Per la mini Imu gli italiani pagheranno il 10% di quanto avrebbero speso se il tributo per la prima casa non fosse stato abolito. L’ha dichiarato il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni, con una frase cui i media hanno dato ampio risalto ma che andrebbe anche interpretata perché non si può prendere alla lettera. Il significato reale infatti è: il gettito per le casse pubbliche sarà del 10% rispetto a quello che avrebbe apportato nel 2013 l’Imu se fosse rimasta in vigore per l’abitazione principale. Il problema è che questo 10% non è a carico di tutti i contribuenti ma solo di quelli che si trovano nei circa 2500 comuni interessati dal provvedimento. Già questo fa capire che, essendo ridotta la platea dei pagatori, per raggiungere quel 10% è necessario che chi paga ci metta di più.
LE ALIQUOTE- Prendiamo ad esempio il caso di Milano. L’aliquota Imu per le abitazioni principali è stata fissata per il 2013 allo 0,6%. Con tutta probabilità né Palazzo Marino né le altre amministrazioni che hanno innalzato le aliquote pensavano di chiedere soldi ai cittadini/elettori ma semplicemente ritenevano che una volta abolita del tutto l’Imu sull’abitazione principale quell’aumento virtuale di aliquota servisse ad avere più soldi dallo Stato. Ipotizziamo il possessore milanese di una casa con rendita catastale da 1000 euro; nel 2012 aveva pagato 472 euro; per il 2013 l’imposta sarebbe salita a 808 euro, la mini Imu gli costerà 134,40 euro.
IL MINI CONGUAGLIO- Se facciamo il confronto percentuale con il 2012 si scopre che quel contribuente pagherà il 28,5%, mentre se il paragone lo facciamo con l’Imu teorica del 2013 si scende al 16,6%. E se si diminuisce la rendita sale il costo percentuale del miniconguaglio. Ad esempio sempre a Milano per una casa da 500 euro il conto 2012 sarebbe stato di 136 euro mentre la mini Imu è di 67,20 euro pari al 49,4% del costo pieno del tributo. Scendendo ancora un po’ arriviamo all’effetto paradosso: la mini Imu è più alta dell’imposta pagata a suo tempo. Su una casa da 300 euro ad esempio il conguaglio è di 40,32 euro contro lo zero pagato a dicembre 2012. Ma Milano è un caso limite, perché ha rendite catastali alte e ha deciso l’aumento massimo. A Roma, dove l’aliquota è dello 0,5%, il valore delle mini Imu è pressoché la metà rispetto a quello del capoluogo lombardo. Per le tabelle di questa pagina abbiamo calcolato sulla base dei valori catastali medi delle abitazioni rilevato dall’Agenzia delle Entrate, quale sarà il costo della mini Imu per immobili da 50,100 e 150 metri quadrati nei capoluoghi interessati dal provvedimento.
LA METRATURA - Cominciando dalle abitazioni di minore dimensione, in una ventina di capoluoghi non si pagherà nulla, mentre l’esborso medio più alto si registrerà a Milano, con oltre 70 euro, seguita da Torino, Genova e Siena. Nella lettura dei dati va però detto che qui è considerata un’abitazione di categoria A/2; nel capoluogo lombardo una casa della più modesta categoria A/3 pagherebbe per 50 metri 52 euro, a Roma ne basterebbero 33,57. Nella case da 100 metri quadrati in cinque città è necessario mettere in conto un esborso a doppia cifra, con Milano che raggiunge i 141 euro mentre nella Capitale ne bastano 71: il costo minore a Grosseto, con 15,63 euro, appena al di sopra del ticket minimo, fissato, salvo diversa de decisione comunale, a 12 euro. Se considerassimo abitazioni in classe A/3 a Milano si scenderebbe a 105 euro, a Roma a 67 euro.
Cresce infine significativamente il costo per le abitazioni da 150 metri: a Milano si arriva a 215,77 euro, Torino ne richiede 193, a Genova e Napoli servono oltre 170 euro mentre a Roma ne bastano 93.