euro mensili al metro quadro (il livello più alto mai registrato da idealista da quando ha iniziato a monitorare il mercato nel 2012). Ma, per capire cosa sta succedendo a seconda delle zone dello Stivale, poniamo la lente d’ingrandimento sull’andamento specifico dei quartieri nei principali mercati italiani.
Nel dettaglio, il focus si è concentrato su una selezione di città, che rappresentano i principali mercati per il settore delle locazioni in Italia, si tratta di: Bari, Bologna, Firenze, Genova, Milano, Monza, Napoli, Palermo, Padova, Roma, Torino, Trieste e Venezia. Scopriamo, per ogni Comune analizzato, quali sono i quartieri che hanno visto crescere maggiormente i propri valori, nel confronto tra mensilità al mq rilevate ad agosto 2025, confrontate con lo stesso periodo del 2024.
La top ten dei quartieri con i maggiori rialzi
Il quartiere italiano, i cui canoni d’affitto sono cresciuti maggiormente negli ultimi 12 mesi (secondo la media dei prezzi riscontrata dagli annunci pubblicati su idealista) è quello Carrassi-San Pasquale a Bari, che fa registrare un balzo del 28,6% con una media dei prezzi di locazione che si attesta intorno ai 14 euro/mq. Un dato che non deve stupire, vista la vicinanza al centro storico cittadino, sempre più polo turistico di richiamo non solo nazionale, ma anche internazionale. L’elevata concentrazione di case vacanza sta facendo aumentare anche i canoni di affitto tradizionali.
Al secondo posto troviamo l’iconico quartiere romano di Garbatella-Ostiense che, con un balzo del 23,4% annuo, si attesta a un canone mensile medio di 18,2 euro/mq. Si tratta di un distretto a forte vocazione universitaria per via della vicinanza a diverse facoltà dell’Università degli Studi di Roma Tre. Inoltre, quest’anno il distretto è protagonista anche dell’anno giubilare (con la Basilica di San Paolo Fuori le Mura). Anche per questo l’offerta di immobili disponibili per la locazione è stata in parte erosa dalla riconversione di appartamenti in case vacanza.
Il terzo gradino del podio, invece, spetta al quartiere padovano di Acerra, che in un anno ha visto aumentare la media dei canoni di locazione del 22,2%, per un affitto medio di 12,3 euro/mq, un valore tutto sommato ancora abbordabile, che difatti attira la domanda di studenti e non solo. L’età media dei residenti è più bassa rispetto a quella città e anche la componente multiculturale è una delle caratteristiche principali di questo distretto periferico.
Entrano nella top 10 dei quartieri con i maggiori balzi annuali per canone di locazione altri 4 distretti romani: Prenestino (16,7 euro/mq e +22,1%), Aniene-Collatino (15 euro/mq e +18%), Cinecittà (14,4 euro/mq e +13,8%), Casilino-Centocelle (14,4 euro/mq e +13,1%). Bari piazza nelle prime 10 posizioni anche il centralissimo distretto di San Nicola-Murat-Libertà (15 euro/mq e +19,1%). Completano il quadro due zone di Palermo: Altarello-Calatafimi-Montegrappa (8,6 euro/mq e +15,8%) e Cruillas-Resuttana-San Lorenzo (9,2 euro/mq e +13,6%).
I quartieri che aumentano di più in ogni città
Ma cosa succede nel resto delle città italiane prese in esame? A Genova, il distretto che è cresciuto di più da agosto 2024 allo stesso periodo del 2025 è Centro Est (11,3 euro/mq e +12,9%). Anche a Firenze è il Centro (26,2 euro/mq e +12,3%), mentre a Napoli è la zona di Fuorigrotta-Bagnoli (12,7 euro/mq e +9,3%).
A Milano si segnala il balzo della zona di Vigentino-Ripamonti (21,8 euro/mq e +9,1%), che si appresta ad ospitare il Villaggio Olimpico delle Olimpiadi Milano-Cortina 2026. Stesso aumento anche per Centro-San Vito a Trieste (12 euro/mq e +9,1%). A Bologna gli affitti nel quartiere Saffi aumentano dell’8,9% (con una media di 16,7 euro/mq), mentre a Venezia il distretto che ha visto crescere maggiormente i canoni di locazione è Venezia e la Giudecca (21,7 euro/mq e +8,7%). Da segnalare anche il Centro Storico di Monza (15,6 euro/mq e +8,4%) e Centro-Crocetta a Torino (14,5 euro/mq e +8,3%).
L’analisi dell’andamento del mercato
Da questa analisi di idealista emerge come il fenomeno della riqualificazione urbana di diversi quartieri delle grandi città, insieme all’erosione dell’offerta causata dalla riconversione di appartamenti in case vacanza, sta determinando una vera e propria saturazione del mercato nelle zone più richieste, come avviene da diverso tempo nella Capitale. Tutto ciò potrebbe avere effetti diretti sulle fasce di popolazione meno abbienti, con il rischio di escludere dalla locazione tradizionale studenti, famiglie e lavoratori a basso reddito.
D’altra parte, alcune aree un tempo periferiche, come il quartiere Acerra a Padova o Vigentino-Ripamonti a Milano, stanno registrando aumenti significativi, che dimostrano l’espansione dei confini urbani e una crescente richiesta di immobili anche al di fuori dei tradizionali centri cittadini. Questi quartieri, spesso più accessibili, stanno diventando una valida alternativa per chi cerca una casa in una zona ben servita e sempre più viva e dinamica.
Infatti, mentre i grandi centri urbani continuano a dominare il mercato con aumenti record, è evidente che anche le periferie stanno vivendo una rinnovata attenzione, segno di un cambiamento nelle dinamiche di locazione, che si riflette in un’ulteriore spinta al rialzo dei prezzi.
giovedì 27 novembre 2025
L'EUROPA CALAMITA I PATRIMONI: L'ITALIA TRA LE METE PIU' AMBITE TRA I RICCHI
L’Europa si conferma calamita globale per i grandi patrimoni. È quanto emerge dalla seconda edizione dell’European Lifestyle Report di Knight Frank, che analizza le nuove dinamiche della mobilità internazionale degli High Net Worth Individuals (HNWI), ovvero individui con un patrimonio netto superiore a un milione di dollari. L’indagine, condotta su oltre 700 milionari e multimilionari di 11 Paesi, offre uno spaccato chiaro: il Vecchio Continente è sempre più la destinazione di riferimento per chi cerca stabilità politica, vantaggi fiscali e uno stile di vita di alta qualità.
Europa, porto sicuro tra riforme fiscali e instabilità geopolitica
Tre i fattori che spingono i super-ricchi a scegliere l’Europa come base. Primo: la rivoluzione fiscale. L’abolizione del regime non-dom nel Regno Unito, la revisione della flat tax in Italia e le nuove proposte fiscali in Svizzera e Germania stanno riscrivendo le mappe della residenza dei più facoltosi. Secondo: la geopolitica instabile. I conflitti in Ucraina e Medio Oriente, insieme alle tensioni crescenti tra Stati Uniti e Cina, hanno reso il continente europeo un porto relativamente sicuro e “neutrale”. Terzo: la qualità della vita. Sanità avanzata, infrastrutture digitali, scuole internazionali di prestigio e un patrimonio culturale unico mantengono alto l’appeal europeo per famiglie e investitori.
Italia: fiscalità competitiva e lifestyle mediterraneo
Pur avendo raddoppiato nel 2025 la flat tax per i nuovi residenti – passata da 100.000 a 200.000 euro – l’Italia resta tra le mete più attrattive. A pesare positivamente sono la certezza normativa, la centralità geografica e un lifestyle mediterraneo che continua a esercitare un fascino senza tempo.
Il mercato immobiliare ne è la cartina di tornasole. Secondo i dati del report:
Milano guida la corsa, con un +7% nei prezzi degli immobili prime nel 2025. La città si posiziona accanto a Londra e Lisbona tra le capitali più ambite dagli HNWI, trainata dagli acquisti di investitori provenienti da Regno Unito, Svezia e Paesi Bassi.
La Toscana rimane un classico intramontabile: i prezzi delle abitazioni di pregio sono saliti del +5% nell’ultimo anno e le prospettive restano positive. La regione affascina britannici, statunitensi e svizzeri, attratti da autenticità, paesaggi e qualità della vita.
Il Lago di Como consolida il proprio status di hub internazionale, con un +3,8% nei prezzi prime e volumi di transazioni in crescita. La domanda arriva soprattutto da Regno Unito, Svizzera e Stati Uniti.
Vigneti e uliveti: i “legacy asset” italiani
L’appeal italiano non si limita al residenziale urbano o turistico. Sempre più investitori guardano a vigneti e proprietà agricole di pregio, considerati “legacy asset”: beni che uniscono redditività, identità culturale e lifestyle. Nel report vengono citate Toscana, Piemonte e Puglia come aree chiave per investimenti in vitivinicoltura e olivicoltura, con produzioni di alta qualità e forte richiamo internazionale.
Roma, tra diplomazia e scuole d’élite
Se Milano è la locomotiva del mercato immobiliare e la Toscana il rifugio bucolico dei super-ricchi, Roma si ritaglia un ruolo strategico soprattutto sul fronte educativo. La capitale ospita la prestigiosa St. George’s British International School, istituto scelto da famiglie facoltose e diplomatici per l’offerta formativa internazionale. Questo rafforza l’attrattività della città non solo come destinazione culturale e turistica, ma anche come hub per l’educazione di alto livello.
Nuove regole, nuove opportunità
Le riforme fiscali non hanno ridotto l’interesse verso l’Italia, anzi lo hanno rafforzato. La flat tax da 200.000 euro, pur più elevata, resta competitiva rispetto ad altri Paesi. Le nuove norme su trust ed eredità introducono maggiore trasparenza e certezza legale. Il capital gains step-up garantisce vantaggi ai non residenti che trasferiscono la residenza. Infine, il restringimento dell’accesso alla cittadinanza per discendenza (ius sanguinis) punta a un approccio più selettivo, ma non riduce l’attrattiva del Paese.
I trend della nuova mobilità dei super-ricchi
Il sondaggio Knight Frank mette in luce alcune tendenze trasversali:
la fiscalità resta il fattore chiave (59%);
cresce l’interesse per i Golden Visa (29,7%), soprattutto tra i millennials;
lo smart working diventa leva di mobilità, con il 63% degli HNWI che lavora da remoto per oltre il 60% della settimana;
si diffonde la relocation “a tappe”, con affitti temporanei prima dell’acquisto;
la connettività è imprescindibile: il 71% degli intervistati considera la fibra ultraveloce un requisito essenziale.
Le voci degli esperti
“Mai come oggi i ricchi stanno esercitando con urgenza la possibilità di spostarsi – non è un semplice cambiamento demografico, ma un vero riassetto della geografia della ricchezza globale”, sottolinea Kate Everett-Allen, responsabile della ricerca globale di Knight Frank.
Bill Thomson, responsabile del network italiano della società, aggiunge: “L’Italia, con il suo equilibrio tra competitività fiscale e lifestyle mediterraneo, resta tra le mete più desiderate. Milano, la Toscana e il Lago di Como non sono solo luoghi iconici: sono diventati hub per famiglie e investitori alla ricerca di autenticità, sostenibilità e mobilità”.
giovedì 20 novembre 2025
La Bce lascia invariati i tassi di interesse: contesto ancora favorevole per i mutui
La Bce ha confermato nella riunione del 30 ottobre i tassi di interesse
In particolare il tasso sui depositi è rimasto al 2%, di quello sui rifinanziamenti principali al 2,15% e di quello sui prestiti marginali al 2,40%. I commenti di idealista/mutui e degli esperti finanziari sulle eventuali ripercussioni sul mercato dei mutui casa in Italia.
La Bce lascia i tassi invariati
"Il Consiglio direttivo ha deciso oggi di mantenere invariati i tre tassi di interesse di riferimento della BCE, - si legge nella nota relativa. - L’inflazione resta prossima all’obiettivo del 2% a medio termine e la valutazione delle prospettive di inflazione condotta dal Consiglio direttivo si conferma pressoché invariata. L’economia ha continuato a crescere malgrado il difficile contesto mondiale. Il vigore del mercato del lavoro, la solidità dei bilanci del settore privato e le passate riduzioni dei tassi di interesse decise dal Consiglio direttivo rimangono fattori importanti alla base della capacità di tenuta dell’economia. Tuttavia le prospettive sono ancora incerte, soprattutto a causa delle attuali controversie commerciali e tensioni geopolitiche a livello mondiale.
Il Consiglio direttivo è determinato ad assicurare che l’inflazione si stabilizzi sull’obiettivo del 2% a medio termine. Per definire l’orientamento di politica monetaria adeguato, il Consiglio direttivo seguirà un approccio guidato dai dati in base al quale le decisioni vengono adottate di volta in volta a ogni riunione. In particolare, le decisioni del Consiglio direttivo sui tassi di interesse saranno basate sulla valutazione delle prospettive di inflazione e dei rischi a esse associati, considerati i nuovi dati economici e finanziari, nonché della dinamica dell’inflazione di fondo e dell’intensità della trasmissione della politica monetaria, senza vincolarsi a un particolare percorso dei tassi".
Tassi Bce e mutui casa: il commento di idealista/mutui
"Il comitato esecutivo della BCE – questa volta riunitosi presso la sede fiorentina di Banca di Italia, anziché nel consueto palazzo di Francoforte – sembra mantenere un approccio di “attesa e osservazione”, di fronte a segnali contrastanti, - spiega Fabio Femiani, responsabile mutui di idealista.it: - da un lato una crescita debole e un’inflazione sotto controllo, dall’altro l’incertezza legata a possibili nuove spinte inflazionistiche dovute alle tensioni commerciali globali e al livello del dato sull’occupazione".
Quali saranno le conseguenze sul mercato dei mutui? "Per quanto riguarda il mercato dei mutui, - risponde Femiani, - i tassi attuali restano relativamente contenuti (se paragonati ai picchi del 2023 e della prima parte del 2024), sostenuti dalla qualità dei portafogli crediti iscritti negli attivi bancari degli ultimi anni e dalla forte concorrenza tra gli istituti. Oggi è possibile ottenere un mutuo a tasso fisso al di sotto del 3% in caso di acquisto immobile green, mentre i tassi variabili – per la stessa tipologia di finanziamento – risultano addirittura più convenienti, collocandosi nell’intorno del 2,5%, grazie all’allentamento delle politiche monetarie dei mesi scorsi.
Si tratta senza dubbio di un contesto favorevole per chi sta cercando un mutuo, sia per l’acquisto della casa sia per surrogare quello già in essere presso un’altra banca.
Quali le prospettive per i prossimi mesi? "Guardando avanti, ci aspettiamo un mercato ancora selettivo, ma più dinamico: se la BCE dovesse effettivamente procedere con un ulteriore taglio dei tassi nel 2026, potremmo vedere un rilancio graduale della domanda di mutui e un ritorno dell’interesse per i tassi variabili, oggi tornati su livelli più sostenibili. In sintesi, il momento non è ancora “euforico”, ma decisamente migliore rispetto a un anno fa: chi valuta un nuovo mutuo o una rinegoziazione può trovare oggi un equilibrio tra stabilità e costo del denaro che sembrava impensabile solo dodici mesi fa", conclude Femiani.
Nessun taglio tassi dalla Bce, quanto costano i mutui
"Il mancato taglio dei tassi di interesse rappresenta una notizia negativa per milioni di famiglie che hanno acceso un mutuo a tasso variabile, - afferma il Codacons, commentando la decisione odierna della Bce.- Si tratta del quarto mancato calo consecutivo, dopo il trend di ribassi avviato a giugno 2024 – spiega il Codacons – Una decisione quella della Bce che arriva proprio quando in Italia si assiste ad un rialzo dei tassi sui finanziamenti praticati alle famiglie. I tassi di interesse sui mutui effettivamente praticati alle famiglie sono passati dal 3,50% dello scorso gennaio al 3,67% di agosto (dati Bankitalia), con un incremento del +0,17% da inizio 2025, pari ad un maggior esborso da +180 euro all’anno su un mutuo da 150mila euro a 30 anni - analizza il Codacons – Il mancato taglio da parte della Bce potrebbe influire negativamente sull’andamento del mercato, e accelerare la crescita dei tassi con conseguenze dirette sulle tasche di milioni di italiani".
Tassi Bce, i pareri degli esperti
"Il mantenimento dei tassi di interesse da parte della Bce segnala fiducia nell'efficacia della propria politica, - sottolinea Irene Lauro, Eurozone Economist di Schroders. - La crescita del Pil è migliorata allo 0,2% nel terzo trimestre e i dati PMI di ottobre indicano un momentum più forte per l'ultimo trimestre, in linea con la nostra previsione secondo cui la crescita dell'Eurozona sta finalmente guadagnando slancio. L'incertezza politica in Francia potrebbe pesare sull'economia del Paese, ma altrove le prospettive stanno migliorando e suggeriscono che la politica monetaria sta avendo un effetto sull'economia reale. Il forte rimbalzo dell'attività nel settore dei servizi indica che i consumatori stanno spendendo di più, mentre anche il settore manifatturiero è destinato a registrare una ripresa, sostenuto dai maggiori stimoli fiscali tedeschi grazie all'aumento degli ordini nel settore della difesa. Restiamo fiduciosi che la crescita si rafforzerà nel corso del prossimo anno, a sostegno della decisione della Bce di mantenere i tassi invariati fino al 2026. Tuttavia, se l'inflazione dovesse risultare inferiore alle attuali proiezioni, la Bce potrebbe seguire l'approccio di gestione del rischio della Fed e procedere a un taglio preventivo dei tassi. Per ora, le prospettive per l'eurozona sono cambiate in positivo, un cambiamento gradito dopo mesi di stagnazione".
giovedì 13 novembre 2025
idealista: il mercato delle case usate torna a crescere a ottobre (0,7%). Scopri i prezzi nella tua città
Il mercato immobiliare italiano mostra una crescita moderata nel mese di ottobre, con un incremento dello 0,7% nel prezzo delle abitazioni usate. Il valore medio nazionale si attesta ora a 1.828 euro al metro quadro, stando ai dati rilevati da idealista, portale immobiliare N.1 in Italia.
Capoluoghi
Nel mese di ottobre, il 66% dei capoluoghi italiani ha registrato un aumento dei valori immobiliari. Gli incrementi più significativi si sono verificati a Padova (4,3%), Bergamo (4,1%) e Trieste (3,3%).
I prezzi delle case a ottobre 2025 per capoluogo
Altri 38 centri hanno registrato aumenti superiori alla media mensile dello 0,7%, con variazioni comprese tra il 3,1% di Belluno e lo 0,9% di Milano. Latina, Torino, Pesaro, Cagliari, Grosseto e Perugia mostrano una variazione dello 0,7%, in linea con l’andamento nazionale. Incrementi di entità inferiore si osservano in 20 città, dallo 0,6% di Cosenza allo 0,1% di La Spezia.
Tra i principali mercati, oltre a Milano, durante il mese di ottobre aumentano Napoli (1,5%), Venezia (1,2%), Torino (0,7%), Bologna (0,5%), Palermo (0,3%) e Roma (0,2%), mentre Firenze registra un calo dello 0,6%.
Sette capoluoghi, fra cui Monza, mantengono valori stabili, mentre 29 città subiscono una contrazione dei prezzi, con i ribassi più marcati concentrati a Vibo Valentia (-2%), Viterbo (-1,7%) e Caserta (-1,6%).
Dal punto di vista del prezzo al metro quadrato, Milano si conferma anche a ottobre la città più costosa per l’acquisto di una casa, con un valore medio di 5.188 euro/m², raggiungendo il suo massimo storico dalla prima rilevazione di idealista nel 2012. Seguono Venezia (4.792 euro/m²), Bolzano (4.692 euro/m²) e Firenze (4.514 euro/m²), tutte con valori superiori ai 4.000 euro.
Prezzi superiori alla media nazionale di 1.828 euro/m² si registrano in altri 42 capoluoghi, tra cui Bologna (3.651 euro/m²), Roma (3.237 euro/m²), Napoli (2.798 euro/m²) e Torino (1.980 euro/m²).
All’estremo opposto, Caltanissetta risulta il capoluogo più economico per le compravendite, con un prezzo di 673 euro/m², seguita da Ragusa (717 euro/m²) e Biella (766 euro/m²).
Province
A livello provinciale, il trend di crescita dei prezzi immobiliari rispecchia quello dei capoluoghi, con aumenti diffusi nella maggior parte delle aree: 77 province hanno infatti registrato incrementi nel mese di ottobre.
I prezzi delle case a ottobre 2025 per provincia
Le variazioni più marcate si rilevano a Trieste (3,4%), Verbano-Cusio-Ossola (2,2%) e Padova (2%). Anche l’hinterland di Milano mostra un rialzo dell’1,1%, mentre la provincia di Roma segna un calo dello 0,6%. Trento, Imperia, Rieti, Pistoia e Foggia mantengono valori stabili rispetto al mese precedente, mentre Sondrio e Nuoro (entrambe -1,3%) guidano il gruppo delle 24 province in calo.
Bolzano si conferma la provincia più cara d’Italia, con un prezzo medio di 4.558 euro/m², seguita da Milano (3.443 euro/m²), Lucca (3.110 euro/m²) e Savona (3.081 euro/m²). In altre 28 province i valori immobiliari restano superiori alla media nazionale, con prezzi compresi tra i 2.905 euro di Firenze e i 1.872 euro di Treviso.
Le province più convenienti per l’acquisto di un’abitazione restano Biella (634 euro/m²), Caltanissetta (654 euro/m²) e Isernia (694 euro/m²).
Regioni
A ottobre, fatta eccezione per Abruzzo (-0,7%) e Valle d’Aosta (-0,5%), che registrano cali, e per Umbria e Sicilia, stabili rispetto ad agosto, tutte le regioni mostrano aumenti.
I prezzi delle case a ottobre 2025 per regione
Gli incrementi più consistenti del periodo riguardano Lombardia (1,2%), Emilia-Romagna, Toscana e Campania, che crescono tutte dello 0,8%. Sardegna e Veneto (0,7%) presentano variazioni in linea con la media nazionale. Gli altri aumenti si collocano al di sotto della media del periodo, con variazioni che vanno dallo 0,5% di Lazio e Friuli-Venezia Giulia allo 0,1% di Trentino-Alto Adige e Basilicata.
Il Trentino-Alto Adige registra i prezzi medi più elevati in Italia, con un valore di 3.162 euro/m², seguito da Liguria (2.477 euro/m²), Valle d’Aosta (2.467 euro/m²) e Toscana (2.387 euro/m²). Anche Lombardia (2.267 euro/m²), Lazio (2.113 euro/m²) ed Emilia-Romagna (1.867 euro/m²) superano la media nazionale di 1.828 euro/m².
Le altre regioni si collocano al di sotto di questa soglia, con valori che spaziano dai 1.816 euro del Veneto ai 914 euro della Calabria, la regione più economica per acquistare casa in Italia.
giovedì 25 settembre 2025
Quanto sono aumentati gli affitti nelle principali città italiane: i canoni per quartiere
Affitti sempre più cari in Italia. Secondo le ultime rilevazioni, infatti, la media nazionale è cresciuta del 5,5% su base annuale, attestandosi intorno ai 14,9 euro mensili al metro quadro (il livello più alto mai registrato da idealista da quando ha iniziato a monitorare il mercato nel 2012). Tuttavia, la situazione varia sensibilmente a seconda delle zone prese in analisi. Nel dettaglio, scopriamo quanto sono aumentatati i canoni di locazione nel secondo trimestre 2025, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, passando sotto la lente di ingrandimento i quartieri delle principali città italiane.
La top ten dei quartieri con i maggiori rialzi
Nelle prime 10 posizioni del ranking dei quartieri che hanno fatto registrare gli aumenti più considerevoli nei canoni di affitto si parla romano. A parte il distretto di Altarello-Calatafimi-Montegrappa a Palermo (che si piazza al terzo posto, con un aumento su base annua del 23% e una media di 8,60 euro/mq) e Cavoretto-Borgo Po a Torino, infatti, le altre 9 posizione sono occupate da quartieri della Capitale. I primi due gradini del podio sono occupati dal Prenestino (+27,2%) e Labaro-Prima Porta (+25,1%), con canoni al mq rispettivamente di 17,05 e 13,63 euro mensili.
Quanto aumentano gli affitti nelle principali città italiane
Nel dettaglio, le città analizzate dal report sono Milano, Torino, Genova, Bologna, Firenze, Roma, Bari, Napoli, Palermo e Cagliari. La più che nutrita presenza capitolina nei primi posti del ranking si spiega con il cosiddetto “effetto Giubileo”. Molti proprietari di casa, infatti, nell’Anno Santo hanno spostato i loro immobili dal mercato degli affitti tradizionali a quello delle case vacanza. La diminuzione dell’offerta, quindi, ha inciso sull’aumento dei canoni. Non solo, perché la mancanza di immobili nelle zone centrali ha fatto aumentare anche i prezzi in periferia.
Per rendersene conto basta dare uno sguardo alla top ten, dove figurano due dei principali quartieri giubilari capitolini, Prati e Garbatella-Ostiense, ma anche diversi altri distretti periferici, che hanno intercettato le ricerche dei residenti che hanno dovuto fare i conti con l’erosione dello stock nelle zone più centrali. Come accennato, fa parte della top ten, al nono posto, anche il quartiere torinese di Cavoretto-Borgo Po (+14,9%).
I quartieri che aumentano di più in ogni città
A Milano, la città con gli affitti più cari d’Italia, il quartiere in cui i canoni sono aumentati di più nel confronto tra il secondo trimestre 2025 e lo stesso periodo del 2024 è Vigentino-Ripamonti (+12,5 e 22,51 euro/mq), dove sorgerà il Villaggio Olimpico di Milano-Cortina 2026. Mentre a Genova si segnala il balzo di Medio Levante, che tocca un aumento dell’11,4%, per attestarsi a una media di 11,19 euro/mq. Mentre a Firenze gli aumenti cittadini più considerevoli riguardano il distretto di Isolotto-Legnaia (+10,6% e 17,62 euro/mq).
Non si rilevano aumenti in doppia cifra a Bari, dove il quartiere nel quale i canoni di locazione aumentano maggiormente è Picone-Poggiofranco (+7,7% e 11,54 euro/mq). Variazione simile anche per il distretto bolognese di Mazzini-Fossolo (+7,1% e 16,29 euro/mq). I canoni di locazione nel centro storico di Cagliari, invece, sono aumentati del 5,5% nell’ultimo anno (15,97 euro/mq). Mentre a Napoli il distretto che cresce di più si trova in periferia, è Pianura-Soccavo-Camaldoli (+4,2% e 9,25 euro/mq).
Più in generale, fa riflettere anche un altro dato: nelle 10 città analizzate i valori dei canoni di locazione, nell’ultimo anno, sono diminuiti in appena 13 distretti su un totale di 89 analizzati complessivamente, a ulteriore dimostrazione della tendenza rialzista su scala nazionale.
giovedì 18 settembre 2025
Bonus rifiuti 2026, in arrivo lo sconto del 25% sulla TARI: ecco a chi spetta, i requisiti e i documenti necessari
Dal 2026 arriva il bonus sociale TARI: sconto automatico del 25% per circa 4 milioni di famiglie a basso ISEE, con erogazione in bolletta e piena tutela dei dati personali.
Da gennaio 2026 entrerà in vigore il bonus sociale TARI, una misura che garantirà uno sconto automatico del 25% sulla Tassa rifiuti a circa 4 milioni di famiglie italiane in situazione di disagio socio-economico.
La novità è stata annunciata dall’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente (ARERA),che, con la delibera 355/2025/R/rif ha indicato le procedure digitali e le modalità da seguire per l’erogazione del bonus.
La TARI: natura giuridica, presupposto impositivo e soggetti obbligati
La TARI (Tassa sui Rifiuti) è un tributo comunale destinato alla copertura integrale dei costi relativi al servizio di raccolta, smaltimento e trattamento dei rifiuti solidi urbani. Introdotta dall’art. 1,commi 639 e seguenti della L. 27 dicembre 2013, n. 147 (Legge di Stabilità 2014), essa ha sostituito e accorpato i previgenti prelievi correlati alla gestione dei rifiuti, vale a dire la TIA (Tariffa di Igiene Ambientale), la TARSU (Tassa per lo Smaltimento dei Rifiuti Solidi Urbani) e la TARES (Tributo Comunale sui Rifiuti e sui Servizi).
Il presupposto impositivo della TARI è rappresentato dal possesso o dalla detenzione, a qualsiasi titolo, di locali o aree scoperte, suscettibili di produrre rifiuti urbani. Sono, pertanto, soggetti passivi del tributo le persone fisiche e giuridiche che utilizzano immobili a destinazione abitativa, commerciale, direzionale o mista, quali abitazioni, uffici, esercizi commerciali, attività produttive e terreni suscettibili di utilizzo.
Sono escluse dall’obbligo di pagamento le aree scoperte pertinenziali o accessorie a locali tassabili, purché non operative, nonché le parti comuni condominiali che non siano detenute o occupate in via esclusiva da alcuno.
In presenza di contratto di locazione, l’obbligo tributario grava sull’inquilino qualora il contratto abbia durata superiore a sei mesi, anche non continuativi, nel corso dell’anno solare; per i contratti di durata pari o inferiore a tale soglia, l’obbligazione tributaria rimane in capo al proprietario dell’immobile.
Beneficiari e modalità di erogazione
Il beneficio previsto dalla delibera ARERA è rivolto:a famiglie con ISEE inferiore a 9.530 euro; a famiglie numerose (con almeno quattro figli a carico) con ISEE fino a 20.000 euro.
Per beneficiare del bonus non è necessario presentare alcuna domanda, ma è sufficiente aver compilato la DSU (Dichiarazione Sostitutiva Unica) da presentare all’INPS nel 2025.
I dati ISEE saranno incrociati in automatico — tra INPS, Acquirente Unico, ANCI-SGATE, CSEA e gestori del servizio rifiuti — per applicare lo sconto sulla Tari del 2026. L’applicazione dello sconto sarà automatica e avverrà direttamente in bolletta. Lo slittamento temporale deriva dal fatto che la TARI viene calcolata nei primi mesi dell’anno successivo a quello considerato dall’ISEE, che invece può essere presentato in qualsiasi momento dell’anno precedente.
Il bonus, che si affianca a quelli già attivi per luce, gas e acqua, punta a rafforzare la tutela delle fasce più fragili della popolazione.
Privacy e tutela dati
ARERA assicura che tutte le informazioni personali saranno trattate nel pieno rispetto del GDPR, con supervisione del Garante per la protezione dei dati. L’Autorità ha, infatti, stabilito specifici obblighi informativi per garantire trasparenza e tracciabilità delle somme erogate.
Impatto e benefici economici stimati
Secondo alcune stime, lo sconto del 25% sulla Tari riguarderà circa 4 milioni di nuclei familiari con ISEE sotto soglia, con una significativa riduzione delle spese per chi è più vulnerabile economicamente.
Secondo i dati raccolti da ARERA, la spesa media annua per la Tari nel 2023 si aggirava sui 311 euro per nucleo familiare tipo (3 persone e 100 mq), con punte fino a quasi 600 euro in alcune città del Sud. Quindi, lo sconto del 25% potrebbe tradursi in risparmi tra i 50 e 150 euro all’anno per famiglia, a seconda del territorio di residenza.
giovedì 11 settembre 2025
LE CITTA' PIU' ECONOMICHE DOVE COMPRARE CASA
I prezzi delle case usate in Italia, secondo le ultime rilevazioni di luglio 2025, hanno fatto registrare un aumento dello 0,3%, attestandosi a un valore medio di 1.833 euro al metro quadro. Oltre ai mercati delle principali città italiane, le quotazioni restano proibitive anche nelle più esclusive località turistiche. Tuttavia, in ben 15 capoluoghi il prezzo richiesto da chi vende casa è inferiore a 1.000 euro/mq.
Scopriamo dove si trovano i centri più economici per chi è alla ricerca di una prima o una seconda casa lontana dalla città (sono ben 59 le città in cui i valori degli immobili sono sotto la media nazionale).
I capoluoghi in cui le case costano meno di 1.000 euro/mq
Sul totale dei 102 capoluoghi monitorati, sono ben 15 le città italiane in cui la media dei prezzi delle case usate sul mercato è inferiore ai 1.000 euro/mq. Sul podio troviamo Caltanissetta (674 euro/mq), seguita da un’altra città siciliana, Ragusa (712 euro/mq), e dalla piemontese Biella (772 euro/mq). Sotto il muro degli 800 euro segnaliamo anche Reggio Calabria (793 euro/mq), primo comune calabrese che incontriamo in classifica.
I capoluoghi più economici per comprare casa in Italia
In linea generale, i Capoluoghi con prezzi delle case al di sotto dei 1.000 euro/mq si trovano quasi tutti nel meridione, a eccezione della già citata Biella e Vercelli, sempre in Piemonte, dove per comprare un immobile ci vogliono in media 947 euro/mq. La città più economica del Molise è Isernia (864 euro/mq), mentre in Puglia è Taranto (927 euro/mq).
Capoluoghi dove le case costano meno della media nazionale
Più in generale, in 59 città si rilevano valori degli immobili sotto la media nazionale (1.833 euro al metro quadro) rilevata a luglio 2025. In Abruzzo, la più economica è Chieti (950 euro/mq). Mentre nel Lazio è Frosinone 1.042 (euro.mq). Spostando la ricerca in Sardegna, segnaliamo Nuoro, dove in media per una casa in vendita vengono richiesti 1.112 euro/mq.
Mentre il capoluogo veneto più abbordabile per chi è alla ricerca di una casa da acquistare è Rovigo (1.137 euro/mq). Il primato nelle Marche, invece, spetta a Macerata (1.171 euro/mq), mentre la città più economica del Friuli-Venezia Giulia è Gorizia (1.192 euro/mq). A Perugia, capoluogo di regione dell’Umbria e città universitaria, la richiesta media è di 1.202 euro/mq).
Continuando a scorrere la classifica, in trentanovesima posizione, incontriamo anche la prima città lombarda: si tratta di Cremona, dove per comprare una casa usata ci vogliono in media 1.316 euro/mq. Genova è il capoluogo meno dispendioso per comprare casa in Liguria, con un prezzo richiesto che si aggira intorno ai (1.421 euro/mq).
In Emilia-Romagna sono due le città più economiche, in cui i prezzi si equivalgono sostanzialmente: Ferrara (1.557 euro/mq) e Forlì (1.593 euro/mq). Mentre per la prima città toscana del ranking bisogna arrivare fino alla posizione 55, dove troviamo Arezzo (1.684 euro/mq).
giovedì 4 settembre 2025
Estate in città: i 7 disagi condominiali più frequenti e come prevenirli
L’estate richiama vacanze, relax e giornate luminose, ma per chi resta in città può trasformarsi in un periodo complicato. Nei condomini semi-vuoti, l’assenza di molti residenti riduce i normali meccanismi di controllo e convivenza, favorendo l’insorgere di problematiche come rumori fuori luogo, pacchi lasciati incustoditi, presenze sospette o un generale disordine negli spazi comuni. In previsione del periodo di partenze più intenso, Laserwall ha individuato le sette criticità più frequenti per chi resta in città mentre i vicini sono in ferie e ha illustrato come la digitalizzazione possa rappresentare uno strumento concreto per affrontarle.
Furti e intrusioni
Il rischio di effrazioni aumenta nei mesi estivi, quando molti appartamenti restano incustoditi. L’assenza di movimento in aree come pianerottoli e androni facilita l’azione dei malintenzionati. È quindi consigliabile dotarsi di sistemi di allarme moderni, controllabili da remoto tramite smartphone.
Malfunzionamenti agli impianti
Durante l’estate possono verificarsi guasti a cancelli elettrici, caldaie o pompe, aggravati dal fatto che molti fornitori e tecnici sono in ferie. Apposite app danno la possibilità di segnalare problemi all’amministratore e ricevere avvisi immediati via smartphone o e-mail. Anche chi è lontano può essere aggiornato in tempo reale, mentre l’archivio digitale delle segnalazioni ottimizza tempi e organizzazione degli interventi.
Raccolta differenziata trascurata
Caldo e disattenzione possono compromettere la gestione dei rifiuti, con conferimenti errati, esposizioni nei giorni sbagliati o abbandoni, generando cattivi odori e disordine. Cartelli e promemoria ben visibili, posti in aree strategiche come ingressi e zone di raccolta, aiutano a ricordare regole e calendari, soprattutto quando ci sono variazioni legate al periodo estivo.
Lavori rumorosi
Molti approfittano dell’assenza di vicini per effettuare ristrutturazioni, disturbando chi rimane. Oltre al rispetto degli orari previsti dai regolamenti, è buona norma avvisare anticipatamente i residenti tramite comunicazioni chiare. Informare dei lavori programmati consente di ridurre incomprensioni e conflitti, favorendo una convivenza più serena.
Consegne di pacchi
Durante le ferie, le consegne a domicilio diventano difficili da gestire, con pacchi non ritirati o smarriti. Apposite soluzioni Amazon Key, ad esempio, permettono ai corrieri autorizzati di accedere in sicurezza agli spazi comuni e consegnare anche in assenza del destinatario, evitando accumuli e disservizi.
Affitti brevi e ospiti occasionali
Turisti e inquilini temporanei possono non conoscere le regole condominiali, causando disagi se non adeguatamente informati. È quindi importante che i proprietari forniscano istruzioni precise su orari, gestione rifiuti, silenzio e uso degli spazi comuni, prevenendo incomprensioni e favorendo il rispetto delle norme condivise.
Supporto ai residenti anziani
Spesso gli anziani restano soli durante l’estate e possono avere difficoltà a gestire incombenze quotidiane, come trasportare la spesa o l’acqua. Installare una “casa dell’acqua” condominiale, rende l’approvvigionamento idrico semplice e comodo, soprattutto nei giorni di caldo intenso, migliorando la qualità della vita di tutti.
giovedì 28 agosto 2025
Il mattone nel Sud Europa: i prezzi delle case in vendita o in affitto in Italia, Spagna e Portogallo
Il mercato immobiliare nei tre maggiori Paesi dell'Europa meridionale continua a registrare un'impennata dei prezzi, sia per le vendite che per gli affitti, ma con evoluzioni diverse. I report di idealista di giugno 2025 mostrano che la Spagna ha raggiunto livelli record in entrambi i mercati, mentre il Portogallo è il più costoso, con aumenti più moderati. Nel frattempo, in Italia, le case in vendita rimangono lontane dal record stabilito oltre un decennio fa, ma gli affitti raggiungono livelli record, superando quelli spagnoli. Analizziamo i mercati immobiliari in vendita e in affitto nelle principali città e nei centri turistici dei tre Paesi.
La situazione abitativa in Spagna, Italia e Portogallo
Il Portogallo ha attualmente il prezzo medio più alto per le case in vendita, pari a 2.898 €/m², davanti a Spagna (2.438 €/m²) e Italia (1.828 €/m²). Solo la Spagna ha raggiunto un record nella serie storica di idealista. Tuttavia, in termini di aumenti annuali registrati durante il mese di giugno, la Spagna è in testa alla classifica con un aumento annuo del 14%, nettamente superiore all'8% del Portogallo, inferiore rispetto ai mesi precedenti, e solo all'1,5% dell'Italia.
Per quanto riguarda gli affitti, il Portogallo è il Paese più costoso in cui affittare un appartamento, con una media di 16,7 €/m² al mese, seguito da Italia (14,9 €/m²) e Spagna (14,6 €/m²). Nonostante i prezzi più accessibili, sia in Spagna che in Italia gli affitti sono a livelli record. L'aumento dei prezzi degli affitti è particolarmente forte in Spagna, con un incremento del 9,7% su base annua, tre volte superiore a quello del Portogallo (3,5%) e quasi il doppio di quello dell'Italia (5,5%).
Le grandi città di Italia, Spagna e Portogallo
Un'analisi delle principali capitali dell'Europa meridionale rivela dati sulla pressione sui prezzi nelle città più dinamiche a fronte di una diffusa carenza di offerta. Madrid ha registrato un aumento annuo del 25% dei prezzi delle case, raggiungendo i 5.642 €/m², un record nella serie storica di idealista e si sta avvicinando sempre di più a Lisbona (5.769 €/m²), raggiungendo anch'essa massimi storici, sebbene abbia registrato solo un 2,3% di variazione. Entrambe rimangono le città più costose dei tre Paesi.
Giugno 2025 | Prezzi delle case nelle principali città dell'Europa meridionale
Segue, e sopra i 5.000 €/m2, Milano (5.104 €/m2), che vede anche Barcellona (4.920 €/m2) avvicinarsi ai prezzi del capoluogo lombardo, dopo aver registrato un incremento annuo dell'11,1% a giugno, rispetto al modesto 2,4% di Milano, ora leggermente al di sotto del suo picco massimo. Il capoluogo catalano si sta gradualmente avvicinando a questo gruppo "selezionato" di grandi mercati sopra i 5.000 €/m2 in media con prezzi ai massimi storici, mentre Milano si avvicina al suo prezzo più alto, appena -0,1% al di sotto.
Porto è più indietro in termini di prezzi (3.792 €/m²), dopo aver registrato un aumento del 6%, inferiore alla media nazionale portoghese, sebbene con un nuovo record per i prezzi degli immobili in vendita. Nel frattempo, la capitale più economica tra quelle analizzate è Roma, con un prezzo medio di 3.215 €/m², dopo un aumento del 2,9% su base annua a giugno, ma quasi il 25% al di sotto del suo record.
Giugno 2025 | Prezzi degli affitti nelle principali città dell'Europa meridionale
Per quanto riguarda il mercato degli affitti, Barcellona e Milano sono in testa alla classifica, rispettivamente con 23,9 €/m²/mese e 23,7 €/m²/mese, seguite da vicino da Lisbona (22,2 €/m²/mese) e Madrid (22 €/m²/mese). Roma e Porto, invece, presentano prezzi di affitto più moderati: rispettivamente 18,4 €/m²/mese e 17,7 €/m²/mese.
Gli aumenti annuali più notevoli si registrano a Roma (12%) e Madrid (11%), ma solo la capitale spagnola registra affitti record, sebbene Roma sia solo l'1,5% al di sotto del suo record più alto.
Lisbona e Porto stanno registrando affitti record, con aumenti più moderati rispettivamente del 3,1% e del 2,7%, con Milano (2,6%) che ha registrato l'aumento più basso dei sei principali mercati e si è avvicinata al suo prezzo massimo, mentre Barcellona si è distinta con un aumento dell'8,2%, mantenendosi allo -0,2% del suo affitto record.
Prezzi degli alloggi e degli affitti nelle zone turistiche
I principali mercati legati alle aree turistiche mostrano dinamiche eterogenee. Le città spagnole mostrano incrementi ben superiori alla media delle destinazioni preferite nell'Europa meridionale.
Palma e Valencia si distinguono per l'aumento dei prezzi delle case. Il capoluogo delle Baleari ha raggiunto i 4.907 €/m², un nuovo record per la città e il prezzo più alto tra le città analizzate, con un aumento del 18,4% su base annua. Nel frattempo, Valencia (3.067 €/m²) ha registrato l'aumento maggiore di tutti, pari al 20,1%, e il prezzo più alto per le case in vendita, come il resto delle capitali spagnole ad eccezione di Las Palmas de Gran Canaria.
Tra le altre città spagnole, Malaga (3.459 €/m2) supera Valencia nei prezzi, stabilendo un record per le case esistenti in vendita dopo un aumento del 14,7%; mentre Alicante (2.435 €/m2) ha registrato un aumento più significativo di Malaga, pari al 16,4%. Infine, Las Palmas de Gran Canaria ha completato la top five, con prezzi superiori ad Alicante, pari a 2.475 €/m2, ma con un aumento più moderato del 7,5%, l'1,3% al di sotto del picco massimo.
Giugno 2025 | Prezzi delle case in vendita nelle città turistiche nell'Europa meridionale
L'aumento maggiore in Portogallo è stato registrato a Beja (17,8%), portando il prezzo a 1.278 €/m². È la più conveniente delle tre città dell'Europa meridionale analizzate, mentre la città turistica più costosa del Portogallo è Funchal, la capitale di Madeira, con 3.645 €/m². Tuttavia, il suo aumento del 7,6% è stato inferiore a quello registrato a Ponta Delgada nelle Azzorre, del 13,6%, o a Faro (10,3%), che hanno visto i prezzi rispettivamente a 2.194 €/m² e 3.285 €/m².
In Italia, nel frattempo, Napoli (2.735 €/m2) e Cagliari (2.445 €/m2) hanno i prezzi più alti, mentre gli aumenti maggiori si sono verificati nel capoluogo sardo e a Palermo, entrambi con il 3,5%. A Bari (1.978 €/m2), i prezzi sono aumentati solo dello 0,6%, mentre lievi cali sono stati registrati a Genova (-0,5%) e Napoli (-0,1%). Tutte sono lontane dai loro massimi storici, tranne Cagliari, che è solo il 5,5% al di sotto del suo record.
Giugno 2025 | Prezzi delle case nelle città turistiche dell'Europa meridionale
Nel mercato degli affitti, Palma (18,3 €/m2/mese) e Malaga (15,6 €/m2/mese) guidano il divario di prezzo tra le destinazioni analizzate e gli affitti, già ai livelli più alti da mesi, continuano a salire, rispettivamente del 9,7% e del 7,9%. Valencia e Napoli condividono la stessa fascia di prezzo (15,5 €/m2/mese), ma l'aumento nella capitale spagnola è molto maggiore, del 9,9% rispetto all'1,5% della città partenopea.
In Portogallo, invece, gli affitti medi più elevati si registrano a Funchal (15 €/m2 al mese), davanti a Faro (14,2 €/m2), che ha registrato l'aumento più elevato tra tutte le città turistiche analizzate, con il 12%, davanti all'11,1% della città italiana di Palermo (9,1 €/m2/mese), che ha l'affitto più conveniente tra tutte le città analizzate.
giovedì 21 agosto 2025
Investimenti immobiliari: cresce la redditività delle case in affitto, al 9,8% nel secondo trimestre
La redditività lorda dell’acquisto di una casa da destinare alla locazione è aumentata nel secondo trimestre, attestandosi al 9,8%, rispetto al 9,3% registrato alla fine della primavera del 2024. Secondo lo studio realizzato da idealista, portale leader nello sviluppo tecnologico in Italia - la redditività ottenuta è di oltre il doppio rispetto a quella dei rendimenti offerti dai titoli di Stato a 10 anni (3,6%).
Secondo questo studio, che mette in relazione i prezzi di vendita e di affitto delle diverse tipologie immobiliari per calcolare la redditività lorda, i locali commerciali si confermano l’investimento immobiliare più redditizio. Acquistare un negozio in Italia per affittarlo offre una redditività lorda del 12,4%, in aumento rispetto al 12% di dodici mesi fa. Gli uffici offrono un rendimento del 12% (contro il 9,9% di un anno fa), mentre nel caso dei garage la redditività si attesta all’8,2%, in aumento rispetto al 7,6% di giugno 2024.
I rendimenti immobiliari nel II trimestre 2025
Residenziale
Tra i capoluoghi italiani, Verbania risulta la più redditizia, con una redditività dell’11%, seguita dalle città di Ragusa (10,7%), Biella (10,4%) e Trapani (10,1%) tutte con crescite a doppia cifra. Tutti gli altri centri crescono sotto la media del 9,8% registrata dopo i mesi primaverili.
Tra i grandi mercati, Palermo segna la performance migliore con una redditività dell’8,6%, segue Torino con il 7,7% Roma con il 6,9% e Napoli con il 6,8%. Milano si ferma al 5,8%. Al contrario, la redditività più bassa spetta a Venezia (2,9%), seguita da Bolzano (4%), e Siena con un 5%.
Locali Commerciali (Negozi)
I locali commerciali si confermano il segmento immobiliare più redditizio in Italia, con punte del 15,8% a Genova, che precede Terni e Varese rispettivamente al 15,6% e 15,5%.
Tra le grandi città è ancora una volta Palermo a primeggiare per ritorni sull’investimento con un rendimento medio del 14%. La segue Torino (14%), Napoli (13,8%) e Roma (13%). Milano (11,8%) si colloca di poco sotto la media dei rendimenti del periodo per questo segmento di mercato. All’estremo opposto, Matera (7,3%), Caserta (8,3%) e Lucca (8,4%) sono i mercati meno performanti.
Uffici
Il rendimento più elevato si ottiene a Roma (11,3%), Perugia (11,1%), Novara (10,2%), Padova e Genova, entrambe per 10,1%. Tra gli altri grandi mercati svetta ancora Palermo (9,7%), davanti a Torino (8%), quindi Napoli (7,2%), mentre Milano si ferma al 6,9%.
Lecce è il mercato in cui la redditività degli uffici è più bassa, con un 5,8%. La parte inferiore della classifica è completata da Rimini e Lucca (entrambe 6,4%) e Bergamo (6,7%). Il mercato degli uffici non è così uniforme come quello di altri settori, per cui risulta impossibile ottenere dati statistici per oltre la metà delle città capoluogo italiane.
Garage
I garage, al contrario, rappresentano il prodotto meno redditizio per gli investitori in molte città capoluogo. La redditività più alta si registra a Palermo (7,5%), seguita da Bari (7,2%) e Roma (7,1%). Milano si ferma al 6,4%, Napoli al 3,7, appena sopra il rendimento del BTP decennale.
Metodologia
Per la preparazione di questo studio, idealista ha diviso il prezzo di vendita offerto per il prezzo di affitto richiesto dai proprietari nei diversi mercati facendo riferimento agli indici trimestrali di case, locali commerciali, garage e uffici corrispondenti al quarto trimestre del 2022. Il risultato ottenuto è la percentuale lorda di rendimento che un proprietario ottiene per affittare la proprietà. Questi dati facilitano l'analisi dello stato attuale del mercato ed è un punto di partenza di base per tutti quegli investitori che vogliono acquistare beni immobili al fine di ottenere benefici.
giovedì 14 agosto 2025
Quanto sono aumentati gli affitti nelle principali città italiane: i canoni per quartiere
Affitti sempre più cari in Italia. Secondo le ultime rilevazioni, infatti, la media nazionale è cresciuta del 5,5% su base annuale, attestandosi intorno ai 14,9 euro mensili al metro quadro (il livello più alto mai registrato da idealista da quando ha iniziato a monitorare il mercato nel 2012). Tuttavia, la situazione varia sensibilmente a seconda delle zone prese in analisi. Nel dettaglio, scopriamo quanto sono aumentatati i canoni di locazione nel secondo trimestre 2025, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, passando sotto la lente di ingrandimento i quartieri delle principali città italiane.
La top ten dei quartieri con i maggiori rialzi
Nelle prime 10 posizioni del ranking dei quartieri che hanno fatto registrare gli aumenti più considerevoli nei canoni di affitto si parla romano. A parte il distretto di Altarello-Calatafimi-Montegrappa a Palermo (che si piazza al terzo posto, con un aumento su base annua del 23% e una media di 8,60 euro/mq) e Cavoretto-Borgo Po a Torino, infatti, le altre 9 posizione sono occupate da quartieri della Capitale. I primi due gradini del podio sono occupati dal Prenestino (+27,2%) e Labaro-Prima Porta (+25,1%), con canoni al mq rispettivamente di 17,05 e 13,63 euro mensili.
Quanto aumentano gli affitti nelle principali città italiane
Nel dettaglio, le città analizzate dal report sono Milano, Torino, Genova, Bologna, Firenze, Roma, Bari, Napoli, Palermo e Cagliari. La più che nutrita presenza capitolina nei primi posti del ranking si spiega con il cosiddetto “effetto Giubileo”. Molti proprietari di casa, infatti, nell’Anno Santo hanno spostato i loro immobili dal mercato degli affitti tradizionali a quello delle case vacanza. La diminuzione dell’offerta, quindi, ha inciso sull’aumento dei canoni. Non solo, perché la mancanza di immobili nelle zone centrali ha fatto aumentare anche i prezzi in periferia.
Per rendersene conto basta dare uno sguardo alla top ten, dove figurano due dei principali quartieri giubilari capitolini, Prati e Garbatella-Ostiense, ma anche diversi altri distretti periferici, che hanno intercettato le ricerche dei residenti che hanno dovuto fare i conti con l’erosione dello stock nelle zone più centrali. Come accennato, fa parte della top ten, al nono posto, anche il quartiere torinese di Cavoretto-Borgo Po (+14,9%)
I quartieri che aumentano di più in ogni città
A Milano, la città con gli affitti più cari d’Italia, il quartiere in cui i canoni sono aumentati di più nel confronto tra il secondo trimestre 2025 e lo stesso periodo del 2024 è Vigentino-Ripamonti (+12,5 e 22,51 euro/mq), dove sorgerà il Villaggio Olimpico di Milano-Cortina 2026. Mentre a Genova si segnala il balzo di Medio Levante, che tocca un aumento dell’11,4%, per attestarsi a una media di 11,19 euro/mq. Mentre a Firenze gli aumenti cittadini più considerevoli riguardano il distretto di Isolotto-Legnaia (+10,6% e 17,62 euro/mq).
Non si rilevano aumenti in doppia cifra a Bari, dove il quartiere nel quale i canoni di locazione aumentano maggiormente è Picone-Poggiofranco (+7,7% e 11,54 euro/mq). Variazione simile anche per il distretto bolognese di Mazzini-Fossolo (+7,1% e 16,29 euro/mq). I canoni di locazione nel centro storico di Cagliari, invece, sono aumentati del 5,5% nell’ultimo anno (15,97 euro/mq). Mentre a Napoli il distretto che cresce di più si trova in periferia, è Pianura-Soccavo-Camaldoli (+4,2% e 9,25 euro/mq).
Più in generale, fa riflettere anche un altro dato: nelle 10 città analizzate i valori dei canoni di locazione, nell’ultimo anno, sono diminuiti in appena 13 distretti su un totale di 89 analizzati complessivamente, a ulteriore dimostrazione della tendenza rialzista su scala nazionale.
giovedì 7 agosto 2025
+1,5% la variazione annuale dell'indice ISTAT del mese di giugno 2025
On line le variazioni dell'Indice Nazionale ISTAT dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati (senza tabacchi)
Mese giugno 2025
Il numero indice per il mese di giugno 2025 (base 2015=100) è pari a: 121,3
Principali variazioni rispetto al mese di giugno 2025:
variazione mensile per il periodo maggio 2025 - giugno 2025 = +0,1%
variazione annuale per il periodo giugno 2024 - giugno 2025 = +1,5%
variazione biennale per il periodo giugno 2023 - giugno 2025 = +2,3%
Prossimo comunicato relativo all'indice di luglio 2025: lunedì 11 agosto 2025
Excelsior: salgono ancora le assunzioni in provincia a luglio 2025
Si registra un nuovo incremento per le previsioni di assunzione delle imprese modenesi a luglio 2025: arrivano a 7.010 gli ingressi lavorativi dichiarati dalle imprese, in crescita del 5,8% rispetto al mese di giugno, l'aumento è inoltre quasi doppio rispetto a luglio del 2024 (+10,6%), anche se la quota di imprese disposte ad assumere è in leggero calo arrivando al 18% del totale.
Impatti ambientali e sviluppo sostenibile
"Misurare gli impatti ambientali: strumenti e modalità operative coerenti con gli obiettivi di sviluppo sostenibile" è il titolo dell'incontro di approfondimento gratuito in programma martedì 22 luglio 2025 organizzato da Unioncamere e dalle Camere di commercio dell'Emilia-Romagna, con l'obiettivo di approfondire il ruolo strategico delle certificazioni nella promozione della sostenibilità aziendale e offrire strumenti concreti per orientare le scelte aziendali verso modelli sostenibili.
Modena ti regala una notte
Offerta weekend valida in tutta la provincia di Modena. Per soggiorni di almeno due notti, una delle due verrà rimborsata.
Camera di Commercio di Modena
giovedì 31 luglio 2025
Quando un immobile è considerato inagibile ai fini IMU? Prima di vedere cosa prevede la legge in merito all’applicazione dell’IMU, partiamo dalla definizione di immobile inagibile ai fini IMU. Un fabbricato viene considerato tale quando presenta condizioni particolari da non permettere il suo utilizzo, né come abitazione né per fini produttivi o commerciali. Un immobile è inagibile quando il suo “degrado non è superabile con interventi di manutenzione ordinaria o straordinaria, ma solo con interventi di restauro e risanamento conservativo e/o di ristrutturazione edilizia”. L’inagibilità, quindi, deve essere oggettiva e strutturale, non dipendendo in alcun modo dalla scelta del proprietario di lasciarlo eventualmente disabitato. Quando neanche interventi di restauro e risanamento sono sufficienti a risollevare l’immobile dal deterioramento, allora si parla di fabbricato collabente, per il quale nella maggior parte dei casi è prevista l’esenzione piena dall’IMU, ossia l’esonero totale dal pagamento. casa diroccata Freepik Come si dichiara un immobile inagibile per l’IMU? Per poter accedere alle agevolazioni IMU, è necessario dichiarare al Comune lo stato di inagibilità dell’immobile, secondo quanto prescritto in maniera molto chiara da un’ordinanza della Corte di Cassazione del 2022, nella quale si legge che: “il mancato adempimento dell'obbligo dichiarativo determina in via generale, per tutti i casi in cui è previsto detto onere, la decadenza dal beneficio stabilito dalle norme”. Per dichiarare un immobile inagibile è necessaria in primis una richiesta di accertamento da parte dell’Ufficio tecnico comunale, con conseguente avvio di una perizia a carico del proprietario. In caso di responso positivo, a seguito eventualmente di un sopralluogo, il Comune rilascerà la dichiarazione di inagibilità. In alternativa, il contribuente può presentare una dichiarazione sostitutiva di atto notorio, ossia un’autocertificazione, cui andrà allegata una perizia tecnica asseverata, redatta da un professionista abilitato, ad esempio un ingegnere, un architetto o un geometra, che certifichi l’inagibilità, fermo restando che sono sempre possibili controlli successivi da parte del Comune. Come non pagare l’IMU su un immobile inagibile La normativa attualmente in vigore prevede per gli immobili inagibili non un’esenzione totale dall’IMU, ma una riduzione al 50%. Per accedere a questa agevolazione è necessario essere in possesso della dichiarazione di inagibilità, da richiedere al Comune in uno dei due modi descritti poc’anzi. Il contribuente potrà così presentare apposita richiesta di agevolazione IMU per l’immobile inagibile, tenendo presente che la modulistica è depositata entro il 30 giugno, si potrà beneficiare del taglio al 50% della base imponibile a partire dall’anno in corso, diversamente bisognerà attendere il successivo. Da evidenziare che il diritto all’agevolazione, secondo quanto disposto da una sentenza della Corte di Cassazione, è riconosciuto anche nel caso di una seconda casa inagibile, previa presentazione della documentazione richiesta per attestare lo stato dell’immobile. C’è anche una particolare situazione in cui una casa inagibile può accedere alla riduzione IMU senza denuncia, ossia senza che sia presentata una richiesta da parte del contribuente. Ciò è possibile “quando lo stato di inagibilità è perfettamente noto al Comune, tenuto conto del principio di collaborazione e buona fede che deve improntare i rapporti tra ente impositore e contribuente”, secondo quanto si legge nell’ordinanza n. 8592/2021 della Corte di Cassazione. Si paga l’IMU su un immobile inagibile per ristrutturazione? Sempre dalla Corte Suprema arriva con la stessa chiarezza un’altra importante indicazione in merito all’IMU relativa a un immobile inagibile per rifacimento. È prevista la riduzione IMU per i fabbricati in corso di ristrutturazione? Con la pronuncia del 24 febbraio 2023, i giudici hanno dichiarato che la riduzione dell’IMU al 50% per i fabbricati inagibili non è prevista in caso di ristrutturazione. Quando si svolgono attività puramente manutentive, queste non possono essere al contempo interventi di risanamento conservativo e tanto basta per escludere l’accesso all’agevolazione IMU. IMU su immobile inagibile per terremoto: come funziona? Diverso il discorso per un immobile reso inagibile da un terremoto, perché in tal caso le regole cambiano ancora, tanto che si arriva all’esenzione totale dall’IMU. Come accaduto nelle zone in cui la terra ha tremato negli scorsi anni, lo Stato ha esentato dal pagamento dell’imposta quegli immobili diventati inagibili a causa dell’evento sismico, esonerato dall’IMU fino alla completa ricostruzione e al ripristino dell’agibilità. calcolatrice www.pexels.com Calcolo IMU su immobili inagibili Per quantificare la somma che il contribuente deve versare, ad esempio quest’anno, per il possesso di un immobile inagibile, bisogna sapere come si calcola l’IMU 2025. Una volta effettuato il calcolo, in base al periodo del possesso e all’aliquota applicata dal Comune di riferimento, sarà sufficiente dividere il risultato per due, vista la riduzione dell’imposta al 50% per le case inagibili. L’inagibilità ai fini IMU è retroattiva? La riduzione per inagibilità è un’agevolazione che richiede una dichiarazione e c’è un obbligo ben preciso in tal senso, ma non a pena di decadenza. Questo significa che è possibile ottenere un riconoscimento retroattivo dell’inagibilità ai fini IMU, a patto che si dimostri l’esistenza già in passato della condizione dell’immobile, tramite la presentazione di perizie, fotografie e documenti utili a provarlo. La decisione sugli effetti retroattivi dell’inagibilità ai fini IMU spetta però al singolo Comune che, caso per caso, può deliberare in merito al mancato riconoscimento di questa agevolazione, limitando la sua efficacia dalla data di presentazione della domanda fino alla effettiva sussistenza della condizione di inagibilità. Come non pagare l’IMU su casa disabitata Molti proprietari sperano di non versare l’IMU solo perché la casa non è abitata, ma ciò non implica automaticamente l’esenzione dall’imposta. Come non pagare l’IMU su una casa disabitata? Considerando che l’imposta è dovuta a prescindere dall’effettivo utilizzo dell’immobile, le uniche possibilità di non versarla sono legate al fatto che l’abitazione sia inagibile o inabitabile, o che sia censita come “collabente”, quindi in uno stato di degrado tale da renderla inagibile. Infine, è bene sapere che si deve pagare l’IMU anche sulla seconda casa disabitata.
Il mercato immobiliare europeo è in una fase di rilancio, e presenta numerose opportunità, specialmente nei settori logistico e residenziale, e nelle aree urbane in trasformazione. Chi investirà con una strategia di lungo periodo, puntando su immobili da riqualificare o riconvertire, potrà ottenere ottimi risultati. La chiave sarà una gestione attiva e intelligente degli investimenti. Giambattista Chiarelli, Head of Institutional di Pictet Asset Management, fa il punto della situazione.
Con i tassi d’interesse in calo e la scarsità di nuovi immobili sul mercato (che farà aumentare gli affitti del 20% nei prossimi cinque anni), l’Europa può tornare protagonista nel settore immobiliare nel 2025. Al contrario, gli Stati Uniti affrontano maggiori difficoltà. Anche le rispettive economie e le politiche monetarie stanno prendendo strade diverse, con l’Europa che taglia i tassi e gli USA che li mantengono alti: questa differenza favorisce il mercato immobiliare europeo. Tuttavia, non tutti gli immobili reagiranno allo stesso modo: quelli di alta qualità e ben posizionati nei grandi centri urbani stanno crescendo, mentre quelli più datati o meno richiesti stanno perdendo valore. Chi saprà selezionare con attenzione le opportunità migliori, secondo l'esperto di Pictet AM, potrà ottenere buoni risultati.
I tassi calano, ma mancano nuove costruzioni
Negli ultimi anni, i tassi alti hanno colpito negativamente il mercato immobiliare globale. Ora però, la Banca Centrale Europea ha deciso di abbassare i tassi per stimolare l’economia, mentre gli USA li mantengono elevati grazie alla loro maggiore stabilità economica. Si prevede che nel 2025 i tassi USA restino sopra il 4%, mentre quelli europei scendano sotto il 2%.
Oltre ai tassi, pesa molto anche la scarsità di nuove costruzioni in Europa. La crescita degli affitti non dipende solo dalla domanda, ma anche (e soprattutto) dalla mancanza di offerta. A causa di leggi urbanistiche rigide e della carenza di lavoratori nel settore edile, in Europa si costruisce poco. Questo fa sì che gli affitti salgano anche in un’economia non particolarmente forte. Anche ottenere finanziamenti per nuovi progetti è diventato più difficile, aggravando il problema.
Negli Stati Uniti, invece, il mercato soffre per il motivo opposto: ci sono troppi immobili disponibili. A New York, ad esempio, molti uffici restano vuoti, frenando la crescita dei prezzi anche in settori più redditizi come la logistica e il residenziale.
Cosa spinge il mercato immobiliare europeo
I due fattori chiave sono:
Cap rate (tasso di capitalizzazione): indica il rendimento di un immobile rispetto al suo prezzo.
Aumento degli affitti: previsto intorno al 20% in cinque anni.
Il cap rate tende a muoversi in linea con i tassi d’interesse. Con i tassi in calo, i cap rate scenderanno e i valori degli immobili saliranno. In Europa, i costi di finanziamento sono più bassi rispetto ai cap rate, rendendo gli investimenti immobiliari interessanti. Secondo previsioni, il rendimento medio annuo degli immobili di alta qualità sarà del 9,2% tra il 2025 e il 2029. Francia, Benelux e Italia (soprattutto nella logistica) sono tra i mercati più promettenti.
Tendenze nei settori uffici, residenziale e logistica nel 2025
Nel primo trimestre 2025, gli investimenti immobiliari in Europa sono saliti del 28%, superando i 50 miliardi di euro. Francia, Irlanda e Portogallo trainano questa crescita.
Uffici: sono tornati a crescere, con aumenti degli affitti previsti soprattutto a Madrid, Londra, Bruxelles e Barcellona.
Retail (commercio): i parchi commerciali di medie dimensioni stanno vivendo un rilancio, grazie soprattutto alla moda, agli alimentari e ai beni personali.
Logistica: il settore ha mostrato solidità nel 2024 e si prepara a una nuova fase di espansione nel 2025, sostenuta da una domanda costante.
Opportunità nel mercato “off-market” europeo
A differenza degli Stati Uniti, dove gli investitori istituzionali dominano il mercato, in Europa molti immobili sono ancora nelle mani di privati. Questo crea spazio per transazioni fuori dai canali ufficiali (off-market), meno competitive e più redditizie. Inoltre, l’Europa appare più stabile rispetto agli USA, dove ci sono tensioni nel settore degli uffici e dei centri commerciali. Solo alcune zone, come Canary Wharf a Londra e La Défense a Parigi, mostrano difficoltà.
Negli USA ci sono più opportunità legate a immobili in difficoltà (distressed assets), mentre in Europa prevale la stabilità. Il Regno Unito si trova in una posizione intermedia, adatta a chi cerca un bilanciamento tra rischio e rendimento.
Le “città dei 15 minuti”: il futuro dell’abitare in Europa
Un nuovo modello urbanistico prende piede in Europa: la “città dei 15 minuti”, dove tutto (scuole, negozi, uffici, parchi) è raggiungibile a piedi o in bici. Città come Milano, Copenaghen, Parigi e Barcellona stanno investendo in questo modello, che migliora la qualità della vita e attrae sempre più residenti.
Questa trasformazione rende gli immobili residenziali in queste aree più desiderabili e stabili nel valore. Inoltre, molti vecchi edifici per uffici stanno venendo riconvertiti in abitazioni o spazi misti, anche a causa della crescita dello smart working. In un contesto in cui è difficile costruire nuovi edifici, ristrutturare quelli esistenti diventa una strategia vincente, anche dal punto di vista economico. Gli affitti in queste zone sono richiesti da famiglie e professionisti disposti a pagare di più per vivere in ambienti più comodi e sostenibili.
giovedì 24 luglio 2025
IMU su immobile inagibile: cosa sapere per non sbagliare
L’IMU è una delle principali imposte che gravano sugli immobili in Italia e si presenta anche alquanto complessa. Ci sono dei casi particolari in cui si può evitare il pagamento o avere una riduzione, ma è bene conoscere a fondo l’attuale normativa per evitare di commettere errori. Tra i vari casi si segnala quello dell’IMU su un immobile inagibile, per il quale si può chiedere di versare un importo più contenuto del solito.
Quando un immobile è considerato inagibile ai fini IMU? Quali sono le modalità per dichiarare l’inagibilità e ottenere eventuali esenzioni o riduzioni? Come comportarsi, invece, con una casa disabitata? Ecco alcune risposte.
Quando un immobile è considerato inagibile ai fini IMU?
Prima di vedere cosa prevede la legge in merito all’applicazione dell’IMU, partiamo dalla definizione di immobile inagibile ai fini IMU. Un fabbricato viene considerato tale quando presenta condizioni particolari da non permettere il suo utilizzo, né come abitazione né per fini produttivi o commerciali.
Un immobile è inagibile quando il suo “degrado non è superabile con interventi di manutenzione ordinaria o straordinaria, ma solo con interventi di restauro e risanamento conservativo e/o di ristrutturazione edilizia”. L’inagibilità, quindi, deve essere oggettiva e strutturale, non dipendendo in alcun modo dalla scelta del proprietario di lasciarlo eventualmente disabitato.
Quando neanche interventi di restauro e risanamento sono sufficienti a risollevare l’immobile dal deterioramento, allora si parla di fabbricato collabente, per il quale nella maggior parte dei casi è prevista l’esenzione piena dall’IMU, ossia l’esonero totale dal pagamento.
Come si dichiara un immobile inagibile per l’IMU?
Per poter accedere alle agevolazioni IMU, è necessario dichiarare al Comune lo stato di inagibilità dell’immobile, secondo quanto prescritto in maniera molto chiara da un’ordinanza della Corte di Cassazione del 2022, nella quale si legge che:
“il mancato adempimento dell'obbligo dichiarativo determina in via generale, per tutti i casi in cui è previsto detto onere, la decadenza dal beneficio stabilito dalle norme”.
Per dichiarare un immobile inagibile è necessaria in primis una richiesta di accertamento da parte dell’Ufficio tecnico comunale, con conseguente avvio di una perizia a carico del proprietario. In caso di responso positivo, a seguito eventualmente di un sopralluogo, il Comune rilascerà la dichiarazione di inagibilità.
In alternativa, il contribuente può presentare una dichiarazione sostitutiva di atto notorio, ossia un’autocertificazione, cui andrà allegata una perizia tecnica asseverata, redatta da un professionista abilitato, ad esempio un ingegnere, un architetto o un geometra, che certifichi l’inagibilità, fermo restando che sono sempre possibili controlli successivi da parte del Comune.
Come non pagare l’IMU su un immobile inagibile
La normativa attualmente in vigore prevede per gli immobili inagibili non un’esenzione totale dall’IMU, ma una riduzione al 50%. Per accedere a questa agevolazione è necessario essere in possesso della dichiarazione di inagibilità, da richiedere al Comune in uno dei due modi descritti poc’anzi.
Il contribuente potrà così presentare apposita richiesta di agevolazione IMU per l’immobile inagibile, tenendo presente che la modulistica è depositata entro il 30 giugno, si potrà beneficiare del taglio al 50% della base imponibile a partire dall’anno in corso, diversamente bisognerà attendere il successivo.
Da evidenziare che il diritto all’agevolazione, secondo quanto disposto da una sentenza della Corte di Cassazione, è riconosciuto anche nel caso di una seconda casa inagibile, previa presentazione della documentazione richiesta per attestare lo stato dell’immobile.
C’è anche una particolare situazione in cui una casa inagibile può accedere alla riduzione IMU senza denuncia, ossia senza che sia presentata una richiesta da parte del contribuente. Ciò è possibile “quando lo stato di inagibilità è perfettamente noto al Comune, tenuto conto del principio di collaborazione e buona fede che deve improntare i rapporti tra ente impositore e contribuente”, secondo quanto si legge nell’ordinanza n. 8592/2021 della Corte di Cassazione.
Si paga l’IMU su un immobile inagibile per ristrutturazione?
Sempre dalla Corte Suprema arriva con la stessa chiarezza un’altra importante indicazione in merito all’IMU relativa a un immobile inagibile per rifacimento. È prevista la riduzione IMU per i fabbricati in corso di ristrutturazione? Con la pronuncia del 24 febbraio 2023, i giudici hanno dichiarato che la riduzione dell’IMU al 50% per i fabbricati inagibili non è prevista in caso di ristrutturazione. Quando si svolgono attività puramente manutentive, queste non possono essere al contempo interventi di risanamento conservativo e tanto basta per escludere l’accesso all’agevolazione IMU.
IMU su immobile inagibile per terremoto: come funziona?
Diverso il discorso per un immobile reso inagibile da un terremoto, perché in tal caso le regole cambiano ancora, tanto che si arriva all’esenzione totale dall’IMU. Come accaduto nelle zone in cui la terra ha tremato negli scorsi anni, lo Stato ha esentato dal pagamento dell’imposta quegli immobili diventati inagibili a causa dell’evento sismico, esonerato dall’IMU fino alla completa ricostruzione e al ripristino dell’agibilità.
Calcolo IMU su immobili inagibili
Per quantificare la somma che il contribuente deve versare, ad esempio quest’anno, per il possesso di un immobile inagibile, bisogna sapere come si calcola l’IMU 2025. Una volta effettuato il calcolo, in base al periodo del possesso e all’aliquota applicata dal Comune di riferimento, sarà sufficiente dividere il risultato per due, vista la riduzione dell’imposta al 50% per le case inagibili.
L’inagibilità ai fini IMU è retroattiva?
La riduzione per inagibilità è un’agevolazione che richiede una dichiarazione e c’è un obbligo ben preciso in tal senso, ma non a pena di decadenza. Questo significa che è possibile ottenere un riconoscimento retroattivo dell’inagibilità ai fini IMU, a patto che si dimostri l’esistenza già in passato della condizione dell’immobile, tramite la presentazione di perizie, fotografie e documenti utili a provarlo.
La decisione sugli effetti retroattivi dell’inagibilità ai fini IMU spetta però al singolo Comune che, caso per caso, può deliberare in merito al mancato riconoscimento di questa agevolazione, limitando la sua efficacia dalla data di presentazione della domanda fino alla effettiva sussistenza della condizione di inagibilità.
Come non pagare l’IMU su casa disabitata
Molti proprietari sperano di non versare l’IMU solo perché la casa non è abitata, ma ciò non implica automaticamente l’esenzione dall’imposta. Come non pagare l’IMU su una casa disabitata? Considerando che l’imposta è dovuta a prescindere dall’effettivo utilizzo dell’immobile, le uniche possibilità di non versarla sono legate al fatto che l’abitazione sia inagibile o inabitabile, o che sia censita come “collabente”, quindi in uno stato di degrado tale da renderla inagibile. Infine, è bene sapere che si deve pagare l’IMU anche sulla seconda casa disabitata.
giovedì 17 luglio 2025
Gli italiani tornano a comprare casa: sfide e opportunità del mercato residenziale
Nel 2024, il mercato immobiliare italiano ha mostrato segnali di ripresa, registrando 719.578 compravendite, con un incremento dell'1,3% rispetto all'anno precedente. Le dieci principali città italiane hanno evidenziato una crescita dell'1,5%, indicando un recupero rispetto ai periodi precedenti. Luca Dondi, nuovo Ad di Patrigest (gruppo Gabetti) commenta i dati individuando i principali trend del mercato.
Prezzi e domanda immobiliare
I prezzi medi nelle principali dieci città sono aumentati dello 0,7% rispetto al 2023. Il tempo medio di vendita è leggermente diminuito, passando da 128 a 122 giorni, e gli sconti medi tra il prezzo richiesto e il prezzo finale si sono ridotti al 10,3%.
Si osserva una crescente preferenza per i comuni di dimensioni medio-piccole, influenzata dallo smart working, da costi più accessibili e da nuove esigenze abitative. Le abitazioni di grandi dimensioni (oltre 150 mq) hanno mantenuto una quota stabile sopra il 7% nel 2024, mentre le unità più piccole (meno di 50 mq) sono aumentate oltre il 6%. Tuttavia, le abitazioni di dimensioni medie (75–100 mq), pur restando rilevanti, hanno registrato una diminuzione.
I trilocali continuano a dominare il mercato sia per domanda che per offerta, offrendo un equilibrio ideale. Bilocali e monolocali mostrano una domanda superiore all'offerta, soprattutto nel segmento delle nuove costruzioni, creando opportunità per costruttori e investitori. Al contrario, i quadrilocali e le abitazioni di grandi dimensioni presentano un'offerta eccedente, con un rischio di invenduto.
Questo trend positivo è evidente sia nei capoluoghi (+1,3%) sia nei non capoluoghi (+1,3%). Le principali dieci città italiane hanno mostrato una crescita del mercato immobiliare dell’1,5%, evidenziando un recupero significativo rispetto ai periodi precedenti. I prezzi medi nelle principali dieci città urbane hanno visto un aumento dello 0,7% rispetto al 2023. Il tempo medio di vendita è leggermente calato, da 128 a 122 giorni, e gli sconti medi tra il prezzo richiesto e il prezzo di chiusura sono scesi al 10,3%”.
Ripresa del mercato residenziale: le ragioni
La ripresa, secondo Luca Dondi, Ad di Patrigest, è sostenuta da due fattori principali: una politica monetaria più accomodante e il bisogno di autogratificazione e benessere. Il primo fattore, di natura economica, si manifesta nell'aumento delle transazioni immobiliari sostenute dai mutui, mentre il secondo fattore, di carattere psicologico-comportamentale, riflette l'aumentata esigenza di benessere e piacere in un contesto di preoccupazioni e incertezze. La casa rappresenta uno strumento di protezione e di gratificazione, per cui le famiglie sono disposte a fare sacrifici.
“Il 2024 si è rivelato un anno di ripresa e crescita per il mercato immobiliare italiano. Con un aumento delle transazioni, una stabilizzazione dei prezzi e tempi di vendita ridotti, il settore dimostra di essere resiliente e in grado di adattarsi alle nuove esigenze dei cittadini "
Divario tra domanda e offerta immobiliare
Un crescente disallineamento tra le aspettative degli acquirenti e le caratteristiche dell'offerta immobiliare è rappresentato dalla sostenibilità economica degli immobili. Mentre cresce l'attenzione verso le prestazioni energetiche delle abitazioni, il patrimonio residenziale italiano rimane in gran parte energivoro e distante dalle direttive europee.
Un ulteriore elemento di disallineamento tra le preferenze degli acquirenti e le caratteristiche degli immobili disponibili riguarda la sostenibilità economica e l'efficienza energetica. Sebbene vi sia una crescente attenzione verso edifici con migliori prestazioni energetiche, il patrimonio residenziale italiano rimane in gran parte inefficiente dal punto di vista energetico e distante dagli standard europei. Il divario tra domanda e offerta si manifesta non solo nella tipologia degli immobili, ma anche nella quantità disponibile. In alcune grandi città, la scarsità di offerta ha contribuito all'aumento dei prezzi.
Locazioni, meno contratti disponibili
Nel settore delle locazioni, la domanda in crescita si scontra con una diminuzione degli alloggi disponibili, portando a una riduzione del numero di contratti stipulati. Le preoccupazioni dei proprietari riguardo alla morosità degli inquilini e la maggiore redditività degli affitti brevi influenzano la decisione di immettere immobili sul mercato della locazione tradizionale. Tuttavia, il segmento degli affitti brevi rappresenta ancora una parte minoritaria dello stock abitativo.
La mancanza di politiche settoriali efficaci e il limitato interesse degli investitori istituzionali contribuiscono alla progressiva riduzione di un canale fondamentale per la mobilità sociale e la competitività del Paese.
Il mercato immobiliare italiano secondo le agenzie
Un'indagine condotta su oltre 100 agenzie della rete in franchising del Gruppo Gabetti ha analizzato l'intero anno 2024. I risultati indicano che la domanda di acquisto è rimasta stabile nel primo semestre (44%) e in aumento nel secondo (49%). Solo il 24% ha segnalato una diminuzione nel primo semestre e il 15% nel secondo, confermando una crescita positiva nella seconda metà dell'anno. Per quanto riguarda gli affitti, la rete Gabetti ha registrato una crescita in entrambi i semestri: 85% nel primo e 76% nel secondo.
Chi compra casa: famiglie, coppie, single
Analizzando le preferenze delle famiglie italiane, emerge che l'acquirente tipo è costituito principalmente da nuclei familiari con figli, rappresentando mediamente il 57% delle richieste. Questa fascia di popolazione è motivata dalla necessità di spazi adeguati per la crescita dei figli, dalla ricerca di stabilità abitativa e dalla volontà di investire in un bene durevole come la casa.
Segue, con una quota media del 34%, la giovane coppia, spesso alla prima esperienza di acquisto immobiliare. In questo caso, l'acquisto è motivato da progetti futuri di espansione familiare o dal desiderio di indipendenza abitativa. I single rappresentano solo il 9% della domanda, probabilmente a causa di una minore capacità di spesa, maggiore flessibilità abitativa e un approccio più orientato all'affitto.
Tipologie di immobili
Queste dinamiche si riflettono anche nella tipologia di immobile più richiesta: il trilocale è preferito dal 63,5% degli acquirenti, considerato il miglior compromesso tra spazio, funzionalità e costi. Seguono i quadrilocali (23,1%), i bilocali (6,5%) e le abitazioni con più di quattro locali (6,3%), queste ultime destinate a famiglie numerose o a chi desidera spazi extra per studio o smart working. I monolocali risultano quasi irrilevanti (0,6%), confermando il ridotto interesse per soluzioni abitative minime, poco compatibili con le esigenze familiari prevalenti.
Motivazioni all'acquisto
Tra i principali fattori che influenzano la decisione degli italiani di acquistare un'abitazione vi è la stabilità economica personale e familiare (32%). La certezza di un reddito costante e sicuro rappresenta la base per affrontare un impegno finanziario di lungo periodo come l'acquisto di un immobile. La disponibilità di credito (19%) è anch'essa determinante: condizioni favorevoli per l'accesso ai mutui, come tassi di interesse bassi o politiche bancarie flessibili, possono agevolare la decisione d'acquisto, mentre restrizioni o costi elevati possono scoraggiarla.
Altri elementi significativi includono i progetti di crescita familiare (18%), come il matrimonio o la nascita di figli, e il costo della vita (17%), che incide sulla capacità di risparmio e quindi sulla possibilità di destinare risorse all'acquisto di un immobile. Infine, l'andamento dei tassi di interesse (14%) influenza direttamente la rata del mutuo, con tassi in aumento che possono rallentare il mercato immobiliare, mentre tassi favorevoli incentivano l'acquisto.
Una casa migliore
L'analisi delle motivazioni che portano le famiglie italiane a sostituire la loro prima abitazione evidenzia esigenze concrete, spesso legate a cambiamenti nello stile di vita o nella composizione del nucleo familiare. La necessità di modificare la metratura dell'abitazione riguarda ben il 92% dei casi, sia per ingrandire lo spazio disponibile, sia per ridurlo, come nel caso delle coppie anziane che desiderano semplificare la gestione domestica.
Un altro fattore significativo, segnalato dal 56% degli intervistati, è il desiderio di disporre di uno spazio esterno, come un giardino, un balcone o una terrazza. L'esperienza della pandemia ha accentuato questa esigenza, spingendo molte persone a rivalutare l'importanza di un collegamento diretto con l'esterno per il benessere quotidiano.
Altre motivazioni pratiche includono la vicinanza ai servizi principali (25%) e il miglioramento della classe energetica dell'immobile (18%), legato non solo alla sostenibilità ambientale ma anche alla riduzione dei costi di gestione. Una minoranza (10%) ha citato la prossimità ai mezzi di trasporto, un aspetto rilevante soprattutto in contesti urbani o per chi lavora fuori città.
Il 69% degli acquirenti ha preferito un immobile usato ma già riqualificato, mentre solo il 12% ha optato per nuove costruzioni. Il budget si colloca solitamente tra i 150.000 e i 300.000 euro (54%), meno di 150.000 euro per il 33% e tra i 300.000 e i 450.000 euro per il 13%.
Preferenze abitative di giovani e anziani
Le preferenze abitative dei giovani si concentrano su tre aspetti principali: prezzo, classe energetica e vicinanza ai mezzi pubblici. Il prezzo è spesso il fattore decisivo, data la limitata disponibilità economica tipica di chi è all'inizio del percorso lavorativo. La classe energetica viene valutata per il risparmio sui costi di gestione e per una maggiore sensibilità ambientale. Infine, la vicinanza ai trasporti pubblici è fondamentale per chi desidera muoversi agilmente senza dipendere dall'auto.
Il target più anziano mostra esigenze abitative differenti rispetto alle fasce più giovani, privilegiando soluzioni che garantiscano sicurezza, comfort e accessibilità. Tra gli aspetti più ricercati vi è la presenza di ascensori o l'assenza di barriere architettoniche, elementi fondamentali per mantenere l'autonomia anche in età avanzata. Allo stesso tempo, assume particolare importanza la vicinanza a servizi medici e sanitari, così come a farmacie e strutture assistenziali, che offrono un senso di protezione e praticità nella gestione quotidiana. Queste preferenze riflettono il bisogno di una casa che possa accompagnare la persona anche in caso di ridotta mobilità o assistenza crescente.
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