L’effetto domino dell’emergenza sanitaria ha colpito duramente il settore del turismo, non risparmiando nemmeno il mercato delle case vacanze (soprattutto nelle grandi città). Eppure, la ridefinizione dei tempi, degli spazi e delle modalità lavorative in un futuro neanche troppo lontano potrebbero rivoluzionare completamente il mercato degli affitti turistici. Al riguardo, idealista/news ha raccolto il parere di Francesco Roesler, Senior Landscape Architect & Masterplanner dello studio internazionale Dar Al-Handasah.
Ridefinizione della quotidianità
“L’imposizione del lockdown ha innescato un processo di ripensamento delle esigenze e priorità in tema di abitare e del valore degli spazi aperti e del verde pubblico all’interno delle città, come valvola di sfogo ed evasione dal paesaggio artificiale che abbiamo costruito”, spiega Roesler. Ma questo ripensamento dei parametri abitativi e del bisogno di spazi aperti va contestualizzato anche in un nuovo scenario, che permette ai lavoratori di svolgere le proprie mansioni da remoto, contribuendo alla ridefinizione di una nuova normalità o quotidianità, che dir si voglia.
Come sottolinea lo stesso architetto, “La densificazione urbana e la concentrazione delle attività lavorative e dei servizi nelle grandi città hanno portato, nel tempo, alla progressiva riduzione degli spazi domestici al minimo indispensabile per svolgere le funzioni vitali essenziali”. Questo è quanto, fino ad oggi, accadeva nelle grandi città.
Uno scenario che ha contribuito in maniera decisiva a determinare le attuali leggi di mercato: “ciò ha ampliato notevolmente il gap tra valore intrinseco e valore di mercato dell’abitazione, specialmente nei centri delle grandi capitali mondiali, creando un enorme divario tra potere di acquisto e valore di mercato”. Uno scenario, questo, che però sta per entrare in crisi e che potrebbe riservare le migliori opportunità di investimento lontano dalle zone con le quotazioni più alte.
Nuove opportunità
Investire in una casa vacanze lontano dai principali centri economici italiani, per costo degli immobili e opportunità di sviluppo a breve e medio termine, potrebbe rappresentare il trend da seguire. Secondo l’architetto dello studio internazionale Dar Al-Handasah: “Le conseguenze (positive) non tarderanno ad arrivare anche per il turismo; il settore forse più duramente colpito dalla pandemia, e che da questa potrebbe trarne i maggiori vantaggi”.
Per rendersene conto, basti tornare con la memoria a quanto successo solo poco tempo fa: “Sembra un paradosso ma molti di noi quest’estate hanno avuto la possibilità di trascorrere periodi più lunghi del solito in località considerate turistiche, specialmente nel Sud dell’Europa, complice il lavoro in remoto. Ciò ha inevitabilmente portato maggiore ricchezza nelle tasche degli imprenditori e commercianti locali perché il periodo medio di permanenza del turista in smartowrking è passato da una a due o anche tre settimane”.
Ma a cambiare, potrebbe essere il concetto stesso di vacanze, nel senso di tempo passato presso località turistiche, il che potrebbe ridefinire anche i termini della definizione di alta e bassa stagione. Facile infatti immaginare una copertura delle prenotazioni spalmata su porzioni più ampie dell’anno.
“Flessibilità vuol dire anche affrancarsi dal concetto di agosto uguale ferie – spiega Roesler – il lavoratore del futuro deve poter gestire il proprio tempo per concedersi pause o periodi di lavoro in remoto anche al di fuori dei canonici mesi dell’alta stagione; spalmando la domanda turistica su un periodo molto più ampio di quello attuale”.
Da seconda a prima casa
Lo stesso architetto mette in evidenza uno scenario futuribile: “I prezzi immobiliari decisamente inferiori nel Sud dell’Europa comparati alle Capitali stanno spingendo sempre più persone a interrogarsi se valga la pena investire in una proprietà in Toscana o Puglia, piuttosto che in una grande capitale, riattivando luoghi che in genere, finita la stagione turistica, si spopolano; portandovi ricchezza, rilocando servizi e potenziandone le infrastrutture; in alcuni casi addirittura trasformando il concetto di casa vacanze in prima casa”.
Un cambio di scenario che, per molti aspetti, potrebbe segnare un’inversione di tendenza epocale: “Se un fenomeno del genere si verificasse potrebbe stravolgere completamente il concetto di urbanità e dell’abitare, deviando investimenti e progetti urbanocentrici verso località ad oggi considerate periferiche per iniziare a perseguire la visione degli Smart Village piuttosto che l’utopia delle Smart Cities”.
Ma cosa significa, veramente, Smart Village? “Una rete di villaggi futuristici che, unendo un contesto geografico e climatico privilegiato, qualità architettonica e tecnologia possono rilanciare interi territori attirando maestranze, giovani professionisti, con relative famiglie, e quindi imprese e investimenti”.
Questo ulteriore passaggio, però, non sarà così automatico e immediato, come tiene a precisare Francesco Roesler: “Tale rivoluzione non avverrà in tempi brevi o senza resistenze, in primis da parte degli stessi Governi, che auspicano un (improbabile) ritorno alla ‘normalità’ nella disperata impresa di sostentare un modello di crescita ormai già superato dove la Città è puramente un bene di consumo. Accettare il cambiamento, coglierne le immense opportunità e migliorare il modo in cui viviamo è invece la sfida che dobbiamo intraprendere”.
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